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INFORMAZIONE E AMBIENTE: AD OLBIA, TEMPIO E PORTO CERVO LA CONVENTION UCSI E ARGA SARDEGNA. L’INTERVENTO DI MIMMO VITA, PRESIDENTE UNAGA

Il Presidente di UNAGA Mimmo Vita al convegno di UCSI e ARGA Sardegna

Il Presidente di UNAGA Mimmo Vita al convegno di UCSI e ARGA Sardegna

La professione giornalistica potrà avere un futuro solo attraverso la riscoperta della sua utilità sociale”. E’ il concetto principale espresso nella dichiarazione di Olbia che ha concluso la convention che i giornalisti cattolici sardi dell’Ucsi e dall’Arga Sardegna – con il patrocinio della Fondazione Banco di Sardegna – hanno tenuto ad Olbia, Tempio e Porto Cervo, a due anni dal drammatico ciclone Cleopatra che colpì la zona nel novembre 2013 e il fortunatamente meno disastroso ciclone Mediterraneo di qualche settimana fa.

Nell’occasione è stato discusso e approvato dall’Ucsi il documento finale su “Informazione e tutela dell’Ambiente”. “Noi giornalisti UCSI – si legge nella dichiarazione di Olbia – vogliamo dichiarare il nostro forte impegno a approfondire e realizzare questi obbiettivi nelle nostre scelte professionali, anche attraverso nuove iniziative di formazione, e ci impegniamo a fondo perché i nostri editori maturino le nostre stesse convinzioni: il futuro della informazione professionale sta nella sua utilità sociale e, in ultima analisi, nell’esercizio concreto e responsabile di una mediaetica, e non nella ulteriore esaltazione di modelli consumistici già ampiamente diffusi nelle pratiche della comunicazione. La professione giornalistica potrà avere un futuro solo attraverso la riscoperta della sua utilità sociale. I giornalisti devono maturare questa consapevolezza, impegnarsi a fondo reinventando il proprio ruolo al servizio delle comunità e imparare a far buon uso di tutti gli strumenti che le nuove tecnologie mettono a loro disposizione, che consentono di costruire con i propri lettori/spettatori un rapporto nuovo basato sulla fiducia e la credibilità. La tutela dell’ambiente è un tema privilegiato in questo percorso”.

L’intervento di Mimmo Vita, Presidente di UNAGA  —————————————————————————————

L’INFORMAZIONE AGRICOLA PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE:
“se non per amore, per interesse…”

Cari amici,

Da quando l’uomo ha “inventato” l’agricoltura, circa 10.000 anni fa, ha anche giocoforza iniziato a modificare il proprio ambiente vitale, mosso dalla necessità di procurare il cibo alla sua famiglia, alla sua comunità, e a se stesso.
Un processo di cui noi, esseri umani del secondo millennio, ben conosciamo le evidenti distorsioni negative che può comportare.

L’agricoltura è un’attività il cui significato va certamente oltre la produzione pura e semplice di generi alimentari. Ma durante l’intera catena produttiva si possono verificare processi con ripercussioni sull’ambiente naturale.
L’uso eccessivo di antiparassitari e di fertilizzanti, o pratiche inadatte di bonifica o irrigazione, come pure un alto grado di meccanizzazione orientata solamente all’incremento produttivo tout cour, con il rischio della semplificazione territoriale e dei paesaggi, o un utilizzo improprio della terra, possono portare, ed in taluni casi hanno portato, al degrado ambientale; oggi l’agricoltura contribuisce per il 35% alla produzione di gas climalteranti.

L’abbandono delle attività agricole può, d’altro canto, mettere a repentaglio il patrimonio ambientale nazionale e globale, con il rischio di far scomparire gli habitat seminaturali (è difficile per l’Italia, parlare di habitat naturali, intendendo con questo non modificati dall’uomo), e quindi la biodiversità ed il paesaggio ad essi correlati.

