Ambiente: Natura da vivere perché cambia ed evolve secondo dinamiche che vanno oltre la percezione del tempo dell’uomo
Raggiungere un luogo votato alla valorizzazione dell’ambiente naturale in un bosco ceduo che ha rilasciato al suolo un prezioso manto di foglie multicolori, e tinge il paesaggio di giallo brillante, ocra, rosso intenso. L’incipit autunnale ideale per raggiungere il sito di un corso che mira ad approfondire la comunicazione delle ‘ricchezze e delle bellezze della montagna per la sua valorizzazione’. Evento, che ha consentito di raccogliere elementi e spunti importanti, sia a livello formativo che come contributi alla ricerca, per poter comprendere il mondo nel quale viviamo. Poterne trasmettere le carature, e individuare le ipotesi per una corretta e completa fruizione. Senza distorsioni ideologiche, preconcetti, la presunzione di saper interpretare le dinamiche della natura sul nostro territorio, e per estensione, sul nostro pianeta. Il corso, che si è rivelato un seminario scientifico arricchito da contributi specialistici, è nato dalla collaborazione dell’Associazione regionale della stampa agricola, agroalimentare, dell’ambiente e territorio, e della sezione regionale di Italia Nostra, con l’Ordine dei giornalisti. Sede: il centro visite dell’Azienda faunistico venatoria Monterossa Candolini-D’Orlandi, a Pradis di Clauzetto (Pn). Il primo intervento, di Marco Buzziolo, già vicecaporedattore della Rai di Trieste, ha consentito di ripercorrere il rapporto tra l’uomo e la caccia, dalle origini, dal ritrovamento dei primi graffiti, ai giorni nostri. Un’attività in forte contrazione, visto che da un milione e 700 mila nel 1980, pari al 3 per cento della popolazione, i cacciatori si sono ridotti oggi a meno di 500 mila. Ma ha posto anche l’accento sul fatto che l’ambiente naturale che conosciamo, per esempio i boschi e le pinete, spesso non sono entità assolute e immutabili, e non rappresentano certo lo scenario, il paesaggio che vedevano gli antichi. Anche nella zona dove si è tenuto il corso, nella vicina Pielungo, dove c’è il Castello Ceconi, la pineta è tutta artificiale perché vi fu stata impiantata nell’800 per ridurre il rischio di frane e smottamenti. In altre zone, è frutto della riappropriazione da parte della natura di terreni abbandonati dall’uomo. Così come il fiume Stella, che originariamente presentava acque di risorgiva cristalline, che oggi non sono più tali. Il territorio, nel Friuli Venezia Giulia, è lavorato da millenni da parte dell’uomo. Che, anche allora, pur senza l’ausilio della tecnologia e del progresso innovativo, pensava come fa ai nostri giorni. Gli antichi realizzavano i castellieri, che si ritrovano in molte parti del Friuli, e disboscavano le aree circostanti per destinarle all’agricoltura. Mentre ai legionari romani reduci dalla guerra venivano assegnate le centurie, appezzamenti rettangolari che ancor oggi si riconoscono sul terreno volando sulle nostre pianure. Quindi, la terra è lavorata da sempre, anche le apparentemente antiche zone boscate, e secondo Buzziolo, chi parla oggi di natura incontaminata nella comunicazione giornalistica, inconsapevolmente, ma non per questo incolpevolmente, riferendosi a qualsiasi ambiente europeo con rare eccezioni, emette la cosiddetta ‘Fake news’. Che è una notizia infondata e non controllata. Mentre, ha aggiunto Buzziolo citando Lorenz, un noto naturalista, ‘a estinguere una specie non è il predatore che uccide, bensì il competitore’. Sul concetto di paesaggio si è poi soffermato Gabriele Cragnolini, referente per il Friuli Venezia Giulia di Italia Nostra, agronomo e forestale. Cragnolini, ha ricordato che per Italia Nostra, sodalizio ambientalista nato oltre trent’anni fa, il ‘paesaggio è il volto amato della Patria’. E se per il consumo del suolo, il Friuli Venezia Giulia è tra le regioni meno virtuose, per quanto attiene alla Superfice in metri quadrati delle aree artificiali, ovvero dei terreni dove il suolo è occupato, è al primo posto tra le regioni italiane. Questo dato è però determinato dal fatto che in una realtà di un milione e 200 mila abitanti, come il FVG, lo sviluppo verticale delle abitazioni e degli uffici è molto limitato. Inoltre, in 150 anni, cioè dall’unità d’Italia, nel nostro Paese sono stati persi 10 milioni di terreni agricoli. Ciò, nonostante dal 1948 la Costituzione della Repubblica Italiana tuteli il paesaggio: l’articolo 9 recita che la Costituzione ‘Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Mentre l’Unione europea, nella Convenzione europea del paesaggio, ricorda che esso ‘designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni’. Gianluigi D’Orlandi, agronomo, giornalista, amministratore, ha poi spiegato che cos’è un’azienda faunistico venatoria. Monterossa, alcune centinaia di ettari di superfice, originariamente era una cava di pietra, dalla quale si ricavavano i materiali per realizzare le scogliere nell’area veneziana. Oggi, con l’utilizzo di una foresteria allestita da D’Orlandi in un vecchio fabbricato abitativo, ed entro breve con la destinazione ad agriturismo di una casa già anticamente abitata situata nel bosco e in cima alla montagna, quest’area, che si è ripopolata di fauna selvatica, sarà destinata al turismo naturalistico e ambientale. L’azienda faunistico venatoria, opportunamente adeguata per favorire l’osservazione degli animali, si è ripopolato con varie specie, anche rare. Per questo, si presenta come un sito particolarmente attraente sotto il profilo naturalistico. Carlo Morandini, presidente di Arga FVG, presenti anche il Segretario generale nazionale dell’Unaga, Gian Paolo Girelli, e il vicepresidente regionale dell’Ordine dei giornalisti, Amos D’Antoni, il quale aveva introdotto i lavori, dopo che i relatori hanno risposto alle domande dei presenti, ha quindi tirato le fila della mattinata. Ricordando che in una società che cambia con velocità esponenziale, il giornalista deve essere sempre dubbioso. E verificare con scrupolo le proprie fonti. Perché svolge un ruolo molto importante per assicurare una corretta percezione delle problematiche ambientali del territorio e degli aspetti che caratterizzano il paesaggio e le sue carature. Ecco perché la formazione dei giornalisti è importante in questo settore, in quanto dal confronto con esperienze e valutazioni di altri colleghi, discende la capacità di apprezzare, conoscere, vagliare, difendere le bellezze della natura che spesso sono insite anche nei cambiamenti, ciclici, che nel tempo, da misurare ben oltre quello percettibile dall’uomo, hanno modificato l’aspetto e la vivibilità del nostro pianeta, ma anche del nostro territorio di prossimità. Si pensi alla Groenlandia: terra verde. Così chiamata dagli antichi perché evidentemente era ricoperta di vegetazione o foreste. Oggi è invasa dai ghiacci che si stanno sciogliendo… E’ seguita la visita al territorio dell’Azienda faunistico venatoria Monterossa. È stata raggiunta la limitrofa area carsica che è caratterizzata dalla presenza di rocce calcaree e di carbonato di calcio, permeabili alle acque, mentre nel sottosuolo vi sono grotte e cavità. Ma anche la sommità del Monterossa, sulla quale si trova l’edificio che sarà destinato ad accogliere gli agrituristi. E dalla quale si domina il paesaggio della pianura friulana, fino alla riviera e al mare.