L’Umbria si è distinta alla XXIX edizione del Premio nazionale Ercole Olivario, grazie al riconoscimento ottenuto da Lorenzo Locci, dell’azienda Agricola Locci di Giano dell’Umbria (PG) che ha ottenuto la Menzione di merito “Giovane imprenditore”, diventando il giovane ambasciatore dell’Olio di qualità dell’Umbria.
Sabato 22 maggio 2021, a Perugia, presso la sede della Camera di Commercio dell’Umbria, si è tenuta infatti la cerimonia di proclamazione e la consegna dei premi della XXIX edizione dell’Ercole Olivario, il concorso nazionale dedicato alle eccellenze olearie italiane, organizzato da Unioncamere Nazionale insieme alla Camera di Commercio dell’Umbria, in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il Ministero dello Sviluppo Economico e il sostegno del Sistema Camerale Nazionale, delle associazioni dei produttori olivicoli, degli enti e delle istituzioni impegnate nella valorizzazione dell’olio extravergine di oliva italiano, tra le quali, per la comunicazione, anche ARGA Umbria e UNAGA. Ad arrivare in finale all’Ercole Olivario 2021, alla sua prima partecipazione al concorso, tra i 110 oli e.v.o. italiani finalisti, l’olio e.v.o. Monocultivar Moraiolo dell’Agricola Locci, fatto con olive di solo moraiolo, raccolte nelle due ultime settimane di ottobre, un olio dal sapore fruttato molto intenso, erbaceo, con note balsamiche e sentori di amaro e piccante molto persistenti. Lorenzo Locci, preso dalla passione per l’agricoltura, per l’olio e.v.o. in particolare e dalla maniacale attenzione per la qualità, nel 2016, a soli 24 anni, ha fondato l’Agricola Locci. Lorenzo è un assaggiatore di olio e.v.o. iscritto all’albo degli assaggiatori ed è il frantoiano del suo frantoio, inaugurato nell’ottobre 2020, un frantoio di ultimissima generazione, a ciclo continuo ed estrazione a freddo, con la particolarità unica delle gramole verticali tipiche del frantoio Mori, che molisce le sole olive aziendali. L’Azienda diretta da Lorenzo, si trova a pochi chilometri dal centro storico del piccolo borgo di Giano dell’Umbria (Pg), nel cuore della sottozona dei colli Martani, della Dop Umbria, sulla sommità di una collina, proprio di fronte all’Abbazia di San Felice che dà il nome alla cultivar tipica del luogo.
Lorenzo è la mente e la forza di questa azienda, che sta investendo in tecnologia e in qualità, caratteristiche queste che lo hanno portato anche di recente ad ottenere, dalla prestigiosa guida del Gambero Rosso “Oli d’Italia”, le Tre Foglie per il “Selezione N. 6” un blend di sei cultivar, e le Due foglie ai due monovarietali, il Monocultivar Moraiolo ed il Monocultivar San Felice.
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Tommaso Brandoni illustra l’attivita’ di Agroservice. Seduti, Lisa Bellocchi e Adriano Facchini
La ricerca va difesa e sostenuta. Soprattutto quella in campo agricolo e alimentare. Di questo tema, fondamentale quanto complesso, si è parlato il 20 maggio 2021 nel corso di un bel convegno che si è svolto a San Severino Marche, nel Maceratese, nella sede di Agroservice, una brillante realtà nazionale da anni impegnata (con risultati di grande rilievo) per migliorare la qualità e la produzione di grani e di legumi.
Non solo: dopo l’introduzione del presidente e amministratore delegato Tommaso Brandoni, l’incontro, che ha visto promotori
Da sinistra: Adriano Facchini, Luana Spernanzoni, Vincenzo Brandolini, Alberto Lazzarini, Tommaso Brandoni e Lisa Bellocchi
l’agronomo ed esperto di marketing territoriale Adriano Facchini e la vicepresidente dell’associazione europea dei giornalisti agricoli Lisa Bellocchi, aveva anche l’obiettivo di coniugare conoscenza scientifica e corretta informazione; di qui la presenza di vari esponenti del mondo del giornalismo.
