di Carlo Morandini, Presidente Arga Friuli Venezia Giulia
È un pezzo di quelli che un giornalista non vorrebbe mai scrivere, perché traccia il ricordo di un collega, di un maestro, di un vicino di casa discreto ma sempre presente e amico, appassionato, nei momenti di relax, del mare. Sostenitore da sempre dell’attività di ARGA FVG, poi dell’idea della Riviera friulana, ha trasmesso al mondo dell’informazione la ricetta di un percorso giornalistico esemplare, che non ha mai voluto debordare dal ruolo e dal suo stile di comunicazione, schietto, rispettoso delle tradizioni e delle identità, del sentire della comunità dove stava operando, ma sempre innovativo. Un modello del mestiere di giornalista, cavalcato fino alla fine per imprimere il suo pensiero su una macchina da scrivere tradizionale, la Olivetti Lettera 22, e dare al ritmo del picchiettare deciso ma allo stesso tempo gentile su quei tasti il compito di rendere armonica una notizia, spesso graffiante perché vista attraverso la lente d’ingrandimento attenta ma equilibrata del buon padre di famiglia, vestita, da editorialista, da ‘Noterelle del nostro tempo’. Questo lo stile, replicato nel ruolo di direttore di quotidiano dal fratello Luigi, scomparso nei giorni scorsi, e dal figlio Ario, uno stile di famiglia che contraddistingue anche i figli Luca e Cecilia, con il quale Sergio Gervasutti ha saputo conquistare i lettori in realtà differenti con problematiche e carature forse anche diametralmente opposte. Spesso accomunate dall’elemento acqua che amava, dallo Ionio all’Alto Adriatico, al fiume Stella che raggiungeva con sempre rinnovata curiosità: dal Veneto socializzante, costruttivo ma brioso, con il Gazzettino del quale è stato anche vicedirettore, a Como, realtà lacuale dal passato letterario ma profondamente legata all’economia lombarda, dove ha diretto La Provincia di Como, al suo Friuli, per arrivare alla guida del Messaggero Veneto a dare il cambio, quasi inaspettatamente, per scelta dell’Editore, al Direttore storico della testata udinese, Vittorino Meloni, cioè colui che creò il primo quotidiano italiano stampato a colori con le tecniche offset e la prima copertina con foto a colori. Proprio nel Messaggero ha potuto da subito dare sfogo all’amore per la terra che lo ha generato, il suo Friuli. Ha voluto e saputo trasformare il quotidiano friulano per contenuti, stile, quell’armonicità che sarebbe piaciuta ai lettori dei paesini più sperduti della montagna, come al mondo dell’economia e della politica. Personalmente, i ricordi più vivi di Sergio risalgono a quando, da collaboratore del Messaggero Veneto, ho potuto ampliare alcuni settori e rubriche, sempre attinenti alla valorizzazione di quel territorio che ha sempre avuto nel cuore. Così com’era attento alle attività dell’Arga FVG, l’Associazione regionale della stampa agricola, agroalimentare, dell’ambiente e territorio, che ho guidato e guido avendone ereditato l’imprimatur da Piero Villotta, e all’origine del mestiere da Claudio Cojutti. E seguiva da vicino l’affermazione dell’idea della Riviera friulana che aveva condiviso fin dalla pubblicazione del mio libro. Era proprio quel ‘territorio’ che lo affascinava. Non pago di avere avuto i natali a Palmanova, la città stellata custode di un vissuto austroungarico e napoleonico delle nostre terre, Sergio Gervasutti sentiva costante l’attrazione verso le pulsazioni del territorio, in particolare di quello rivierasco. Come l’amico e collega della Rai, Isi Benini, che lo aveva preceduto per alcuni mesi al Messaggero, e che pure io ho avuto come Direttore, prendeva ossigeno per l’informazione dalle energie che il territorio sa emanare per dare vita ad attività, iniziative, eventi, forme di coesione e di divulgazione insostituibili e che ogni buon giornalista deve saper cogliere per trasmettere l’essenza delle cose, del divenire, delle identità che sono la vera energia di una comunità. Tra i tanti riconoscimenti alla carriera, al ruolo, alle capacità di sintesi dei momenti chiave della vita locale e nazionale, avevo avuto il piacere di consegnargli, assieme ai vertici di Assoenologi e dell’Unione cuochi, a capo di ARGA FVG, il premio Carati d’autore, che viene assegnato ai personaggi benemeriti delle rispettive categorie professionali. E proprio lo scorso autunno avevo avuto l’onore di premiare uno dei suoi ultimi scritti: il ricordo del collega e amico Isi Benini. Assegnandogli il premio Isi Benini Città di Udine per avere redatto non il classico ‘coccodrillo’ cronistico dedicato a chi non c’è più, ma avere trasmesso ancora una volta un ritratto vivo di un personaggio che come lui ha voluto e saputo dare tanto al Friuli. Ancora una volta si è dimostrato un maestro nel mediare tra lo stile giornalistico schietto, preciso, da grande cronista qual’è sempre stato anche nel mondo dello sport con la sua amata Udinese, e la plasticità del racconto letterario sostenuto dalla sua grande cultura. Ci mancherà, mancherà anche ad ARGA FVG e all’Associazione culturale La Riviera friulana, il placet rassicurante sulle tante idee che gli avevamo sottoposto. Ma anche la certezza di poter avere un riscontro qualificante su idee, progetti, ipotesi e valutazioni.