di Luana Spernanzoni, Presidente ARGA Marche
La gestione economica e la vita nei territori delle zone interne non è per niente facile. E soprattutto, nelle aree interne colpite dal Sisma del 2016, è tangibile. Visibile. Durante i giorni feriali non c’è nessuno.
Borghi deserti, case disabitate. Anche nelle regioni che negli anni ’50 si chiamavano “l’osso d’Italia“ lo spopolamento è una realtà. I paesi situati nelle terre dell’osso, zone marginali dove la realtà produttiva è data da agricoltura e allevamenti che determinano un’economia povera, da anni devono far fronte all’abbandono, all’invecchiamento della popolazione, alla carenza di occupazione, alla mancanza di infrastrutture e di servizi. A dare Il colpo fatale ci ha pensato nel 2016 il terremoto che oltre alle Marche ha colpito Lazio, Umbria e Abruzzo. Nelle Marche per fortuna il silenzio è rotto dal vociare e dal rumore dei cantieri, la ricostruzione è finalmente partita. Al tempo stesso ci si domanda chi abiterà ancora nelle case che verranno ricostruite. Chi vivrà nelle aree interne e soprattutto ci saranno agricoltori “custodi” a mantenere, curare luoghi bellissimi, borghi incantevoli ma spopolati? Uno scenario articolato a cui non è possibile dare risposte semplici. Una risposta attesa la daranno due impianti che prenderanno vita nel 2024 nei Monti Sibillini, che abbracciano per l’appunto sia la provincia di Macerata che quella di Ascoli Piceno, e che animeranno la gestione ambientale ed economica del territorio. Si concretizzano finalmente due realtà di cui c’è urgente necessità. Si perché i boschi che ricoprono, magnificamente le montagne, necessitano di essere governati, gestiti non abbandonati. Se i boschi dello Stivale sono all’incirca 12milioni di ettari, il bosco copre circa il 37% della superficie territoriale nazionale. Una risorsa dunque, con funzione ambientale e paesaggistica, ma anche economica e occupazionale. I due impianti produrranno pellet e carbone vegetale di qualità e soprattutto in filiera corta. Ricordiamo che il pellet è un combustibile ricavato dal legno vergine, spesso ottenuto da scarti di lavorazione, tal volta dal tronco intero. Può essere definito come “biocombustibile”, generalmente ha la forma di piccoli cilindri. L’uso domestico è sempre più diffuso e il pellet arde in stufe, camini e bruciatori. L’impianto nel maceratese verrà realizzato nell’Unione Montana Monti Azzurri mentre quello ascolano verrà alla luce all’interno dell’Unione Montana Tronto-Valfluvione. Determinante è stato l’apporto del Presidente della Comunità Montana Monti Azzurri Gianpiero Feliciotti che ha visto in questo progetto un’opportunità concreta di valorizzazione delle risorse boschive del territorio. A creare occupazione sono coinvolte le società agricole forestali chiamate a gestire il taglio dei boschi e il conferimento del materiale. Spesso le ramaglie vengono lasciate a terra e non asportate al di fuori del bosco forestali restando a marcire nel sottobosco con grossi rischi di incendio, di interruzione di strade sentieri oppure finiscono in discarica con costi di smaltimento notevoli a carico degli enti locali e quindi della collettività. Dunque quelle che erano problematiche e costi, diventeranno pellet ovvero energia/ combustibile rinnovabile animando territori oggi poco popolati e fornendo occasione di lavoro. Non solo. Ramaglie e corteccia vengono ridotte, in assenza di ossigeno, in carbone vegetale che può venire usato come “ammendante agricolo” perché ha potere di trattenere acqua nel terreno. Sembrano prospettive avvenieristiche eppure il CREA (ente di ricerca dedicato alla ricerca agricola e forestali e l’analisi dell’economia agraria) sta lavorando e si intravedono già con interessanti prospettive per il loro utilizzo. Entrambi gli impianti sono finanziati con fondi “Aree sisma PNRR”, all’interno del progetto “Next Appennino”. L’obiettivo di questo progetto, partito nel 2022 grazie alla collaborazione tra Agrisviluppo srl in particolare nella persona di Luigi Masnari, e le aziende lombarde Groupen e Agrimeccanica, sarà quello di produrre combustibile rinnovabile a zero emissioni di CO2 ma anche un pool di imprese e soggetti pubblici e privati coinvolti nel progetto. Gli impianti gemelli produrranno energia pulita, un modello di economia sostenibile che contribuisce localmente alla gestione dei boschi con l’utilizzo di pellet da scarti del legno. Come si procederà? Con l’insediamento degli impianti dove è reperibile il legname da boschi e foreste, entro un raggio di 75 km dal sito produttivo. Non solo.
L’ obiettivo è portare la transizione energetica nelle aree interne del nostro Paese grazie all’uso sostenibile delle biomasse legnose da boschi e foreste e la produzione di energie rinnovabili presenti in quantità importanti in queste aree. Un primo passo verso la riscoperta dell’economia del bosco. E per la ripresa della vita nelle aree interne.