Fra gli interventi, coordinati dallo stesso Facchini, Michele Morgante ha sottolineato l’indispensabile ruolo delle tecnologie genetiche per “produrre di più e consumare di meno”. Angelo Frascarelli ha posto in luce il trinomio agricoltura-salute- ambiente. Stefano Barbieri si è poi soffermato specificamente sui costitutori varietali e i produttori sementieri, ruoli entrambi fondamentali con i gravi e crescenti problemi ambientali.
Sul fronte della ricerca sono intervenuti Vincenzo Brandolini (noto chimico degli alimenti, scopritore, fra l’altro, dell’aglio di Voghiera), Daria Scarano e Sofia Ghitarrini giovani e preparatissime esperte che operano all’interno di Agriservice. Spazio anche alla giurisprudenza di settore con le novità di legge (l’indispensabile finanziamento alla ricerca) riportate da Serena Mariani.
Sul ruolo della corretta informazione sono intervenuti in apertura la vicepresidente Lisa Bellocchi, l’esponente dell’UCSI (vicecaporedattore Rai Marche) Vincenzo Varagona e Alberto Lazzarini presidente della Commissione cultura dell’Ordine nazionale dei giornalisti che ha concluso i lavori. Per l’ARGA Marche era presente la presidente Luana Spernanzoni. Fra gli invitati figurava Raffaele Vassalli, titolare con il padre Olivio, di una delle più significative aziende industriali del pane, con sede a Ferrara.
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Si tratta di una tradizione che pian piano si sta consolidando, nata da un’idea del deus ex machina dell’Evento, il giornalista Arga Abruzzo Paolo Minnucci, direttore di “Cronache Abruzzesi”, con il patrocinio e la partnership di ARGA Abruzzo e UNAGA, i giornalisti enogastronomici abruzzesi e nazionali della Federazione Nazionale della Stampa italiana, il sindacato unico della Stampa nazionale.
L’anno scorso il Premio regionale “Gelataio dell’Anno” è andato a “490” di Montesilvano, quest’anno il riconoscimento al merito ed il titolo sono andati alla gelateria “Copa de Dora”, (Trofeo Latte Cigno), in San Vito Chietino. “Ringrazio il collega Paolo Minnucci, nostro dirigente regionale – sottolinea Donato Fioriti, Presidente ARGA Abruzzo e Vicario Nazionale UNAGA (F.N.S.I.) – per la segnalazione e l’organizzazione di questi eventi annuali, come anche la giuria: tra questi, in primis la collega Gioia Salvatore, lo Chef Santino Strizzi e l’avvocato Concetta Spadaccini (Ass. Consumatori Contribuenti Abruzzo)”.
“La gelateria “Copa de Dora” – conclude Fioriti – oltre a rappresentare da molti lustri un punto di riferimento nel settore, con il suo insediamento territoriale, ha contribuito a creare un indotto virtuoso economico nella zona, oggi più che mai bisogno di una forte ripresa, in tempi di covid 19”. Lo Chef Santino Strizzi ha chiosato: “Consiglio sempre, per verificare la bontà e la genuinità di un gelato, di assaporarlo ad occhi chiusi. Così ho fatto con la gelateria “Copa de Dora” ed ho riscontrato la bontà del prodotto. La mia prova del 9 non fallisce.”
Ha ritirato il premio una delle responsabili della struttura, la signora Rosalinda D’Alessandro, visibilmente commossa assieme alla sorella Giovanna. “Facciamo gelati dal 1940-ha detto al microfono di Paolo Minnucci, molto emozionata, Rosalinda D’Alessandro. Ci troviamo già alla terza generazione, ma sono pronti i nostri figli a continuare al meglio un lavoro che ci regala quotidianamente delle grosse soddisfazioni. Arrivano da ogni parte d’Abruzzo per provare i nostri gelati e di questo ne siamo orgogliosi. Usiamo materie freschissime e tramandiamo i segreti di generazione in generazione. In questa zona siamo stati tra i primi ad aprire quando passavano solo pochissime macchine al giorno. Oggi è un via vai continuo e gli attestati di stima ci danno la forza giusta per proseguire. Siamo felici del premio che vogliamo dedicare ai nostri genitori e a coloro che hanno avuto la felice idea di aprire una delle prime gelaterie della nostra regione”.
