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Il Canestrato di Moliterno ha ottenuto il marchio IGP dall’Unione Europea

Un traguardo atteso da anni. Il Canestrato di Moliterno dopo un lungo iter durato quasi dieci anni, ha ottenuto il riconoscimento igp (indicazione geografica protetta) da parte dell’Unione Europea. È dell’altro giorno la notizia dell’iscrizione del Canestrato di Moliterno nel registro dei prodotti Ue a marchio.

Una storia iniziata nel 2001, anno in cui nacque il Consorzio di tutela che avviò le pratiche con l’azienda sperimentale Bosco Galdo. Si chiama “Moliterno” il pecorino prodotto dal caseificio Central di Cagliari e da Auricchio Spa; nel 1984 le due aziende avevano registrato presso il Ministero il marchio d’azienda “Moltiterno”. Dopo venti anni, nel 2004, la Gazzetta Ufficiale pubblica finalmente l’istanza di riconoscimento dell’Igp per l’ultima fase della lavorazione del formaggio: la stagionatura deve avvenire nei tradizionali “fondaci” a Moliterno. Le uniche aziende che potranno usufruire del marchio saranno quelle che aderiscono al sistema di controllo Ismecert. La denominazione di Canestrato di Moliterno igp è solo del territorio di produzione.

Diversi i progetti di valorizzazione e commercializzazione collegati a questo prodotto: dal progetto integrato di filiera (Pif) al Programma operativo Val d’Agri. Il primo è un progetto di filiera territoriale candidato con i fondi del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2007-2013  e che prevede azioni di sistema per attivare virtuosi processi di “filiera” tra il mondo della produzione del latte, della trasformazione e della commercializzazione nell’ottica di una produzione di qualità e nell’organizzazione commerciale e di filiera dell’intero processo produttivo. Prevista, inoltre, la ristrutturazione dei fondaci, i caratteristici locali di stagionatura. Questi spazi serviranno sia come locali di stagionatura sia come vetrine commerciali ed espositive.

Inoltre, su un terreno nei pressi dell’area Pip Pantanelle, è prevista la realizzazione di un caseificio e di una piattaforma di commercializzazione.  E ancora, fondi destinati alla rintracciabilità del prodotto lungo la filiera e il miglioramento genetico delle razze. 

(Segnalato da Iranna De Meo, referente Basilicata per l’Arga Campania Calabria Basilicata)

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