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TERREMOTO: CORRISPONDENZA DALL’EMILIA DI ANDREA GUOLO

Il sisma in Emilia ha colpito l’area pelle. Capannoni crollati o inagibili, si riparte dalle tensostrutture. Appello: servono calzature estive e fondi per la ricostruzione. I casi Astarte, Loncar Due, William. Al presidente Napolitano: qui nessuno si piange addosso!

Andrea Guolo

Mirandola (Mo)

Modelleria in fondo a sinistra, amministrazione al centro, scrivania del “capo” a destra. Tutti sotto un tendone bianco, perché lo stabilimento “vero”, ricavato dal vecchio consorzio agrario della città, è lesionato e in parte crollato. Colpiti, certamente, ma non sconfitti. La volontà di Astarte, azienda mirandolese specializzata nella produzione di accessori naturali per la moda, è specchio della reazione allo sciame sismico che ha avuto come epicentro la Bassa modenese. <Non ci siamo mai fermati. Dopo la scossa abbiamo recuperato materiali e strumenti di prima necessità, trasferendoli a casa nostra, che per una settimana è stata adibita a fabbrica, uffici, mensa e dormitorio. Per fortuna ho un’abitazione grande, con una specie di palestra interna che si prestava a tal fine> racconta Nando Costa Zaccarelli, proprietario di Astarte. La prima forte scossa, di magnitudo 5.9, è stata registrata alle quattro del mattino di domenica 20 maggio. Due giorni dopo una ditta specializzata aveva già allestito la tensostruttura, dove l’azienda si sarebbe trasferita a fine settimana, il tempo di effettuare gli allacciamenti necessari (rete elettrica e telefonica). Per una settimana, in una Mirandola devastata dal terremoto, Astarte è stato l’unico cliente a consegnare campionari e merci alle società di spedizione operanti in città. I media in quel momento non avevano ancora compreso la gravità dei fatti, con oltre il 50% dei capannoni industriali già crollati o inagibili: la consapevolezza è arrivata con la seconda forte scossa, quella del martedì 29, che ha ulteriormente aggravato il bilancio di vittime e danni all’economia e al patrimonio artistico locale. <Da allora – racconta Zaccarelli – per ordinanza comunale non possiamo più metter piede nello stabilimento. In realtà, tra mille accortezze, se c’è bisogno un saltino in azienda lo facciamo>. Mentre il marito racconta, fa il suo ingresso in tensostruttura la moglie, trascinando quattro pesanti valigie: contengono il campionario della prossima stagione estiva, che si trovava proprio negli spazi esposti a pericolo di crollo. <Se mi fossi accorto non l’avrei fatta andare, ci avrei pensato io> la rimprovera, bonariamente, l’imprenditore.

Le immagini trasmesse dai telegiornali sui danni alle imprese delle zone terremotate riguardano prevalentemente i comparti biomedicale e agroalimentare. Anche l’area pelle è stata colpita. Astarte, che espone a Lineapelle e ha clienti importanti tra calzaturieri e pellettieri, è una realtà radicata nel tessuto economico locale. Non producendo internamente, distribuisce il lavoro tra due aziende conto terzi e decine di lavoranti a domicilio, abili signore che all’interno di garage o scantinati effettuano operazioni di precisione. Pure loro hanno dovuto abbandonare le case ma, come la ditta committente, non si sono mai fermate. <Stiamo portando il lavoro nei campi tendati, permettendo a queste donne di guadagnare qualcosa e di poter pensare ad altro. Per loro, colpite dal sisma, ma anche e soprattutto per quella gente che dipende da noi e che si trova a 14 mila chilometri di distanza, in Amazzonia o nelle Filippine, dove acquistiamo materie prime e semilavorati, e che senza i nostri ordini finirebbe per delinquere in qualche favelas, voglio lanciare un appello ai clienti: non fateci mancare il lavoro>.

Ripartire al più presto. È il pensiero fisso di un’altra azienda il cui stabilimento, pur avendo retto, non è agibile fin dalla prima scossa. Si tratta di Loncar Due, calzaturificio di Rovereto sulla Secchia che effettua la produzione in parte all’estero e in parte appoggiandosi a terzisti della provincia di Verona. La manovia naturalmente non è stata colpita, ma la sede amministrativa, logistica e stilistica è interdetta ai 15 lavoratori. Il titolare, Adriano Baraldi, sta girando in lungo e in largo per rimediare una sede provvisoria. <Abbiamo scorte, programmi e persone che intendono andare avanti. Dobbiamo quindi muoverci, affinché il ciclo non si interrompa> spiega. Ai clienti lancia un messaggio rassicurante. <Ci vediamo in fiera, tra qualche giorno, a Riva del Garda. Non lasceremo trapelare nulla, quel che abbiamo subìto lo terremo per noi. Saremo presenti, come sempre, per presentare in anteprima le collezioni della prossima stagione estiva>. Superata l’emergenza, Loncar Due vuole tornare a Rovereto, uno dei centri più colpiti dal sisma. <Speriamo soltanto che le scosse si esauriscano, perché solo allora potremo iniziare a pensare al dopo. Non le nascondo che, dopo la “botta” di ieri sera (il 5.1 di magnitudo del 3 giugno, ndr), siamo tutti terrorizzati>.