Nel corso della cerimonia di premiazione, gli approfondimenti e le interviste con la giuria e la titolare del locale saranno oggetto di un’apposita puntata televisiva, che andrà in onda a breve su Rete 8 (canale 10) e Misericordia TV (Canale 636 Abruzzo – Canale 604 Molise).
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Col presidente della FNSI Giuseppe Giulietti davanti al Parlamento
In piazza, a Roma, anche UNAGA insieme ai rappresentanti di Ordine, Inpgi, Casagit, Fondo di previdenza complementare, associazioni, Comitati di redazione, giornalisti lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, colleghe e colleghi esodati. Hanno manifestato unendosi alla mobilitazione dei consiglieri nazionali della Fnsi convocati in via straordinaria davanti a Montecitorio. Insieme per chiedere alle istituzioni, governo in primis, risposte alle criticità che da oltre un decennio, ormai, attanagliano un settore, quello dell’informazione, vitale per la democrazia.
«Non una piazza contro qualcuno, ma una piazza », ha detto aprendo la manifestazione il presidente della Federazione della Stampa, Giuseppe Giulietti, che ringraziando il presidente Mattarella per i suoi ripetuti interventi in difesa del ruolo del giornalismo ribadisce: «Siamo qui per dire no al commissariamento dell’articolo 21 della Costituzione. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ci ascolti».
Ora che l’Italia si appresta a ripartire, ha spiegato il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, «chiediamo che venga riconosciuto il ruolo centrale dell’informazione e di chi fa informazione nella ricostruzione del Paese. Chiediamo che sia rimesso al centro dell’agenda il tema del lavoro, perché il lavoro senza dignità offende le persone, il lavoro precario rende precaria la democrazia. Abbiamo riunito in piazza il Consiglio nazionale – ha rilevato – per chiedere attenzione per il settore. Il presidente del Consiglio convochi un tavolo per affrontare il tema informazione nel suo complesso: lavoro, dignità, previdenza, assistenza».
«Il governo ci chiede di tagliare le uscite e allo stesso tempo rifinanzia i prepensionamenti», ha denunciato la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni. «In dieci anni – aggiunge – l’Ente ha pagato 500 milioni di ammortizzatori sociali, soldi che lo Stato ha risparmiato e che hanno contribuito alla stabilità del sistema. Siamo pronti a fare sacrifici, ma se sono accompagnati da azioni che portino all’Istituto nuove risorse. Serve una cabina di regia a palazzo Chigi per affrontare la crisi del sistema e per tornare a parlare di crescita, di sviluppo e di lavoro nel settore dell’informazione. Per il bene della democrazia».
L’attenzione richiesta almeno in parte arriva, è stata portata in piazza da alcuni parlamentari, fra cui Stefano Fassina, Walter Verini, Marianna Madia, Alessia Rotta, Nicola Pellicani, Filippo Sensi. A sorpresa si è presentato il sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles. «Porto il mio sostegno personale e politico alle ragioni della manifestazione», ha esordito, annunciando alcune misure di sostegno al settore già in un prossimo decreto. «Un primo passo», ha spiega. E, rivolto al giornalisti esodati in presidio accanto a lui, «la vostra è una problematica che conosco bene», ha evidenziato.
Al microfono anche Caterina Bini, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio per i Rapporti con il parlamento. «Siamo da sempre affezionati alla libertà di informazione, che sappiamo passa anche e soprattutto dai diritti dei lavoratori del settore. Senza diritti e tutele – ha affermato – la stampa è meno libera. Cercherò di farmi portavoce in tutte le forme con governo e parlamento delle vostre istanze».
Il presidente del Comitato per le intimidazioni ai cronisti della commissione Antimafia, Walter Verini, ha ricordato la necessità di difendere «l’autonomia dei giornalisti dalle minacce e dalle querele temerarie che vorrebbero imbavagliare i giornalisti, ma anche l’autonomia che deriva dai diritti e dalle garanzie contrattuali e dalla certezza di un futuro previdenziale solido».
Stefano Fassina ha riconosciuto che la pandemia ha aggravato problemi strutturali e che è necessario intervenire in questa fase di transizione perché all’informazione sia riconosciuto il suo ruolo di pilastro della democrazia. «In questi anni – ha osservato – abbiamo difeso il pluralismo, ora dobbiamo giocare all’attacco. Le condizioni di lavoro delle giornaliste e dei giornalisti più giovani sono inaccettabili. Se il lavoro è precario è meno libero». Da qui l’impegno a trovare spazio per rimettere in agenda «un confronto sistematico».
