di Maurizio Orrù, segretario ARGA Sardegna
La Regione Autonoma della Sardegna stimola ed incentiva la produzione del tartufo che può rappresentare un validissimo motore economico per le zone interne dell’isola.
I luoghi deputati per la produzione del tartufo sono incentrati tra Laconi, Nurallao e Villanovatulo, nei territori del Sarcidano, e nell’Alta Marmilla. La Regione Sarda ha deciso di istituire un tavolo tecnico della filiera del tartufo sardo, che sarà composto da rappresentanti nominati dalla Giunta regionale, dall’Agenzia Forestas, dal Corpo Forestale e dall’Associazione regionale Tartufai. Questo tubero potrebbe diventare, se valorizzato, una buona fonte di reddito aggiuntivo specialmente in molte aree dell’isola economicamente depresse. L’Assessore regionale della Difesa dell’Ambiente Gianni Lampis afferma che è necessario agire su alcune leve strategiche che consentano di programmare interventi, che ne consentano un utilizzo corretto e sostenibile. Nell’isola le varietà più diffuse del tartufo sono il Nero Pregiato (che arriva a maturazione nel periodo estivo), il Bianchetto (che arriva a maturazione in inverno e primavera), il Nero d’Inverno e il Nero Estivo o Scorzone. Il tartufo sardo è un prodotto assai versatile da un punto di vista culinario, che si abbina a molte varietà gastronomiche isolane, dai risotti, alle verdura e ai gelati. E’ necessario diffondere la cultura del tartufo attraverso un uso manuale della raccolta (troppi i cercatori improvvisati) e dell’ausilio dei cani particolarmente addestrati. Secondo l’Assessore Lampis è doveroso agire ed attivare alcune leve strategiche che consentano una programmazione della filiera del tartufo sardo, in modo da incrementare e diffondere la produzione e permettere una giusta promozione.
Infatti il tartufo sardo con le spiccate e riconosciute qualità organolettiche può aspirare a essere un prodotto che può (e deve) innalzare il fatturato commerciale della debole economia dell’isola.