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Nel contesto del PNRR a Roma, nella prestigiosa cornice di Montecitorio il 23 novembre prossimo alle ore 11:00 verrà illustrato l’ “Appello per la riconversione ecologica dei territori”. Obiettivo dell’incontro-conferenza stampa è di fare incontrare i media con i firmatari e la politica per dare concretezza ai postulati e alle proposte del documento. UNAGA, anche a nome delle ARGA, è firmataria dell’Appello ma si sta impegnando anche a promuoverlo attraverso i tanti mezzi di informazione degli associati. Per salvare il nostro pianeta dalla pandemia virale e ambientale serve un rivoluzionario cambiamento di rotta dei nostri stili di vita e in particolare nel mondo dell’edilizia in termini di durabilità, economicità, ecologia, autosufficienza energetica e programmazione strutturale. L’Appello si inserisce nella lunga serie di attività divulgative, progettuali ed editoriali della Fondazione di Bioarchitettura finalizzate alla sensibilizzazione e all’attuazione di iniziative concrete che contribuiscano ad innescare un processo di transizione resiliente del Paese. L’ “Appello per la riconversione ecologica dei territori” – diffuso da “Le Carré Bleu, feuille internationale d’architecture” con l’ ”instant magazine luglio 2021” francese/inglese/italiano e da “Bioarchitettura/Abitare la terra” sul n. 129 e redatto in collaborazione la Fondazione Italiana per la Bioarchitettura e altri 12 soggetti di rilevanza nazionale e internazionale, tra i quali l’ UNAGA, è teso a definire una strategia di azione mirata a favorire la capacità di adattamento del territorio nazionale alle ormai inevitabili conseguenze dei cambiamenti climatici. L’incontro vuole essere un momento di confronto su questi temi in un tempo di svolta in cui il termine “ecologia” risuona nei discorsi politici ed economici più come uno slogan, che come un’intenzione concreta basata reali contenuti. Parteciperanno i rappresentanti delle organizzazioni firmatarie dell’Appello: Le Carré Bleu, feuille internationale d’architecture; Fondazione Italiana di Bioarchitettura e Antropizzazione Sostenibile dell’Ambiente; Università La Sapienza Roma – Prorettorato alla Sostenibilità; CNAPPC – Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori; IN-Arch Istituto Nazionale di Architettura; Greenaccord Onlus; Alleanza per il Clima; AzzeroCO2; Legambiente; Italian Institute for the Future; Civilizzare l’Urbano ETS; UNAGA; OICE; AIQUAV – Associazione Italiana per la Qualità della Vita Sono previsti gli interventi di: Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica – Massimo Sessa, Presidente Consiglio Superiore LLPP – Manfred Schullian, Onorevole – Gilberto Dialuce, Presidente ENEA – Sabrina Alfonsi, Assessore all’Ambiente e all’Agricoltura del Comune di Roma – Franco Gallerano, docente del Dipartimento di ingegneria dell’Università La Sapienza – Giorgio Parisi, premio Nobel 2021 per la fisica – Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola. La Fondazione Italiana per la Bioarchitettura® e l’Antropizzazione Sostenibile dell’Ambiente, con sede a Firenze, Roma e Bolzano e delegazioni in tutte le regioni italiane, già ente terzo di formazione riconosciuto dal MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) e dal CNAPPC (Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori), dal 2012 è impegnata nella diffusione delle tematiche della Bioarchitettura. La Fondazione Italiana per la Bioarchitettura®, da anni opera nell’analisi degli effetti delle emissioni di CO2 da consumi energetici e nello studio delle misure di contenimento in ambito architettonico e urbano. Dopo il successo dell’anno scorso, una seconda edizione dell’Italian Journalism Award on Food