Efrem Tassinato, in rappresentanza di UNAGA alla manifestazione di Roma
Tanti i temi su cui lavorare con le istituzioni: dalla tutela dei cronisti minacciati alla riforma Rai, dalla salvaguardia dell’Inpgi alla tutela delle fonti, dall’equo compenso alla lotta al precariato, con l’abolizione dei contratti cococo, «che sono i contratti dei rider del giornalismo», evidenzia Lorusso. «Impegni a costo zero – ha incalzato – che avrebbero un impatto importante sulla libertà di chi fa giornalismo». Mentre sull’impiego di risorse pubbliche «sarebbe giusto destinarle a creare nuova occupazione piuttosto che ad accompagnare i lavoratori fuori dalle redazioni con i pensionamenti anticipati. Così si sosterrebbe anche l’Istituto di previdenza», l’analisi del segretario Fnsi.
Spazio poi agli interventi di Guido D’Ubaldo, in rappresentanza del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti; Daniele Cerrato, presidente Casagit; Mattia Motta, presidente della Commissione lavoro autonomo Fnsi, che invita «la categoria a parlare di più di noi precari»; Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai; Guido Bossa, presidente Ungp; Elisa Marincola, portavoce di Articolo21; Paola Spadari, presidente Odg Lazio; Carlo Bartoli, presidente Odg Toscana; Maurizio Di Schino, segretario Ucsi; Silvia Garambois, presidente di Giulia Giornaliste. E ancora: Anna Del Freo e Guido Besana, segretaria generale aggiunta e vicesegretario Fnsi; i presidenti e segretari delle Associazioni regionali di Stampa Claudio Silvestri, Carlo Muscatello, Lazzaro Pappagallo, Paolo Perucchini. E le testimonianze dei giornalisti precari, fra cui Nicola Chiarini, Lorenzo Basso, Ubaldo Cordellini, Paolo Levi e i rappresentanti dei coordinamenti dei collaboratori di Repubblica e Ansa. In rappresentaza di UNAGA, ha partecipato Efrem Tassinato, componente della Giunta e responsabile della Segreteria Nazionale del gruppo di specializazione dei giornalisti agro-alimentari e ambientali italiani.
«La mobilitazione prosegue – sono state le parole di commiato del segretario Lorusso – anche sui territori, con nuovi appuntamenti e con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni sulle condizioni di lavoro dei giornalisti e delle giornaliste italiane, affinché il governo riconosca il ruolo dell’informazione anche con provvedimenti concreti a tutela della dignità, dei diritti e delle tutele di chi fa informazione».
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Il Consiglio Nazionale della Federazione nazionale della Stampa italiana si riunirà all’aperto in un luogo simbolo dell’Italia democratica per richiamare l’attenzione del governo e delle istituzioni sulle difficoltà del mondo dell’informazione e sull‘assenza di politiche per la tutela del lavoro giornalistico.
L’appuntamento è fissato per giovedì 20 maggio 2021 alle ore 10:00 a Roma in piazza Montecitorio. Secondo la Giunta esecutiva della Fnsi, il Piano nazionale di ripresa e resilienza non assegna la giusta attenzione a chi fa informazione, attività fondamentale per la difesa delle istituzioni democratiche e per il rispetto dell’opinione pubblica che ha il diritto di conoscere la verità dei fatti e la pluralità delle opinioni.
Invece dal dibattito e dall’agenda di partiti e istituzioni sono scomparsi temi quali la difesa del mercato del lavoro giornalistico, l’equo compenso per gli autonomi e il contrasto alla precarietà dilagante. L’informazione ha bisogno di una nuova legge di sistema e di una vera e radicale riforma dell’Ordine dei Giornalisti per affrontare in maniera compiuta la delicata fase della transizione digitale valorizzando il lavoro di quanti oggi svolgono la propria attività su una molteplicità di piattaforme.
Il passaggio al digitale rischia di indebolire e marginalizzare l’informazione di qualità e di distruggere ulteriori posti di lavoro. L’appello della Fnsi è rivolto in particolare al governo Draghi perchè restituisca a chi fa informazione la centralità prevista dalla Costituzione.