Un concetto fortemente ripetuto da Papa Francesco nella recente lettera enciclica Laudato si’, è quello espresso il secolo scorso da Barry Commoner ( Biologo ed ecologo, prof. di fisiologia vegetale all’univ. di Washington, uno dei pionieri nello studio delle interazioni tra virus e cellule delle piante):
«La prima legge dell’ecologia, affermava, è che ogni cosa è connessa con tutte le altre»: teniamolo a mente.

Infatti, «La terra in ragione della sua stessa fecondità e capacità di soddisfare i bisogni dell’uomo è il primo dono di Dio per il sostentamento della vita umana… ora la terra non dona i suoi frutti senza una peculiare risposta dell’uomo al dono di Dio, cioè senza il lavoro… E’ mediante il lavoro che l’uomo usando la sua intelligenza e la sua libertà riesce a dominarla e ne fa la sua dimora…» (Enciclica “Centesimus Annus” di S. Giovanni Paolo II, 1991)

L’agricoltura va dunque considerata come un’attività compatibile con l’ambiente ed esercitata, quindi, nel rispetto della fertilità dei suoli e delle potenzialità degli ecosistemi. Essa, fortunatamente ma lentamente, se visto con occhio globale, sta assumendo un ruolo sempre più attivo quale elemento chiave per il recupero e la conservazione dell’omeostasi generale, per la salubrità e la qualità dei prodotti agro-alimentari e la salvaguardia della capacità produttiva dei terreni in un’ottica di sostenibilità.

C’è quindi un ruolo dell’agricoltura e della connessa attività di gestione dei suoli da parte degli imprenditori del settore primario, agricoli e forestali, che è a questo punto indispensabile ad esempio – e siamo qui anche per questo, ce lo ricorda la cronaca tristissima di questi giorni > Campania, Sicilia, Calabria, Liguria, Sardegna, ma nessuna regione è esclusa -, per la salvaguardia idrogeologica del nostro difficile territorio nazionale.

In Europa è cresciuta sempre più la coscienza della società civile e dei consumatori in generale nei confronti del ruolo multifunzionale dell’agricoltura in virtù delle relazioni con la qualità degli alimenti, il rispetto dell’ambiente, la varietà e biodiversità territoriale e paesaggistica che gli agricoltori sono in grado di migliorare e tutelare.
Siamo all’interno di un dinamismo in cui vengono ricodificate non solo le stesse pratiche agricole ma soprattutto il loro ruolo nella società e quello dello stesso imprenditore agricolo…

«La gestione della terra da parte dell’uomo deve essere quindi principalmente orientata verso 3 obiettivi, sosteneva Ernst Friedrich Schumacher (filosofo ed economista tedesco): salute, bellezza e stabilità. Il quarto obiettivo, la produttività, sarà conseguito quasi come un sottoprodotto».

Vediamo come.
Il paesaggio agrario, ad esempio, ha un valore economico sempre più riconosciuto dalle comunità locali dei cittadini perché si integra con fenomeni molto interessanti di consumo critico e responsabile di prodotti del territorio, con esperienze di turismo e di enogastronomia che valorizzano tutto quanto è segno di qualità, di culture locali affascinanti, di sapori inconfondibili; ma al tempo stesso si sta affermando l’agricoltura sociale, quella di servizio a persone segnate da una qualche forma di fragilità. Ricordiamo le parole della Laudato si’, citate prima in relazione all’ambiente: “ogni cosa è connessa….”.

E’ palpabile una sensibilità sociale crescente verso i temi dell’alimentazione, o sarebbe meglio dire dell’agroalimentare e dell’enogastronomia, certamente anche grazie ad Expo; ma purtroppo registriamo pure una sensibilità decrescente verso l’agricoltura come quotidiano operare e gli agricoltori in quanto imprenditori e lavoratori; anche se sembra attivarsi, ma non ci sono dati statistici certi se non l’aumento degli studenti negli istituti agrari e nelle facoltà di agraria, un nuovo interesse dei giovani per la terra come sbocco professionale.