Innovation and Sustainability – promosso da EIT Food in collaborazione con UNAGA e il Future Food Institute – premierà quei giornalisti che si sono distinti nella (buona) comunicazione dei sistemi agroalimentari tra innovazione tecnologica e della sostenibilità ambientale. Il Presidente di Unaga Roberto Zalambani ha fatto parte della Giuria. I vincitori del Premio saranno annunciati durante la cerimonia che si terrà il 18 novembre 2021 alle ore 11.00 presso il Castello dei Principi Capano di Pollica (SA), dal 2010 sede del Centro Studi Dieta Mediterranea “Angelo Vassallo” – atto a elaborare politiche di divulgazione della Dieta Mediterranea come stile di vita buono per l’Uomo e per l’Ambiente – e, da giugno, sede del Paideia Campus, living lab sperimentale a cura del Future Food Institute per accelerare la transizione verso la rigenerazione ecologica integrale. La cerimonia, alla quale parteciperà per Unaga la consigliera nazionale Antonella Monaco, dirigente FNSI e ARGA Campania, sarà inserita all’interno di una settimana di celebrazioni per il riconoscimento della Dieta Mediterranea a Patrimonio dell’Umanità UNESCO, che sfociano nella VI Settimana della Cucina Italiana nel Mondo – coordinata dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Esteri italiano che verterà su “Tradizione e prospettive della cucina italiana: consapevolezza e valorizzazione della sostenibilità alimentare”. La strada per la transizione ecologica è tracciata e passa da Rimini, dove si sono chiusi il 29 ottobre 2021, con risultati ben oltre le più rosee previsioni Ecomondo e Key Energy, i due saloni dedicati all’economia circolare e alle energie rinnovabili di Italian Exhibition Group e che negli ultimi dieci anni hanno visto una presenza attiva della stampa specializzata rappresentata da UNAGA e dalle ARGA. Quasi l’85% di presenze rispetto all’ultima edizione pre-covid, più di 1.080 marchi presenti a tutto quartiere per il 90% della superficie, 500 ore di convegni e seminari, con il decennale degli Stati Generali della Green Economy, sono i numeri che confermano che la spinta alla transizione ecologica passa anche dalle due storiche manifestazioni di Rimini. Luogo di confronto e soprattutto business per una comunità di imprese, istituzioni, enti e organizzazioni che nei saloni di Rimini si sono confrontati sulle tematiche oggi al centro delle agende di tutti i governi, e legate in particolare alle opportunità connesse all’avvio del PNRR alla vigilia di un appuntamento politico fondamentale come la COP26 di Glasgow. Importante e qualificata, inoltre, la partecipazione governativa italiana, così come l’egida della Commissione europea, a rimarcare l’importanza che queste manifestazioni hanno assunto negli anni come punto di riferimento sia nell’area del Mediterraneo sia per istituzioni di primo livello europeo per policy e ricerca ed innovazione nei settori indicati. Con gli eventi di Ecomondo – curati dal Comitato scientifico presieduto dal professor Fabio Fava – è stata condotta un’analisi puntuale sul tema della rigenerazione dell’ambiente, in linea con le raccomandazioni del Green Deal europeo. Nella Piana di Catania è in corso la stima degli agrumeti danneggiati, saranno ripristinati. Nel frattempo cresce la domanda di arance, ricercate soprattutto quelle con buccia edibile e le varietà a polpa rossa. L’Uragano Mediterraneo ha colpito la Sicilia Orientale, è una minaccia per i raccolti, ha già distrutto nuovi impianti. Il monitoraggio nelle zone agrumetate della Piana di Catania è continuo. Servirà almeno una settimana di tregua per stimare i danni, ma si intende recuperare a pieno l’andamento produttivo. “È stata una esondazione continua – racconta Nello Alba, Amministratore Delegato Oranfrizer – Siamo stati da subito impegnati a cooperare per il soccorso di mezzi e persone in difficoltà che, durante i momenti più acuti del nubifragio, hanno potuto mettersi in sicurezza nei nostri spazi. Stiamo ospitando la Protezione Civile, la Croce Rossa e i Vigili del Fuoco offrendo servizi ed energia elettrica. Circa quattro ettari di impianti produttivi sono stati completamente distrutti da fiumi in piena. Il volume più imponente rimane disponibile ma ogni ora di pioggia adesso è un problema. Attendiamo che venga dichiarato lo stato di calamità, e auspichiamo che, stavolta, vengano garantite le complete misure di ristoro e in tempi brevi. Gli agricoltori siciliani hanno già subìto l’alluvione del 2018, l’80% delle risorse a copertura dei gravi danni provocati da quella calamità sono stati tagliati, ad ora quel 20% di esigue risorse per il recupero degli impianti devono ancora essere elargiti. Per recuperare gli agrumeti distrutti è necessario restituire il maltolto al 100%”. Le conseguenze di questa fase critica rimangono in aggiornamento. Oranfrizer in linea con la strategia della capogruppo Unifrutti Europe avvierà la stagione agrumicola 2021/22 con la selezione delle prime varietà di arance bionde che faranno ingresso nei reparti ortofrutta poco prima dalle più attese arance rosse. Nel 2020, nonostante le curve di mercato siano diventate calanti dopo la forte spinta del Covid, i volumi distribuiti in Italia sono stati stabili. La prossima stagione agrumicola sarà segnata dalla scarsità di volumi, con circa il 30% in meno di prodotto disponibile. Oranfrizer punterà sulle cultivar Tarocco Ippolito, Sciara, Meli e Sant’Alfio. “In Sicilia ripristineremo gli agrumeti danneggiati dal nubifragio, con tutti i raccolti disponibili ci impegneremo a soddisfare la domanda per far fronte alla tendenza di consumo di arancia, che è in leggero aumento – afferma il Ceo di Unifrutti Europe Gianluca Defendini – l’apprezzamento dei consumatori è spinto soprattutto dal loro prezioso contenuto di Vitamina C, cresce inoltre il trend della ricerca di agrumi dalla polpa rossa e con buccia edibile, ne intensificheremo la produzione. Stiamo investendo sui territori d’eccellenza sia in Italia che negli altri paesi di produzione, amplieremo le coltivazioni low chem e chem free”. “L’arancia rossa e gli altri agrumi di Sicilia saranno principalmente distribuiti in Italia, ma saranno anche esportati, soprattutto verso i mercati d’Europa e del Regno Unito. Per ottenere impatti positivi e consolidare l’alta percezione della qualità degli agrumi italiani all’estero è cruciale non solo il monitoraggio della filiera di produzione e l’accurato controllo in campo, ma anche la cura sul trasporto e l’attenzione sulla conservazione dei frutti freschi fino al raggiungimento delle destinazioni di vendita. Gli agrumi di alta qualità con buccia edibile sono da sempre uno dei punti di forza della filiera monitorata da Oranfrizer “.
Con l’apertura il 22 ottobre 2021 del nuovo Roadhouse Restaurant di Fiorano Modenese, in Via Giardini località Ubersetto, la catena di casual dining ha tagliato il nastro dei 200 locali, esattamente a vent’anni dal primo ristorante inaugurato a Legnano nel 2001. Da allora l’espansione è stata costante e capillare, portando l’insegna in 15 regioni italiane. Nel tempo, Roadhouse Spa si è evoluta diventando una holding che sviluppa brand di proprietà nel segmento della ristorazione casual dining: Roadhouse Restaurant, che oggi ha inaugurato a Fiorano Modenese il suo 167° locale.Calavera Restaurant, format ispirato alla cucina messicana nato nel 2017 e che ora conta 14 ristoranti. Billy Tacos, format fast che propone ricette street food di ispirazione messicana che ha raggiunto in pochi mesi 