Centralità che non può prescindere, sottolinea il Presidente di UNAGA Fnsi Roberto Zalambani, dalla stampa specializzata della quale si è sentita moltissimo la mancanza di coinvolgimento in questi mesi difficili, partendo dalla scienza e dalla medicina e continuando con i settori che rappresentiamo come gruppo di specializzazione nel Sindacato: agroalimentare, ambiente, energie pulite, territorio, turismo rurale e ambientale.
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Circa 2.700 specie diverse di piante, oltre 350 specie animali, una grande varietà di habitat naturali: foreste, zone umide, fiumi, laghi, montagne. Per la sua particolare collocazione geografica l’Emilia-Romagna presenza una straordinaria ricchezza di biodiversità.
Un patrimonio che la Regione vuole tutelare e valorizzare sia sul piano ambientale, sia promuovendo forme di turismo slow, attento e consapevole. Va in questa direzione il nuovo Programma di investimenti per i parchi e le aree protette approvato dalla Giunta regionale e che mette a disposizione 3,6 milioni di euro per il triennio 2021-2023. Risorse che si aggiungono ai quasi 4,5 milioni di euro già assegnati a marzo come contributo 2021 per le spese di funzionamento e di gestione degli Enti.
“Investire nel rafforzamento del ‘capitale naturale’ rimane centrale per la Regione, che si impegna affinché i parchi non siano solo tutelati, ma anche vivibili per un turismo slow in forte crescita – commenta l’assessora a Montagna, parchi e forestazione Barbara Lori -. Dopo alcuni anni riproponiamo un programma triennale di investimenti destinato specificatamente alle aree protette, perché crediamo e sosteniamo concretamente progetti che sono delle vere e proprie idee di parchi a misura d’uomo, dove il valore delle biodiversità e la promozione di un territorio da scoprire vanno a braccetto. Nonostante il periodo difficile, abbiamo continuato a lavorare per rispondere sempre alle domande che vengono dai territori. Con questo ulteriore passaggio, abbiamo ribadito quanto il ruolo dei parchi risulti fondamentale per l’Emilia-Romagna”.
Destinatari delle risorse i cinque enti di gestione dell’Emilia Occidentale, Emilia Centrale, Emilia Orientale, Romagna, Delta del Po, oltre al Parco interregionale Sasso Simone Simoncello. Realtà cui fa capo una buona parte dell’estesa rete delle aree protette, presente in Emilia-Romagna: 14 parchi regionali, 3 parchi nazionali e interregionali, 15 riserve naturali, 34 aree di riequilibrio ecologico, 158 siti della Rete Natura 2000.Pari a oltre il 16% dell’intero territorio emiliano-romagnolo.
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Maggio 2021 segna la nascita della rete dei Festival Italiani di Musica in Montagna, con l’adesione de: I Suoni delle Dolomiti (Trentino), Musica sulle Apuane (Toscana), MusicaStelle Outdoor (Valle d’Aosta), Paesaggi Sonori (Abruzzo), RisorgiMarche (Marche), Suoni Controvento (Umbria), Suoni della Murgia(Puglia) e Time in Jazz (Sardegna).
Manifestazioni che rappresentano un importante patrimonio per il nostro Paese – sempre più orientato verso un turismo sostenibile ed esperienziale – e che con questo progetto intendono perseguire con ancora più incisività un percorso all’insegna dell’educazione ambientale attraverso la musica, considerata come un mezzo e non come un fine. Caratteristica che accomuna questi importanti festival, infatti, è la proposta praticata da diversi anni di un modello di turismo ad economia circolare in luoghi naturali, non antropizzati, con il paesaggio inteso come elemento peculiare ed imprescindibile di ogni singola proposta culturale. Lo spettacolo, quindi, rappresenta il momento culminante di una giornata composta da molto altro: il cammino, la natura, il silenzio, lo stare insieme.