Tutto ciò considerato, dato anche lo scenario in movimento, la presenza fattiva di una comunicazione affidabile e di una categoria di informatori preparati, risulta decisivo. I giornalisti e gli operatori dell’informazione a 360 gradi, oggi bisogna ahimè dire così…., possono arrivare al pubblico con efficacia per spiegare quanto agricoltura e ambiente siano e saranno sempre più inscindibili; e soprattutto i giornalisti dell’informazione agricola, alimentare e ambientale, in prima fila i circa 400 iscritti ad UNAGA!

Sembra una tiritera, ma voglio ripeterla: questo per consentire a tutti gli operatori del settore primario, gli imprenditori, i formatori, i tecnici, gli stakeholders di area insomma, di avere un’informazione puntuale e tempestiva e migliorare la loro capacità di scelta dal punto di vista gestionale aziendale, specie sul versante della qualità e salubrità del prodotto.

Una curiosità. Il 7 luglio 1764 uscì a Venezia il primo numero del “Giornale d’Italia spettante alla scienza naturale e principalmente all’agricoltura, alle arti ed al commercio”, fondato da Francesco Griselini. Sull’onda delle nuove idee illuministiche, con le conseguenti istanze riformatrici, si affermò 250 anni fa un’industria editoriale che rese la città lagunare uno dei più importanti mercati di libri e giornali del secolo dei Lumi. Il rinnovato interesse per gli studi di agricoltura fu favorito dallo stesso governo veneziano (a buon intenditor….), che istituì la Deputazione all’Agricoltura. Il fine era ottenere suggerimenti che potessero migliorare le tecniche agricole e indirizzare il legislatore verso provvedimenti atti a incentivare l’economia dello Stato e a rendere “felici” i sudditi.

Ecco spiegato il senso del nostro lavoro. Il giornalismo agricolo ha una storia importante, con momenti di grande affermazione specie sino alla fine del secolo scorso. Per la Puglia, ad esempio, si parla, anche di venticinque testate agricole presenti sul territorio negli anni sessanta/settanta.

Le nuove tecnologie, l’affermazione di internet, han poi portato alla metamorfosi del giornalismo agricolo, che ha pagato come tutti e forse anche di più, l’evoluzione tecnologica, la disaffezione alla lettura, la crisi, con il carico della marginalizzazione dell’attività agricola virando così, o meglio sarebbe dire mutando la sua presenza una volta quotidiana o settimanale dai temi strettamente agrari, a quelli dell’energia, biotecnologie, enogastronomia, alimentazione, benessere, turismo e ristorazione.

Tra 20 anni sulla terra ci saranno 2 miliardi di persone in più che dovranno nutrirsi. L’attenzione che presteremo oggi ad un’agricoltura sostenibile, in grado cioè di utilizzare bene le risorse della terra (l’acqua, l’aria, la fertilità dei terreni) permetterà a chi verrà dopo di noi, i nostri figli, di usufruire delle risorse alimentari di cui noi stessi abbiamo goduto. Su questo punto la Laudato si’ è molto chiara e inequivocabile.

Da ciò si deduce quanto sia importante ricercare soluzioni innovative e sostenibili volte all’incremento della produzione alimentare, preservando allo stesso tempo le risorse naturali.

La domanda di generi alimentari su scala globale è destinata ad aumentare del 70% entro il 2050; è fondamentale quindi il ruolo che può giocare una corretta informazione sul tema dell’innovazione sostenibile in agricoltura, ragionando sulle possibili soluzioni concrete per la lotta alla fame nel mondo.
La FAO, che ha sede a Roma, e dove nel marzo scorso UNAGA è stata ospitata per il suo Consiglio Nazionale, ci ricorda che una persona su otto, ovvero circa 800 milioni, soffre la fame.

Che dobbiamo quindi fare allora noi giornalisti?
Molto semplice, scrivere, dobbiamo dire come stanno le cose, segnalare ciò che non va, nel mondo, in Italia; ma anche valorizzare il bene, chi lo fa, le eccellenze. Il Bel Paese ne ha tante, maestrie e bontà che sono anche all’Origine della nostra italianità, e che ci vengono costantemente “copiate con esproprio” all’estero; per questo scippo internazionale abbiamo anche coniato una specifica espressione, il cosiddetto “italian sounding”. Specie nell’enogastronomia, se “suona italiano” è buono e bello, e si vende!