17 locali.Smokery, dedicato alle specialità di carne affumicata Low&Slow con innovativa formula “all day”. “Il progetto di una nuova catena di ristorazione come Roadhouse – afferma Nicolas Bigard, Amministratore Delegato di Roadhouse – si deve alla visione e alla lungimiranza della famiglia Cremonini, che fin dall’inizio ne ha studiato il lancio e ha poi accompagnato negli anni lo sviluppo sostenendolo con importanti investimenti. Una visione che, partita dal formato dei ristoranti di carne alla griglia, si è poi ampliata ad altri brand proprietari. I punti di forza, che hanno garantito il successo di Roadhouse, si riassumono nella qualità del prodotto e del servizio, nel costante sforzo di innovazione, anche digitale e nella miglior offerta possibile al miglior prezzo”. I ristoranti Roadhouse servono ogni anno oltre 11 milioni di clienti, gli iscritti al Club Fedeltà sono 1.500.000 e la società dà lavoro quasi a 3.000 persone, con un’età media di 28 anni e il 61% di donne. di Carlo Morandini, Presidente ARGA Friuli Venezia Giulia Il Gelato artigianale è in legge a cominciare dal FVG. Successo dell’iniziativa del gelatiere Giorgio Venudo, presidente nazionale di categoria per Confartigianato. Il percorso dell’iniziativa normativa è supportato fin dall’inizio da ARGA FVG. Il gelato artigianale, quello che parte dal presupposto che sia stato un artigiano del gusto a prepararlo utilizzando le materie prime atte a realizzare un prodotto sano e nutriente, capace anche di assicurare al palato dei degustatori, grandi e piccini, la piacevolezza dei sapori naturali, ha finalmente ottenuto il riconoscimento ufficiale. Il Friuli Venezia Giulia è infatti la prima Regione d’Italia a codificare e certificare un prodotto dell’arte dolciaria realizzato già dagli antichi romani, che nella nostra Regione vanta diverse eccellenze perché ha potuto contare sulla palestra dei sapori delle grandi realtà balneari di Lignano Sabbiadoro e Grado, ma anche sullo spirito imprenditoriale e innovativo, sempre senza perdere di vista il gusto della tradizione e i prodotti locali e tipici, di alcuni artigiani illuminati. Per esempio a Udine, già negli anni ’70, facevano scuola le gelaterie Pancera, Sommariva, dell’Orso di Pravisani, a Lignano i fratelli Giorgio Arturo De Pellegrin e i De Filippis, a Grado Pancera. La norma, la proposta era stata sottoscritta da 17 Consiglieri, è stata illustrata al Consiglio regionale, che l’ha approvata, dalla consigliera Maddalena Spagnolo, di Latisana, sensibile all’argomento della qualità, non solo rivierasca, artefice della condivisione con le rappresentanze del mondo economico. L’iniziativa è del presidente nazionale dei gelatieri per Confartigianato, Giorgio Venudo, artigiano del gusto che ha legato la storia della sua famiglia alla produzione del gelato artigianale servito, direttamente in spiaggia, a centinaia di migliaia di turisti e degustatori di ogni età e provenienza. Un percorso di sensibilizzazione durato alcuni anni, quello di Venudo, sempre supportato dalla nostra Associazione e dall’Associazione culturale La Riviera friulana, che ha coinvolto categorie e produttori. Fino ad arrivare alla formulazione dell’articolato varato dalla Regione, che conferma così la sua leadership nelle iniziative volte alla salvaguardia dei prodotti, alla tutela della genuinità e alla valorizzazione del gusto della tradizione. Mentre per i consumatori si tratta di un risultato importante perché consente di scegliere tra i prodotti realizzati secondo le ricette di un tempo e con gli ingredienti dell’area, la nuova legge si tradurrà in una opportunità per gli artigiani del gusto del settore, i gelatieri, che nel FVG, secondo Confartigianato, sono complessivamente 332, un dato che