di Stefano Folli, Direttore responsabile Ecoscienza, rivista di Arpae Emilia-Romagna, e www.arpae.it
Mai come oggi sembra che la questione della tutela dell’ambiente sia in primo piano: la transizione ecologica diventata quasi un mantra, l’enfatizzazione degli aspetti green nella presentazione dei prodotti e delle aziende, l’attenzione crescente all’impatto sulla salute dei problemi ambientali. Ma a ben guardare, la posta in gioco con le sfide ambientali odierne è talmente alta che l’attenzione comunicativa non può ancora essere ritenuta sufficiente. I rischi di non garantire condizioni di vita accettabili per gran parte della popolazione, di favorire nuove epidemie o pandemie, di avere – a causa dei cambiamenti climatici – eventi meteo estremi così frequenti da non permettere di adottare adeguate misure di adattamento e protezione sono così elevati che nessun impegno comunicativo può sembrare eccessivo.
Chi si occupa di comunicazione ambientale deve riuscire a gestire un difficile equilibrio tra diverse esigenze. In primo luogo, va considerata l’intrinseca complessità dei fenomeni riguardanti la sfera ambientale: si intrecciano considerazioni di carattere scientifico, economico, sociale e politico e dimenticare o tralasciare anche solo una di queste dimensioni rischia di inficiare qualsiasi discorso. La necessaria semplificazione, per far capire a tutti la posta in gioco e le possibilità di modificare la situazione, non deve tradursi in una banalizzazione che rischia di sminuire la validità del discorso. Per comunicatori, divulgatori scientifici, professionisti dell’informazione e green influencer la sfida è quanto mai attuale: veicolare i giusti contenuti, scegliere gli strumenti più adeguati, adottare le modalità e i toni più idonei sono tutte azioni che richiedono competenza, studio e dedizione.
I giornalisti in particolare hanno un ruolo chiave nel presentare dati, analisi e prospettive. L’inserimento di alcune indicazioni nel Testo unico deontologico rispetto all’informazione scientifica e sanitaria evidenzia la responsabilità degli operatori dell’informazione rispetto a temi delicati (evitare il sensazionalismo, dare conto delle diverse posizioni in campo, verificare con fonti qualificate le notizie) e la loro esigenza di una costante formazione.
Nell’offerta formativa per i giornalisti non possono perciò mancare momenti di approfondimento dedicati alle diverse tematiche ambientali. È importante per tutti, non solo per chi si occupa in primo luogo di ambiente, riuscire a orientarsi rispetto a dati e informazioni sempre più copiosi e rilevanti. Serve un confronto tra chi a livello tecnico e scientifico produce i dati ambientali e chi professionalmente si occupa di farli conoscere e capire a un pubblico più vasto. In questo modo si può avviare un dialogo che aiuti a tenere in considerazione le esigenze reciproche, prevenga possibili incomprensioni e interpretazioni non corrette e faccia crescere la cultura scientifica.
Anche per contribuire a questo obiettivo, Arpae Emilia-Romagna, insieme all’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, alla Fondazione OdG e in collaborazione con UNARGA-FNSI, ha organizzato due giornate di formazione sul tema “Conoscere e usare i dati ambientali” in cui alcuni tecnici impegnati quotidianamente nell’analisi e nell’interpretazione dei fenomeni ambientali presenteranno il loro lavoro nei più avanzati campi di ricerca: ambiente e salute, qualità dell’aria, cambiamenti climatici, mare, campi elettromagnetici.
Arpae continuerà anche in futuro a proporre altre iniziative per contribuire ad aumentare la consapevolezza e la competenza dei giornalisti.