Un modello organizzativo che prevede la scelta di spazi aperti, sicuri e non delimitati, l’assenza di strutture impattanti per l’ambiente (palcoscenici, torri layer, carichi sospesi, sedie), il controllo della pressione sonora e dell’amplificazione. La buona riuscita dei festival in montagna è dovuta in gran parte al rapporto con il proprio pubblico, che viene introdotto alle buone pratiche e fatto partecipe della propria responsabilità sociale nei confronti dell’ecosistema e dell’ambiente; lasciare i luoghi degli spettacoli puliti come, se non più di prima, è una priorità oltre che motivo di orgoglio per il più che positivo approccio riscontrato in ogni situazione proposta. Si tratta di format all’avanguardia, perfettamente aderenti sia ad una sensibilità maturata a livello nazionale ed internazionale, sia alle reali esigenze dei territori e delle comunità interessate.
Esperienze che, come riscontrato tanto in occasione delle varie manifestazioni quanto da studi e ricerche anche di carattere universitario, alimentano una visibilità significativa (ed un altrettanto importante indotto economico) nei confronti di luoghi e comunità che custodiscono un bagaglio storico, naturale ed artistico di altissimo profilo.
L’auspicio da parte dei protagonisti dei Festival Italiani di Musica in Montagna è che questo approccio innovativo, sicuro e sostenibile possa essere contemplato e considerato a livello legislativo, anche relativamente alle norme di sicurezza anti Covid e della safety&Security, che necessitano di riflessioni ed interventi urgenti e differenti rispetto ai tradizionali luoghi di spettacoli dal vivo all’aperto, pena un grave pregiudizio per l’organizzazione e l’esistenza delle stesse manifestazioni dislocate in aree montuose.
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Anche quest’anno la Sardegna è la protagonista dell’invasione delle cavallette, che distruggono le coltivazioni del grano, erba medica e qualsiasi altro tipo di raccolto, ma anche giardini e orti. La zona infestata è nelle campagne dei Comuni di Ottana, Bolotana, Orani e Escalaplano.
Anche l’agro di Nuoro avverte la presenza delle terribili cavallette. Le associazioni professionali agricole isolane chiedono un deciso e mirato intervento della politica per questa pandemia delle locuste. Secondo uno studio approfondito della Banca Mondiale, l’invasione delle locuste del 2021 è la più invasiva degli ultimi 70 anni. La Coldiretti Sardegna in un comunicato spiega che: “Già dalla prima invasione del 2019 e nella successiva del 2020 – afferma Leonardo Salis presidente Coldiretti Nuoro e Ogliastra – abbiamo denunciato e monitorato la situazione chiedendo interventi urgenti per ristorare le aziende agricole danneggiate e allo stesso tempo interventi di prevenzione per evitare il diffondersi e il protrarsi negli anni di queste orde devastatrici”. Le milioni di locuste che hanno invaso una parte dell’isola sono la conseguenza diretta dei cambiamenti climatici e delle terre incolte, problematiche che gli agricoltori hanno sempre denunciato, ma con scarso ascolto delle politica regionale. Le “armi” possibili contro le locuste sono due: procedere al dissodamento del terreno e l’intervento degli uccelli che possono intervenire contro la popolazione delle cavallette. Continua la Coldiretti Sardegna attraverso la dichiarazione di Alessandro Serra direttore di Coldiretti Nuoro: “Purtroppo come era stato previsto la schiusa di migliaia di uova, metterà a dura prova ancora una volta centinaia di aziende agricole, con una diffusione a macchia d’olio che rischia di radere al suolo migliaia di ettari divorando pascoli, colture foraggere in asciutto e in irriguo ed in alcuni casi anche le ortive”.
Anche COPAGRI Sardegna interviene nella problematica, attraverso il comunicato stampa di Ignazio Cirronis Presidente regionale dell’Associazione agricola, che puntualizza che: “in presenza della ricorrenza del fenomeno non più procrastinabile, anzi, è necessario un piano di prevenzione che faccia leva sulla lavorazione delle terre incolte, sulla lotta biologica attraverso la diffusione dei coleotteri, loro nemici naturali. In tal senso sollecitiamo l’intervento degli assessori dell’agricoltura e dell’ambiente”.
Finita l’emergenza (si spera a breve) i titolari delle aziende colpite dalle locuste dovranno procedere ad una prima stima dei danni in modo da ottenere un giusto ristoro economico dall’Ente Regione Sardegna. Speriamo in tempi migliori. Una situazione, quella delle cavallette, che non trova soluzione alcuna, con danni immensi, che ricadono inevitabilmente sulla fragile economia della Sardegna.