comprende anche le imprese artigiane di pasticceria, mentre quelle del gelato, rispetto a questo valore, sono circa 250. Un settore, che come aveva evidenziato di recente Venudo a un evento svoltosi a Udine all’Enaip, soffre della carenza di personale specializzato, alla quale gli Istituti professionali del FVG cercano di sopperire. Anche per questo, ma per buona parte per motivi anagrafici, tra il 2014 e il 2019 sono state chiuse 17 attività. Mentre la pandemia ha causato la chiusura di altre dieci attività tra il 2019 e il 2020. La nuova legge otterrà risultati positivi anche nel settore turistico, specialmente tra gli ospiti della nostra realtà appassionati della scoperta del territorio e delle sue peculiarità e proposte: i protagonisti del cosiddetto ‘turismo lento’, che rappresentano ormai una fetta importante del flusso turistico, specialmente fuori stagione, quando è possibile gustare con maggiore serenità i prodotti del territorio e il territorio. Per esempio, sono decine gli austriaci, e non solo, confini e pandemia permettendo, che anche nella trascorsa stagione estiva hanno valicato le Alpi o scelto i trasporti intermodali favoriti dalla Regione, per scendere lungo la ciclovia ‘Alpe Adria’ che corre sul sedime dell’ex ferrovia Udine-Tarvisio, e hanno raggiunto Venzone, dove un altro Maestro gelatiere, Vincenzo Aiello, tra l’altro allievo dei De Pellegrin, propone e ripropone loro i gusti che hanno fatto la storia dell’arte del gelato friulana. Poi, i cicloturisti, grazie ai collegamenti quasi interamente completati, e ai trasporti intermodali, bici-bus, treno, anche motonave, raggiungono la Riviera friulana e si spostano verso Grado, Lignano Sabbiadoro, oppure oltre, verso il Veneto orientale e il resto della riviera adriatica. di Carlo Morandini, Presidente ARGA Friuli Venezia Giulia Quando un corso diviene occasione di approfondimento e riscoperta, anche rilettura più attenta di tematiche già note, ed è il momento per conoscere e opportunità inesplorate o per svelare dubbi e preoccupazioni dalle quali i settori interessati possono trarre giovamento. Una sintesi complessa e articolata di una serie di stimoli, riflessioni, rivelazioni che l’evento formativo “Comunicare i prodotti del territorio tra genuinità e concorrenza“, organizzato sotto l’egida dell’Ordine dei giornalisti da ARGA FVG con la collaborazione dell’Associazione culturale La Riviera friulana e l’ospitalità, e non solo, di Massimo Bassani nell’agriturismo Isola Augusta, ha saputo motivare. Introdotto dal saluto del Segretario generale dell’Unione nazionale delle ARGA, UNAGA, Gian Paolo Girelli, è stato aperto dalla riflessione del presidente regionale di ARGA FVG; e della Riviera friulana, Carlo Morandini, sul rapporto tra denominazione e marchi e le vocazioni di un’area e di un territorio. Ovvero, i prodotti, e da essi i marchi, sono la sintesi della cultura del territorio, l’espressione delle identità. A volte sono introdotti dall’uomo, altre consentono e hanno consentito lo sviluppo e l’economia di piccole comunità, del Docg, o di aree più vaste, le Dop per i prodotti, le Doc per la viticoltura. Per questo sono appetibili e a volte vittime di influenze, scambi, compensazioni stabilite da lontano che possono stravolgere filiere e percorsi produttivi, quindi la vita e l’economia di settori e famiglie, nel bene o nel male, vedi i casi Tocai, fenomeni e epidemie come ‘Mucca pazza’, il caso Prosek e l’allargamento della Doc Prosecco, idea geniale dell’allora Ministro Zaia per dare ossigeno all’economia vitivinicola del nordest, i casi Parmesan e le contraffazioni. Identità del territorio, sviluppo di aree, idee di marketing territoriale spesso anch’esse geniali come la rivendicazione della denominazione