A una ventina di chilometri da Mirandola c’è Solara, raggiungibile attraverso una strada che lambisce Medolla e Cavezzo, epicentro dalla scossa del 29 maggio. Il panorama è desolante: casali distrutti, abitazioni scoperchiate con suppellettili in vista, prati trasformati in tendopoli, capannoni travolti. A Solara troviamo lo stabilimento del calzaturificio William, inagibile e abbandonato. Produce scarpe da uomo lavorate a mano, utilizza pellami esotici e vitelli di prima qualità, ha 150 anni di storia. Il titolare è Francesco Bastiglia, trent’anni fa prese in mano l’azienda dal padre Guglielmo e ora si trova di fronte alla sfida più difficile della sua vita. <Non le nascondo che è dura, faccio fatica a mantenere la razionalità necessaria. È un momento che non avrei mai voluto vivere. Mi hanno tolto anche l’acqua>. Non gli chiediamo altro, l’uomo è sfinito.

<In questa zona – dice Baraldi – una volta c’erano diversi calzaturifici, oggi siamo rimasti solo noi e William. C’è una discreta produzione di accessori per calzature e borse, e poi tanti cinturai. Credo che nessuno si possa dichiarare esente dai danni>.

Il sisma ha colpito Astarte in un momento cruciale dell’anno, nel pieno delle consegne dei campionari estivi – stagione da cui dipende il 65-70% del fatturato aziendale – e con la produzione invernale in esaurimento. Ai danni strutturali si sommano quelli derivanti dai blocchi logistici: Zaccarelli e collaboratori si sono dovuti arrangiare con le proprie auto. A sostenerli, oltre all’indole, la risposta dei clienti. <I più importanti – racconta Zaccarelli – ci hanno detto: “non vi abbandoneremo”. Conosciamo i tempi della moda, sappiamo perciò che riusciremo a stare in piedi soltanto se saremo propositivi, se riusciremo a dare garanzie e a non saltare nemmeno una stagione. Dipende esclusivamente da noi, e da quanto riusciremo a comunicare la nostra forza. Al presidente della Repubblica, che ha detto “basta piangersi addosso”, vorrei rispondere che qui nessuno si piange addosso! Nonostante tutto, continuiamo a lavorare con il sorriso, perché siamo forti e ottimisti. Preoccupati, certo, per quel che potrebbe accadere, ma attivi per ripartire anche attraverso la costruzione di reti locali, offendo spazi agibili a quelle imprese che non ne hanno a disposizione. Qui tutti sono pronti a darsi reciprocamente una mano>.

Zaccarelli chiude con un appello alle aziende del settore. <Abbiamo raccolto, attraverso i comitati operativi comunali (Coc), i generi di prima necessità, da acqua a cibo e biancheria. Ora c’è estrema urgenza di calzature estive: scarpe da ginnastica, sandali, ciabatte, infradito di tutte le numerate, da uomo donna e bambino. Servono inoltre fornelli e letti da campo, perché purtroppo il numero degli sfollati, con le ultime scosse, è in aumento. Chi fosse intenzionato ad aiutarci mi può contattare per mail (astarte@astartea.com), telefono (0535 25532) o fax (0535 25682); ogni offerta verrà girata ai Coc di competenza per le relative esigenze specifiche e saranno prese in considerazione e formalizzate solo con la lettera d’incarico che il donatore dovrà ricevere, per evitare disguidi e/o procedure fuori norma>.

E poi servono tanti soldi. Le amministrazioni comunali hanno le casse vuote e per affrontare i primi interventi, in attesa di Stato ed Europa (quando arriveranno…) si sono dovute indebitare. Conviene donare direttamente a loro, perché la gestione dei fondi è meno burocratica rispetto per esempio a quanto assicurano Protezione Civile nazionale e altri enti di assistenza. Gli Iban per effettuare un bonifico compaiono nelle home page dei siti internet dei Comuni stessi. Quello di Mirandola è IT87N0503466850000000005050, quello di Cavezzo IT52J0503466720000000032456.

Le imprese edili che si occuperanno della ricostruzione dei capannoni sono pronte per intervenire. I tempi però non saranno rapidi, ritiene Zaccarelli. <Temo che resteremo a lungo nelle tende… per fortuna la stagione è propizia, forse avremo caldo ma chi se ne frega! Speriamo di poter lavorare tutta l’estate per rimettere in sesto l’azienda entro l’autunno. Ciò che conta è che cessino le scosse>. E poi? <Resteremo qui, non abbiamo alcuna intenzione di trasferirci. Anni fa scegliemmo Mirandola, trasferendoci da Carpi, perché volevamo far crescere i nostri figli in un posto meraviglioso, dove si vive bene. Temo, purtroppo, che non potremo passeggiare per i prossimi anni nel nostro meraviglioso centro storico, l’esperienza di L’Aquila insegna. Ma tutti qui condividono lo stesso obiettivo: non possiamo e non vogliamo andarcene. Nessun altro luogo ci offrirebbe quell’energia positiva che ci permette di lavorare come sappiamo fare. Sarà forse provincialismo, ma questa è la nostra forza>.

(tratto da “LA CONCERIA”)

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