Campania, Calabria e Basilicata, tra le regioni pronte a difendere i loro prodotti, protestano per il silenzio dell’Ue.
Le loro manifestazioni e le modalità sono state descritte dai colleghi:
– Nicola RIVIECCIO, Campania,
– Claudio VENDITTI, Calabria,
– Iranna DE MEO, Basilicata,
e riportate nelle rubriche del sito www.argacampania.it
LA NOTA DI GIANPAOLO NECCO*
La mobilitazione di massa di coltivatori e allevatori, riuniti dalle stesse problematiche nella Coldiretti Nazionale, è un passo importante per tutelare i nostri prodotti agroalimentari e al tempo stesso un segnale da non sottovalutare sulla sorte della nostra agricoltura.
Da anni le Arga italiane, e con loro l’Unaga (Unione delle Arga), evidenziano, attraverso gli articoli dei giornalisti associati, come i comparti agricoli stiano subendo un lento ed inesorabile declino che l’Unione Europea sino ad oggi non ha saputo né leggere per individuarne le cause, né attivarsi per risalire una china che sembra inclinarsi sempre più a danno di quanti lavorano nel settore che è vitale per le tutte popolazioni italiane e non solo.
Quello che, nell’immediato dopo guerra, era considerato insieme alla nascente macchina industriale per la ricostruzione, un settore primario per lo sviluppo economico del Paese, col passare degli anni è diventato la cenerentola dei settori produttivi e oggi, cioè nel momento che può ridiventare volano per la ripresa della nostra economia, ecco che ci si accorge che alle spalle dei prodotti italiani si sono create vere e proprie holding del falso Made in Italy.
E la mozzarella-Avatar, (blu), non è che uno degli ultimi aspetti emergenti di un sistema che ha puntato a demolire la filiera italiana con prodotti falsi e dannosi per la salute e per le tasche di agricoltori e allevatori.
Non c’è settore dell’agricoltura, infatti, che in questi ultimi decenni non sia stato danneggiato da falsi, contraffazioni e manipolazioni più o meno occulte: il pomodoro cinese; il latte fresco e in polvere, quello per i bambini poi a prezzi insostenibilmente alti mentre agli allevatori si davano (e ancora si danno) pochi cent. Le multe per le quote latte ad allevatori che figuravano compensati con cifre incredibili, in quanto possessori di centinaia di mucche. Tutto falso: è stato dimostrato che mediamente possedevano 20 mucche per allevamento e solo qualcuno arrivava sotto gli 80 capi; quei soldi non li hanno mai presi, e ancora si cercano i responsabili di falsi, furti e occultamenti.
E poi le assurde e fraudolente scoperte agroalimentari cui hanno fatto da contrappeso le illogiche decisoni Ue: la mozzarella blu, l’aranciata senza arance, la cioccolata senza cioccolata, le sostanze estrogene nelle botti per aggiustare il vino; l’olio estero spacciato per italiano, vino australiano per italiano e con marchi famosissimi; prosciutti e salumi che vengono portati sul mercato sempre con la fascia di prodotti italiani, mentre erano altri i paesi dove si confezionavano. Persino prodotti freschi dell’ortofrutta portati coi tir-congelatori da paesi del Mediterraneo, ancora oggi vengono contrabbandati col Made in Italy.
I giornalisti delle Arga queste storie le hanno raccontate per anni sui loro organi di informazione e replicate sui siti delle stesse Arga di appartenenza. E continueranno a farlo. La denuncia continua resta la nostra unica e convincente arma per far svegliare dai sonni oziosi chi è preposto ad agire a tutela del comparto agroalimentare italiano: a Bruxelles come a Roma, nelle Regioni come nelle Province e Comuni. La svolta radicale e per ora ancora indolore (pagherebbero solo i mistificatori) è l’ultima possibilità per uscire dalla crisi: oggi finalmente la mobilitazione contro l’Europa che sente ma non ascolta e non fa.
Eppure in quel Parlamento ci sono anche i rappresentanti dei danneggiati, gli euroitaliani. C’è da sperare che finalmente si stacchino da colleghi(!) che hanno in mente solo il profitto a qualunque costo, e la smettano di pensare che tanto l’Italia si salva da sé! Gli stimoli per risalire la china ci sono, e spero che gli eurodeputati l’abbiano capito che è ora di smettere con la politica dello struzzo, mettendosi più dalla parte dei colpiti che di chi colpisce, e ripagare i produttori e coltivatori italiani dei torti subiti. Lo impongono le vicissitudini economiche del nostro Paese, lo impone la salvezza del nostro comparto agricolo che, a ben vedere e avvertendo tutt’ intorno le paure che attanagliano tanti altri comparti, resta l’unico che può aiutare gli italiani ad uscire dalla crisi che non è solo economica ma soprattutto di coraggio per lo sviluppo.
*Consigliere Nazionale Unaga per l’Arga Campania-Calabria-Basilicata “Francesco Landolfo”.