di Riviera friulana a parte del territorio della Bassa friulana, lo sviluppo di realtà rurali che oggi hanno raggiunto l’eccellenza da terreni un tempo ritenuti marginali o limitabili a colture massive, ma delle quali però già gli antichi avevano intuito le vocazioni. È il caso di Isola Augusta, che Renzo Bassani ha inventato intuendo le potenzialità di sabbie e ghiaie sulle quali però già i romani avevano pensato di sviluppare la vite e l’ulivo. Sotto le quali scorrono acque calde sotterranee oggi utilizzate da Isola Augusta per rendere sostenibile ecologicamente l’agriturismo e le realtà aziendali. Massimo Bassani ha ricordato la lettura che Gino Veronelli ebbe delle terre lambite dalle brezze marine e intiepidite dalla vicinanza delle acque lagunari, definendo queste, per estensione l’intera Riviera friulana un Cru. Con vocazioni che nulla hanno da invidiare alla Riviera dei Fiori, alla Riviera del Conero, alla Riviera amalfitana, alla Riviera delle palme. Dall’agricoltura massiva del periodo a vini biologici, macerati, ma anche internazionali e autoctoni che oggi, come Isola Augusta, vincono riconoscimenti a Merano, nel Benelux in concorsi universalmente riconosciuti. E se il vino sparkling di Palazzolo dello Stella ha vinto il primo premio al Merano Wine Festival, Iacopo Bassani, figlio di Massimo, lo scorso anno là è stato eletto wine-maker dell’anno. Ma anche le guide, come quella di Luca Maroni, rivolgono attenzione ai prodotti di Isola Augusta che la Ue premia quale modello di sostenibilità, raggiunto sotto la guida di Massimo Bassani, ideatore del Movimento turismo del vino, già vicepresidente di Agrapromo, ideatore assieme a Piero Pittaro del percorso Un Vigneto chiamato Friuli, della Casa del vino. Un percorso che è parallelo alla crescita della identità del vigneto regionale. Come accuratamente dettagliato da Claudio Fabbro, agronomo, giornalista, membro della prestigiosa Accademia dei georgofili e tra i fautori del riconoscimento professionale dei tecnici del mondo rurale. Ma, soprattutto, mentore di comunicatori del mondo agricolo, e in particolare del vino. Con il taglio semplice ma preciso del maestro dei comunicatori del vino friulano, Claudio, che confessa di avere appreso quest’arte del comunicare la cultura del territorio da Isi Benini, Gino Veronelli, Claudio Cojutti, Licio e Bruno Damiani, ha accompagnato l’uditorio in un excursus tra le radici della storia del vino fino ai nostri giorni, soffermandosi sugli stravolgimenti che hanno subito le produzioni, ma anche la moda dei consumi. Per esempio, dall’immediato dopoguerra a oggi, dalla richiesta del tai, il tajo, bicchiere di vino Rosso (Roos), bianco (blanc), all’osteria, si è passati a una richiesta più dettagliata rispetto alla produzione (negli anni ’50 limitata a Merlot e Tocai), oggi declinata rispetto all’articolazione delle produzioni. Ma la ‘lectio’ di Fabbro meriterà un pezzo dedicato nei prossimi giorni. Un compito non facile, quello che attendeva Walter Bergamini: mantenere alta l’attenzione dei presenti, giornalisti specializzati, dopo i tre precedenti interventi di spessore. Bergamini, tecnico della qualità anche per i rapporti tra la Regione FVG e il Ministero, ha parlato di identità dei prodotti e del loro ruolo di espressione e matrice del territorio, sviluppando considerazioni apparentemente banali, ma dalle quale scaturiva una serie di considerazioni tutte connesse alla salvaguardia di quel tesoro e scrigno di identità che sono i prodotti della tradizione. Non poteva essere trascurato il passaggio sulle contraffazioni, delle quali anche in questo periodo si parla molto, ma anche della sovrapposizione dei marchi e del ruolo della stampa specializzata per guidare, preparare, favorire, educare