Ma l’ “italian sounding” è anche un bene. E’ il riconoscimento intrinseco del nostro lavoro e delle nostre capacità. Abbiamo così esportato bellezza: nell’arte, nella moda, in cucina, certo, come nell’industria (le automobili, per dirne una) e nella ricerca. Un impegno che trova radici nelle tradizioni del nostro paese, nei mille campanili della nostra penisola, in oltre 2000 anni di storia.

Chi ha continuamente monitorato questa evoluzione, anche sociale, specie dal ‘900? Chi ha raccontato ciò che si celava e cela dietro questi macrofatti, fotografando la fatica dei singoli, la loro pervicacia, le gioie, le sconfitte, i dolori, le affermazioni… Noi giornalisti. “La terra è bassa”, dice il proverbio. Chi lo ha descritto, storie di famiglie, di donne e uomici, di fatica e gioia. Noi dell’UNAGA, che ci occupiamo del cosiddetto settore “primario”, che da oltre cinquant’anni seguiamo questa evoluzione, chinandoci verso il suolo, laddove tutto comincia ed ogni cosa trova il suo quid.

Ecco perché UNAGA ha voluto fortemente portare un contributo concreto, come operatori specializzati, a MilanoExpo 2015. Perché l’informazione non restasse fuori da una esposizione universale che analizzava ogni angolo del tema “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”, ma magari rischiando di sorvolare le questioni legate alla diffusione delle notizie, in un’era dove tutto è comunicazione e dove la “rete” domina la quotidianità globale, anche nei paesi in via di sviluppo.

Il “Memorandum d’intesa per una corretta Informazione Agroalimentare”, un po’ la Carta di Milano dell’informazione agroalimentare, è stata presentata all’Expo, nello stand del MIPAAF, lo scorso 21 settembre. E’ stata fatta propria oltre da UNAGA anche da IFAJ ed ENAJ (le organizzazioni mondiale e europea del giornalismo agricolo), e riconosciuta dal Ministro per l’Agricoltura Maurizio Martina, che ne ha pubblicamente sancito l’alto significato il giorno dopo, con un articolo ad hoc sul quotidiano l’Unità, non avendo potuto partecipare all’ultimo momento alla cerimonia del 21 Settembre.

Cosa dice questa “Carta”, che speriamo non vada ad alimentare la pila di buoni propositi di cui è zeppa l’ipocrisia anche di certo giornalismo…
Riporto solamente alcuni passaggi del documento:”… La stampa specializzata ha il dovere di fare informazione in modo corretto e di impegnarsi a denunciare le distorsioni che minacciano il sistema come le alterazioni alimentari, le contraffazioni, le truffe, con particolare riferimento all’Italian Sounding*….
Gli organismi di rappresentanza internazionali e nazionali dei giornalisti, insieme alle Istituzioni dei propri Paesi si impegnano a far crescere una generazione di giornalisti eticamente corretti, scientificamente documentati e impegnati nella costruzione di un’informazione in linea con gli obiettivi di Expo 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” e della comunità scientifica internazionale…
Più in generale questa Carta, riprendendo i concetti espressi dal Santo Padre nell’Enciclica “Laudato si’”, assume come elementi fondanti i passaggi relativi al clima come bene comune. Tra questi, “Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana”; il crescente e urgente ricorso alle energie rinnovabili per attenuare le conseguenze derivanti dal “Modello di sviluppo basato sull’uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale, molto inquinanti”; la promozione di un’economia che favorisca la diversificazione produttiva e la creatività imprenditoriale….”

Questi i contenuti salienti del “Memorandum” un segno speriamo forte alla categoria e non solo, per rimarcare l’impegno deontologico ad aiutare i lettori a prendere atto della realtà, non solo per le sue accezioni negative ma anche del “bello” e di quanto questo bello possa essere delicato. Papa Francesco nella Laudati sì ci esorta ad operare in questa direzione.

