di Maurizio Orrù, segretario ARGA Sardegna
La tutela dell’ambiente è un fattore importante e trainante nell’animo e nelle aspettative dei sardi. Ma spesso, per molteplici fattori, questa considerazione, non è al centro della agenda politica regionale. Situazione che crea (e ha creato) problemi e malcontento assai diffusi tra la popolazione isolana. A tale riguardo illuminante è l’annosa problematica delle scorie nucleari in terra sarda.
La Sardegna ancora una volta, ribadisce il suo perentorio “No” alle scorie radioattive e nucleari. Questo giudizio netto e deciso è ribadito dal popolo sardo in occasione del Referendum consultivo che si svolse nei giorni del 15/16 del 2011, quando il 97% dei sardi si espresse contro la possibilità di realizzare un deposito di scorie nucleari. Prima ancora, nel 2003 il Consiglio regionale della Sardegna si preannunciava a favore di una legge regionale che vietava il transito e la permanenza di prodotti nucleari non prodotti nel territorio della Sardegna. Nel corso del tempo, molteplici le adesioni e i documenti politici prodotti dalle associazioni ambientaliste, partiti politici e movimenti, che hanno confermato la loro contrarietà allo stoccaggio radioattivo isolano. Questa preoccupazione nasceva all’indomani dell’individuazione di 14 siti, su 67 indicati nel territorio nazionale, per realizzazione del deposito unico di rifiuti nucleari in Sardegna. Infatti secondo l’autorevole parere del CNAPI (Carta nazionale delle Aree potenzialmente idonee) risultano interessate 4 aree della Provincia di Oristano e 10 nel Sud Sardegna. Secondo il parere del Presidente della Giunta regionale Christian Solinas: “L’intero territorio regionale appare non idoneo ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, sia per l’aggravio dei costi legati al trasporto via mare dei rifiuti stessi, che per i peculiari pericoli per l’ambiente marino e costiero, e per la popolazione, derivante da potenziali incidenti durante le fasi di trasporto e stoccaggio”. “La Sardegna – prosegue Solinas– ha fatto da sempre, generosamente, la sua parte quando si è trattato supportare la Nazione e di tollerare dei sacrifici in nome del bene comune del Paese. Sia sufficiente ricordare, in quanto dato obbiettivo, riscontrabile e manifestamente sproporzionato, che circa il 65% di tutto il territorio nazionale asservito a scopi militari si trova in Sardegna”. I sardi non vogliono diventare “la pattumiera del Mediterraneo,” ovvero una discarica di materiale altamente radioattivo ed inquinante fattore scatenante di malattie oncologiche. Sarebbe oltremodo penalizzante per la Sardegna, sede di possibile stoccaggio radioattivo, una minaccia per la propria vocazione turistica e ambientale, con una biodiversità unica al mondo, ed incompatibile con un deposito nucleare. “Ma la mobilitazione civile -dice ancora il Presidente Solinas– pacifica e democratica deve proseguire, interessando tutte le articolazioni della società sarda in una stagione di unità e di profonda coesione nel nome e per il bene della Sardegna”.
Politicamente la battaglia continua in tute le sedi istituzionali come i Ministeri, l’AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica), I sindacati, le Università, le Regioni, le Provincie ed i Comuni interessati dalle proposte di CNAPI. Attendiamo con ansia e trepidazione gli sviluppi ulteriori della vicenda.