i consumatori a riconoscere i prodotti, i cibi, le bevande genuine e di qualità, elemento essenziale per la salute e la prevenzione. Ricollegandosi alla considerazione iniziale del presidente Morandini il quale aveva citato l’aforisma caro a medici e ricercatori, secondo il quale ‘siamo ciò che mangiamo’. Ma anche Bergamini, della freccia scoccata dall’arco di Claudio Fabbro parleremo a parte, riservava una sorpresa ai corsisti-giornalisti. Ricordando che il FVG è in Italia forse la Regione che possiede le maggiori risorse di biodiversità, da record continentale e non solo il numero di piante, funghi, specie viventi presenti sul territorio, ha evidenziato che vi sono centinaia di piante autoctone eduli, che potrebbero essere oggetto di sviluppo agronomico e agroalimentare per creare ricchezza al territorio. E con esse decine di specie fungine. Che occorre però saper distinguere, così come le piante, da quelle tossiche per l’uomo. Dal che l’importanza della certificazione delle piante che vengono impiegate in cucina, anche dal mondo della ristorazione, salvo che lo stesso chef o ristoratore sia uno studioso e/o profondo conoscitore di questa davvero articolata materia. Genuinità, qualità, prodotti naturali certificati e controlli all’origine: la ricetta del vero gelato artigianale ribadita dall’ultimo relatore, il capo nazionale dei gelatieri per Confartigianato, Giorgio Venudo. Anche Giorgio ha voluto stupire gli ospiti di Isola Augusta, svelando le sue origini: la nonna è stata la cuoca della Zarina. Al rientro nella Riviera friulana, il nonno, fa esperienze vissute, avviò la produzione del gelato che proponeva in spiaggia dal carretto a pedali refrigerato con il sale e i pani di giaccio. Da allora è passato molto tempo, ma il gelato vero, quello non gonfiato d’aria per ridurre la necessità di ingredienti anche costosi, realizzato con materie prime di pregio, riesce ancora a sconfiggere quello prodotto con tecniche moderne ma non sempre attinenti alla genuinità ma legate alla chimica delle produzioni. Saper riconoscere un gelato genuino dal colore, che non deve esser artificiale, per esempio quello alla nocciola di colore chiaro, il pistacchio non verde brillante, il limone non giallo, la menta non verde ecc. Sono scelte per richiamare soprattutto l’attenzione dei più piccini ma che non premiano il gusto, la genuinità, la professionalità dei gelatieri, gli artigiani del gelato, non i gelatai che sono i puri venditori. Tanta la carne al fuoco nel corso con crediti formativi OdG ideato da ARGA FVG, che come ha evidenziato il chiusura il vicepresidente regionale dell’Ordine, Amos D’Antoni, nel portare il saluto del Presidente, Cristiano Degano, ha evidenziato il ruolo della stampa specializzata nel mondo rurale e in particolare nellos viluppo dell’agricoltura di pregio, di qualità, di eccellenza, che specialmente nella vitivinicoltura si è ritagliata spazi di livello assoluto sullo scenario mondiale del gusto. Un processo e un percorso di sviluppo che come ha ribadito D’Antoni è certamente stato favorito dai gradi comunicatori che proprio il giornalismo del FVG ha avuto e ha tutt’ora, da Isi Benini, alla memoria del quale ARGA dedica un premio giornalistico, a Claudio Cojutti, presidente onorario di UNAGA, al compianto Piero Villotta, ricordato nell’occasione, a lui è dedicato un premio per tesi di laurea finanziato dalla moglie Adriana Ronco Villotta, presente al corso, a Carlo Morandini, che ha ideato questi premi e iniziative come nella quale grande protagonista, ancora una volta, è stato un pioniere della viticoltura non solo della Riviera friulana, ma del vigneto FVG e del Nordest, che è Massimo Bassani.
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