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Alcuni momenti dell’incontro che si è svolto a Cerreto Guidi
Firmata a Cerreto Guidi (Fi) la Lettera di intenti tra Fondazione Homo Viator-San Teobaldo e Associazione Nazionale Città dei Presepi. Una collaborazione che mette tutti in cammino.
È venuto il momento di chiudersi la porta di casa alle spalle. Zaino leggero, scarpe comode, lo smartphone al posto della cartina. È ora di mettersi in cammino sulla via di cultura e di fede Romea Strata, che va dal Mar Baltico a Roma. Se 3.000 chilometri non fanno per te, lascia perdere la partenza dalla Lettonia e orientati su un tratto più breve, magari quei circa 150 chilometri che da Modena portano a Cerreto Guidi (Firenze). A Cerreto devi proprio arrivarci perché lì è stata firmata una Lettera di intenti tra la Fondazione Homo Viator-San Teobaldo di Vicenza, proprietaria del marchio “Romea Strata”, e rappresentata dal presidente Don Raimondo Sinibaldi, e l’Associazione Nazionale Città dei Presepi, rappresentata dalla presidente Simona Rossetti.
Poiché parti del cammino di Romea Strata coincidono con parti del percorso che si snoda tra i presepi del network “Terre di Presepi”, è diventato naturale unire le forze. E al pellegrino i presepi piacciono assai. L’obiettivo è veicolare al meglio i contenuti e le attività che ognuna delle due realtà esprimono, programmare assieme iniziative ed eventi, individuare comuni strategie di comunicazione promozionale e turistiche per le città e i paesi aderenti alle rispettive realtà; sviluppare una reciproca visibilità attraverso i rispettivi portali e social media. Bellezze naturalistiche, paesaggistiche, architettoniche, e artistiche, ma anche l’enogastronomia e le tradizioni locali potranno trovare nuova linfa da questa collaborazione. Perché uno degli intendimenti della via “Romea Strata” è favorire lo sviluppo socio-economico di paesi e cittadine che attraversa. In questo caso pellegrini provenienti da ogni dove diventano nuovi utenti per le oltre cento realtà delle Città dei Presepi e di Terre di presepi, che già hanno saputo dimostrare – in epoca pre-Covid – una capacità di un milione e cinquecentomila visitatori. Un numero importante, ma che si muove in maniera lenta e sostenibile.
E, per chi vuole provare soprattutto un’esperienza spirituale, vale la pena di continuare verso Pistoia, capitale italiana della devozione a San Giacomo di Compostela, tanto da essere chiamata la “piccola Santiago”, e dove lo scorso gennaio il Vescovo Fausto Tardelli ha aperto la Porta Santa, dando così il via alle celebrazioni dell’Anno Santo Compostelano. La prima iniziativa che concretizzerà la collaborazione tra Fondazione Homo Viator-San Teobaldo e Associazione Nazionale Città dei Presepi si svolgerà mercoledì 26 maggio 2021 in modalità online. Il webinar racconterà Pietro, Paolo e Giacomo, i tre apostoli in cammino sulla via Romea Strata. Al momento – oltre a quella dei due firmatari della Lettera di intenti, Don Raimondo Sinibaldi e Simona Rossetti – è confermata la presenza dell’assessore al Turismo del Comune di Fucecchio, Daniele Cei. Il resto del parterre dei relatori è in via di definizione. Moderano Fabrizio Mandorlini, fondatore e portavoce di Terre di Presepi, e Romina Gobbo, responsabile Comunicazione Fondazione Homo Viator-San Teobaldo. La firma della Lettera di intenti è stato apposta a Cerreto Guidi che, oltre ad insistere sulla Romea Strata, è anche sede delle Città dei Presepi, e vi è allestito in maniera permanente il presepeall’uncinetto più grande d’Italia.
