Nell’ambito della XXIII edizione dell’evento “Piante e animali perduti”, che si terrà a Guastalla (RE) dal 28 al 29 settembre 2019, l’Associazione Italiana Razze Autoctone a Rischio di Estinzione (RARE), organizza il XVII Convegno annuale, che si terrà sempre a Guastalla (RE) sabato dalle 9:30 alle 13:30 presso il Palazzo Ducale.
RARE, nata nell’anno 2002, è la prima associazione italiana che persegue esclusivamente il fine di solidarietà sociale mediante tutela e valorizzazione dell’ambiente e della natura, con particolare riferimento alle razze autoctone di interesse zootecnico a limitata diffusione e a rischio di estinzione.
La giornata presentata e moderata da Daniele Bigi dell’Università di Bologna, già Presidente di RARE, vedrà confrontarsi numerosi esperti nazionali sul tema delle “Razze autoctone italiane e formaggi storici”.
Dopo i saluti di Roberto Zalambani, Presidente di UNAGA (Unione Nazionale Associazioni Giornalisti Agricoltura Alimentazione Ambiente Territorio Foreste Pesca Energie Rinnovabili) – FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), sarà dato il via al convegno che prevede la partecipazione di docenti universitari ed esperti nazionali del settore che relazioneranno su diversi temi.
Riccardo Fortina e Sonia Tassone dell’Università Torino, tratteranno le “Produzioni casearie tradizionali delle razze autoctone piemontesi”. Da Bra a Castelmagno, a Murazzano, a Roccaverano sono tanti i luoghi dove vengono prodotti formaggi DOP in Piemonte, regione dalle grandi tradizioni di allevamento e di produzione di formaggi. Accanto a quelli più noti a livello nazionale e internazionale, ci sono anche formaggi prodotti con il latte di razze a limitata diffusione, che oggi sono ancora poco noti, se non addirittura sconosciuti al di fuori del ristretto territorio di produzione. Uno di questi è, il Montebore, delle zone appenniniche della provincia di Alessandria: una vera reliquia, così come la razza dal cui latte viene prodotto, la Tortonese o Varzese, o Ottonese, a seconda del territorio di allevamento. Di tutt’altra origine e area di produzione è la Toma del Maccagno, che prende il nome dall’omonimo alpeggio biellese e, prodotta, con il latte della razza bovina autoctona Pezzata Rossa di Oropa. Il Maccagno era prodotto originariamente nelle valli a est di Biella, di seguito si diffuse in tutta la provincia. Era il formaggio preferito dalla regina Margherita di Savoia e da Quintino Sella, ministro del regno d’Italia e fondatore del Club Alpino Italiano.
Il medico veterinario Antonio Contessa di Foggia, affronterà l’argomento delle “Razze autoctone e i formaggi tipici del promontorio garganico”. L’allevamento allo stato brado e o semibrado, presente sull’intero territorio della provincia di Foggia e particolarmente nell’area del Gargano, si conferma quale territorio della provincia maggiormente interessato da questa attività zootecnica dove si allevano due importanti razze autoctone: il bovino Podolico e la capra Garganica. Da queste due razze si realizzano due importanti formaggi: il Caciocavallo Podolico e il Cacioricotta di capra Garganica. La maggiore produzione del Caciocavallo Podolico Garganico e del Cacioricotta, in determinati periodi dell’anno, ovvero, stagione primaverile e autunnale, è senz’altro legata al ciclo riproduttivo della razza bovina Podolica e, soprattutto, della razza caprina Garganica. Questi prodotti caseari caratterizzano il territorio e la sua gente; qualcuno dopo aver soggiornato in Puglia ha scritto – Il caciocavallo: “vanto e ricchezza delle Puglia, il migliore e forse l’unico tipo di formaggio possibile nelle condizioni in cui si svolge il caseificio meridionale, semplice nella fabbricazione, facile nella conservazione, non soggetto ad avarie con una quota di scarto minima o nulla, ottenibile in tutte le stagioni con mezzi semplici, poco costosi, poco ingombranti”.
Stefano Simonella dell’Università di Messina, interverrà sulle “Razze autoctone e formaggi tradizionali della Sicilia”. Razze autoctone e formaggi tradizionali sono un binomio strettamente interconnesso per la zootecnia in Sicilia, con diversi esempi di formaggi DOP tra cui la Provola dei Nebrodi, il Ragusano, il Piacentino Ennese, il Pecorino Siciliano, la Vastedda del Belice, ed altri importanti e storici in corso di riconoscimento, come il Maiorchino ed il caciocavallo palermitano. Storicamente elemento di valorizzazione e difesa delle razze autoctone dal cui latte venivano ottenuti, i formaggi tradizionali, i marchi DOP hanno rappresentato al meglio il legame tra questi prodotti ed il territorio di origine, oltre che il migliore modello di sviluppo per le aree rurali, anche quale elemento trainante per la tutela del patrimonio zootecnico autoctono.
Alessio Zanon medico veterinario, interverrà sulle “Produzioni casearie tradizionali per il recupero di razze bovine a rischio di estinzione”.
Floro De Nardo Presidente RARE, oltre a trarre le conclusioni della giornata, interverrà sui “Formaggi storici o tradizionalmente fabbricati della Calabria – La legge regionale 5/2004”. Da sempre, alla diversità zootecnica e geografica, si è sovrapposta un’altrettanta svariata e diversificata produzione di formaggi, espressione della civiltà di un Paese e/o di una regione. Il concetto di legame storico con il territorio e tradizione, che sta alla base della definizione della tipicità dei formaggi, si materializza inesorabilmente con la zona di origine, intesa come luogo nel quale, storicamente e culturalmente, si è instaurata una tradizione produttiva, che ha consentito la realizzazione di un determinato formaggio, incastrandosi, quindi, in quel variegato mosaico caseario proprio della zona d’origine. Nel susseguirsi delle epoche storiche, in Italia e, in Calabria in particolare, i formaggi sono assurti a simbolo e memoria storica della sua migliore tradizione civile, sociale e culturale. La regione Calabria con la legge regionale n°5/2004 recante “Norme per l’individuazione dei prodotti a base di latte ritenuti storici e/o tradizionalmente fabbricati”, ha inteso riconoscere ben 35 formaggi ritenuti storici e/o tradizionalmente fabbricati, che rischiavano di scomparire per via di alcune disposizioni previste dalla direttiva n° 92/46/CEE, che stabiliva alcune norme sanitarie per la produzione e la commercializzazione del latte e dei prodotti caseari, sebbene la UE, nel 1997 aveva emanato la Decisione n° 284, con la quale invitava gli Stati membri ad indicare i formaggi storici, ed i relativi processi che si volevano salvaguardare.
Il convegno, sarà l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte delle razze autoctone a rischio di estinzione in Italia.