Un esempio molto eloquente è la fragilità del suolo, un tema sconosciuto ai più. Eppure questo strato superficiale, estremamente sottile, se visto dall’esterno del pianeta, assieme all’acqua ed all’aria, è la nostra fonte di vita. Si tratta di una risorsa estremamente limitata: possono essere necessari fino a 1000 anni per formare un cm. di suolo, come bene ci ricorda l’ONU, che ha indicato il 2015, quest’anno, come “l’Anno internazionale dei suoli”(AIS). Senza suolo non c’è agricoltura, dove c’è deserto c’è morte. E la desertificazione avanza. Il Worldwatch Institute ha stimato che ogni anno vengono persi 24 miliardi di tonnellate di strato superficiale del suolo. Questo fenomeno si verifica un po’ dovunque ma le zone più colpite sono le terre aride che costituiscono più di un terzo dell’intera superficie terrestre!

Secondo uno studio dell’Eni, che probabilmente oltre ad analizzare il sottosuolo analizza anche il suolo…, sebbene il problema della desertificazione colpisca fortemente l’Africa, esso non può essere confinato a questo continente, infatti:
• più del 30% delle terre degli Stati Uniti soffrono il problema
• l’America Latina e le Isole Caraibiche ne sono colpite per ¼ della loro estensione
• relativamente all’Europa, si registra in Spagna il rischio di desertificazione per circa 1/5 delle terre
• in Cina, dagli anni ’50 in poi, le terre desertiche sono aumentate a scapito di 700.000 ha di terreni agricoli, di 2.35 milioni di ha di pascoli, di 6.4 milioni di ha di foreste.

La FAO rimarca poi che il 95% del cibo viene prodotto direttamente o indirettamente dai nostri suoli; e per soddisfare la domanda di cibo, la produzione agricola deve aumentare, entro il 2050, del 60% a livello globale, e del 100% nei paesi in via di sviluppo; infine, una gestione sostenibile del suolo può permettere di produrre fino al 58% di cibo in più.

Quello della custodia della Terra è perciò, davvero, un grande tema, tanto da suscitare una Enciclica, nei confronti del quale anche il giornalismo di settore cerca di dare il suo contributo.

Ecco il ruolo che ha svolto e svolge UNAGA (storico Gruppo di Specializzazione della Federazione Nazionale della Stampa Italiana) in questi anni, allevando una classe di giornalisti competenti, che sappiano scrivere con cognizione di fatti tecnici, senza dimenticare l’impegno primo di un cronista, essere al servizio del lettore, cioè della verità, per il bene e la crescita di tutti.

Termino con due brevi considerazioni sul ruolo dell’Unione, significative perché credo coerenti con quanto finora affermato.

Molti sono stati in questi due anni i corsi che abbiamo promosso in collaborazione con i Consigli regionali dell’Ordine dei Giornalisti sui temi dell’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente, nel quadro dell’attività formativa obbligatoria per gli iscritti all’Ordine; a memoria ne ricordo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Lazio, Liguria, e così via, certamente ne dimentico molti, e devo dire sempre affollati e partecipati.

UNAGA (www.unaganews.org è il nostro sito) è interessata alla dimensione nazionale certo, ma è anch’essa “glocal”:
– locale, perché essendo la Unione delle Associazioni regionali dei giornalisti agro-alimentari e ambiente italiani (le ARGA) è presente in tutte le regioni italiane, con iniziative, eventi, attività formative;
– globale, in quanto rappresentante dell’Italia nei massimi organismi mondiale (IFAJ, International Federation of Agricolture Journalists) ed europeo (ENAJ, European Network of Agricolture Journalists).

Questo impegno continua, anche per interesse. Cosa intendo? Noi operiamo per favorire la crescita del primario italiano, un settore oggi più che mai strategico per il nostro paese; si pensi alle ormai riconosciute relazioni di ambiente e agricoltura, con il turismo, le bellezze culturali e rurali, l’enogastronomia. Quindi, se non per amore, per interesse!

Mimmo Vita
Presidente Nazionale UNAGA

Tempio Pausania, 17.10.2015

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