CITTÁ DEI PRESEPI E TERRE DI PRESEPI
L’Associazione Nazionale Città dei Presepi ha tra i propri scopi quello di mettere in rete l’Italia dei presepi dando voce e un cammino diffuso alla scoperta del volto delle Natività e che attraverso di esso sviluppa tutto l’anno l’attenzione verso l’arte e la natura promuovendo il turismo sostenibile e la valorizzazione delle cittadine nelle province italiane. Insieme a Terre di Presepi ha in rete più di cento realtà in varie regioni italiane tra diocesi, parrocchie, regioni, comuni e associazioni dando vita all’itinerario presepiale più lungo d’Italia e muovendo nel periodo natalizio pre-covid più di un milione e mezzo di visitatori. In occasione del Natale 2020 ha lanciato il manifesto nazionale sul Presepe in famiglia a cui hanno aderito da tutta Italia presepisti da tutta la penisola. Dal 2018 realizza il Corteo delle Natività a cui partecipano i presepi viventi più importanti. www.cittadeipresepi.com
LA VIA DI CULTURA E DI FEDE ROMEA STRATA
La via di cultura e di fede Romea Strata, che la Fondazione Homo Viator-San Teobaldo di Vicenza ha scelto di valorizzare, è un cammino che portava i pellegrini dal Mar Baltico a Roma: circa 3.000 chilometri carichi di civiltà, percorribili a piedi o in bicicletta, mappati con sistema GPS e messi in sicurezza. Un patrimonio materiale, immateriale e naturale a forte valenza storica, culturale e religiosa, che rappresenta anche oggi un’attrattiva interessante. In Italia, Romea Strata attraversa sei regioni: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia (zona di Mantova), Emilia Romagna e Toscana, 19 provincie, 200 comuni, 335 parrocchie 15 diocesi, 156 realtà fra Associazioni, Enti, Fondazioni, Università. Prima di diventare via di fede, questo itinerario veniva usato a scopi commerciali: passavano l’ambra, il sale, il ferro, la seta.
I giornalisti con il Presidente del Consorzio Chianti Classico
Da Bologna all’Argentario in bicicletta, attraverso le principali denominazioni toscane del vino. La prima edizione di Bike&Wine Press, evento ideato dai giornalisti Andrea Guolo e Giambattista Marchetto, si è tenuta dal 26 aprile al 2 maggio 2021 con il patrocinio di UNAGA, ARGA Emilia Romagna e ARGA Toscana e con il coinvolgimento di partner qualificati come Mtv Toscana (Movimento Turismo del Vino), Fiab (Federazione Italiana Bici e Ambiente) e Unione Montana dei Comuni del Mugello.
Bilancio finale: 585 km percorsi, 26 cantine visitate più 1 monastero, 1 caseificio, 2 ristoranti e 1 resort di lusso. Obiettivo: rilanciare l’enoturismo e le visite in azienda da parte della stampa, in modalità sostenibile utilizzando le biciclette a pedalata assistita, raccogliendo le testimonianze (veicolate attraverso i social network dei protagonisti e dei partner coinvolti e riportate sulle testate dove scrivono i due giornalisti) degli imprenditori del settore sulla ripartenza post Covid e sulle potenzialità del turismo del vino, per cui si prospetta un futuro sempre più roseo grazie alla tendenza dei viaggiatori di vivere esperienze all’aria aperta e a stretto contatto con la natura.
I giornalisti con il vice Presidente del Consorzio Montecucco
L’enoturismo ripartirà e lo farà in maniera sostenibile, senza intasare le strade con pullman, furgoni, auto con driver e senza emissioni di CO2. E i giornalisti non si limiteranno a scriverlo, perché saranno loro stessi a provarlo. Il viaggio è iniziato da piazza Maggiore a Bologna, con due starter di eccezione come Lisa Bellocchi (vice presidente di ENAJ-European network of agricultural journalists) e Roberto Zalambani (presidente di UNAGA), per poi proseguire attraversando Mugello, Chianti Rufina, Chianti Classico, Montalcino, Montecucco, Scansano e Maremma.
Tanti gli incontri istituzionali in ambito vino, a cominciare da quello con il presidente del Consorzio di tutela Chianti Classico, Giovanni Manetti, in una delle aziende più prestigiose della denominazione (Lamole di Lamole – Gruppo Santa Margherita) per continuare con i vertici del Consorzio Brunello di Montalcino, rappresentato dal vice presidente Fabrizio Talenti e dal direttore Michele Fontana.
E poi l’incontro-intervista con Giampiero Pazzaglia, vice presidente del Consorzio di tutela del Montecucco, con Bernardo Guicciardini, presidente del Consorzio del Morellino di Scansano, e con Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Vini Maremma doc.
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