di Ida Donati, ARGA Friuli Venezia Giulia
Si è parlato di organismi alieni all’ambiente italiano e forieri di gravi problemi per la biodiversità e per la fauna e flora autoctone in un’affollata riunione che si è tenuta all’Azienda vitivinicola Lorenzonetto, a Pertegada di Latisana (Ud).
Nel recente incontro, al quale hanno partecipato vitivinicoltori, direttori di riserve di caccia e pubblici amministratori della Riviera Friulana, è stato organizzato da ARGA FVG, l’Associazione regionale dei giornalisti agricoli, agroforestali ed agroalimentari, che fa parte della più grande UNAGA, il sodalizio della FNSI che riunisce le ARGA regionali in un unico coordinamento nazionale. Con l’introduzione di Carlo Morandini, presidente di ARGA FVG e consigliere nazionale UNAGA, organizzatore dell’iniziativa, e il breve intervento di saluto di Gian Paolo Girelli, Segretario generale di UNAGA, il tema è stato affrontato dal delegato per la cultura di ARGA Fvg, il giornalista Marco Buzziolo. Buzziolo, ha esordito evidenziando come la globalizzazione, accentuatasi fortissimamente a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso, abbia sì portato benefici, ma anche la distribuzione su territori ai quali erano prima sconosciuti di agenti patogeni di vario genere, sia sotto forma di microorganismi di varia natura, che di insetti che hanno un impatto pesantissimo sulle colture agricole da reddito.
Minatore delle palme, Farfallina dei gerani, Metcalfa pruinosa, Minatrice dell’ippocastano, Tarlo asiatico, Punteruolo rosso delle palme, Vespa del castagno, Xilella fastidiosa: sono soltanto alcuni degli esempi concreti di ‘alieni’ giunti da noi tramite l’importazione incontrollata di piante esotiche. A questi si è aggiunta l’importazione di animali, che invece costituiscono una minaccia costante per la fauna autoctona: Nutria, Ibis Sacro, Scoiattolo Grigo, Tartaruga acquatica, Gambero della Louisiana, sono altri esempi di specie faunistiche delle quali l‘Unione Europea, con una propria direttiva, ha imposto l’eradicazione. Purtroppo, ha sottolineato Marco Buzziolo, molti Stati, tra i quali l’Italia, che pur avendo ratificato i contenuti del documento europeo nulla hanno fatto per dare concretezza a tale disposizione. Così la situazione non solo si aggrava di giorno in giorno, ma anche l’Italia è ora sottoposta a Procedura d’infrazione con le possibili future sanzioni. Un’ignavia incomprensibile, ha soggiunto il relatore, che si rivela perfino di fronte a un pericolo immediato e devastante come la Peste Suina Africana, virus contenibile solo con provvedimenti drastici a carico della popolazione dei cinghiali, che ne sono i vettori principali. Il morbo, per cui non esiste cura o vaccino, è giunto da alcuni mesi in Italia con alcuni focolai in Piemonte e Liguria, ma per ora il fenomeno viene solo monitorato senza reali provvedimenti concreti, tanto che un altro focolaio si è presentato a Roma, dove questi suini selvatici hanno formato colonie che si addentrano perfino nella Città Eterna. Se la PSA raggiungerà i distretti della pregiata norcineria italiana metterà a terra tutta la filiera suinicola, con pesantissime conseguenze sia in termini di reddito agroalimentare, che di posti di lavoro.
“La pesante lentezza e le esitazioni delle pubbliche amministrazioni, a tal proposito – ha concluso Buzziolo – autorizzano le peggiori previsioni”. Nel suo intervento, Gabriele Cragnolini, presidente di Italia Nostra-sezione di Udine, ha ricordato come Marco Buzziolo abbia giustamente svelato, in modo anche provocatorio, le molte ipocrisie e leggerezza nel modo contemporaneo di rapportarsi all’ambiente, con particolare riferimento al pressoché ignorato tema delle specie esotiche invasive, grande minaccia alla biodiversità e alla stabilità dell’ecosistema. Sono cioè stati accennati, ha proseguito Cragnolini, i nuovi concetti entrati quest’anno nella Costituzione Italiana, nella prima, grande e storica modifica operata peraltro agli articoli fondamentali della Carta, che sembra andare proprio in senso ‘ambientalista’. Infatti, l’articolo 9 già comprendeva la tutela del paesaggio, dimostrando una grande sensibilità e lungimiranza dei costituenti. Norma, che ha dato priorità a una visione del territorio nella quale il paesaggio è la risultante delle dinamiche naturali, ma anche dei segni delle comunità umane. E grazie alla Convenzione Europea del Paesaggio (2000), è stato chiarito che la discriminante è la percezione che la collettività avverte, introducendo così un criterio democratico nella gestione del patrimonio paesaggistico. Effettivamente, i nuovi aspetti ora tutelati si sono affermati sul piano scientifico solo di recente: basti pensare che il concetto di biodiversità risale al 1988, e l’ecosistema è stato teorizzato nel 1935. Quindi, l’aggiornamento normativo e giurisprudenziale che potrà scaturire da queste innovazioni era senz’altro atteso. Si prevedono però, ha aggiunto, anche potenziali contrasti paesaggio/ambiente: ha senso, e nel territorio della Riviera Friulana ne abbiamo la prova, rivestire di fotovoltaico terre un tempo fertili e produttive, sconvolgendo un paesaggio frutto di una plurimillenaria presenza umana, per ottenere energia che abbiamo pagato con le maggiorazioni alle nostre bollette, con pannelli solari prodotti in Cina e con quale energia, se non con quella, inquinante del carbone?
Oppure contrasti ambiente/ambiente, come nel caso, ha ricordato Cragnolini, della diffusione dell’idroelettrico, la più collaudata delle fonti naturali di energia elettrica. Il giovane Aran Cosentino è dovuto scendere personalmente in campo per impedire la devastazione dei corsi d’acqua delle Valli del Natisone a causa di centraline con un discutibilissimo rendimento, con danni irreversibile per l’ecosistema e la biodiversità. “Si dovrà insomma alimentare il dibattito su questi temi – ha concluso Cragnolini – per mantenere un’adeguata capacità di giudizio al di là di facili slogan: è un diritto che spetta alle generazioni future, che hanno solo il torto di non poter votare per le nostre decisioni di oggi. Ha concluso il convegno il professor Giovanni Cargnello, copresidente dell’Accademia internazionale della Vite e del Vino e presidente di Eme,”International Group EcoMetaEthic4.1C”, il quale ha richiamato attraverso l’uditorio l’intero mondo rurale a favorire l’affermazione di una visione più olistica e multidisciplinare della gestione dell’ambiente. Con questo obiettivo, Cargnello ha finalizzato gli obiettivi della sua ricerca per definire uno schema, un protocollo, un algoritmo che definisca compiutamente il concetto di valorizzazione sostenibile del territorio. Un progetto guarda in avanti, vrso un concetto di meta-ricerca, per assicurare qualità nel contempo, a tutti i livelli e componenti della filiera del settore primario e non solo: dall’ambiente nel quale viviamo, alle produzioni, alla lavorazione dei terreni, perfino alla qualità e alle condizioni di lavoro di chi è occupato nel mondo rurale.
A conclusione una degustazione dei vini dell’Azienda ospite dell’iniziativa, Lorenzonetto Cav. Guido, presenti il fondatore Guido con la moglie Ornella, e i figli Marco e Mara. Un’azienda che si estende su una novantina di ettari di superficie, dei quali 50 destinati a vigneto, affermatasi grazie alla lungimiranza del fondatore, uno dei pionieri delle terre rivierasche.