La Calabria conta su un patrimonio zootecnico di 211.270 ovini con 7018 allevamenti e 118.980 caprini con 3921 allevamenti. Un comparto che tiene viva anche l’economia delle aree interne con un interesse particolare, soprattutto negli ultimi anni, al latte sempre più richiesto sia in base alle “nuove” abitudini alimentari che per i formaggi tipici che stanno acquisendo prestigio sui mercati con una richiesta da parte dei cittadini-consumatori.
“Occorre un deciso impegno dell’intera filiera agroalimentare per la prossima Pasqua per sostenere la pastorizia che rischia di scomparire con l’abbandono di centinaia di famiglie che hanno fatto dell’allevamento il centro della loro vita. Gli animali custoditi negli allevamenti – commenta Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria – rappresentano un patrimonio che va tutelato e protetto anche perché a rischio non c’è solo la biodiversità delle preziose razze italiane, ma anche il presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni. La crisi economica generata dall’emergenza Covid ha reso ancora più urgente creare le condizioni affinché si contrasti la scomparsa delle campagne, garantendo un giusto reddito agli agricoltori e valorizzandone il ruolo ambientale. Di fronte ad una emergenza senza precedenti serve responsabilità con un “patto etico di filiera” per garantire una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e privilegiare nella distribuzione il Made in Italy a tutela dell’economia, dell’occupazione e del territorio come sostenuto dalla campagna di Coldiretti #mangiaitaliano.
La distribuzione commerciale ai vari livelli – aggiunge Aceto – proprio per il suo ruolo di punto di approvvigionamento delle famiglie ha la responsabilità e l’opportunità di essere in prima linea in questa operazione di sostegno anche attraverso l’acquisto dei tradizionali agnelli e capretti Made in Italy in vista della Pasqua, quest’anno attesa più che mai con la speranza di uno svolta nella guerra al Covid che consenta una forte ripresa economica e sociale”.
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Un’ impresa in continua espansione per valorizzare, in Italia e nel mondo, i doni che la natura ha dato alla Sicilia. Nella parte orientale, alle pendici dell’Etna, gli agrumeti di Oranfrizer producono frutti d‘eccellenza. Merito di particolari condizioni microclimatiche, di escursioni termiche, di costanti cure agronomiche, di metodi di produzione sostenibili e costantemente aggiornati. Gli alberi sono sempreverdi, la zagara fiorisce rigogliosa, le arance continuano a maturare, rosse come la lava.
Nei suoi quasi sessant’anni di attività, prima con il fondatore Cavalier Giuseppe Alba e poi con i figli Nello e Alessandro, Oranfrizer è cresciuta tanto nella produzione che nella commercializzazione. Nel 2020 è entrata nel Gruppo Unifrutti, parte integrante di un progetto internazionale che ha trovato un nuovo spazio di eccellenza nella collaborazione con McDonald’s e con il Consorzio di tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP. 190 tonnellate di prodotto si stanno trasformando in 270 mila spremute fresche disponibili anche per l‘asporto al McDrive e con McDelivery.
Grande soddisfazione hanno espresso Mario Federico AD di McDonald’s Italia, Gianluca Defendini CEO di Unifrutti Italia e Giovanni Selvaggi Presidente del Consorzio.
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La crisi globale climatica continua a creare rischi senza precedenti per l’umanità. Eventi climatici estremi minacciano la sicurezza alimentare, incrementano il livello della povertà e contribuiscono anche alla difussione del virus. E così miliardi di persone stanno lottando per sopravvivere ad entrambe queste crisi, la sanitaria e la climatica. Tali problematiche su scalamondiale richiedono altrettante soluzioni coordinate a livello globale.
Governance del clima
L’organizzazione che governa le politiche sul clima è davvero complessa. Nel 1988 l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (WMO nella sua sigla in inglese) diedero vita al Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), organismo scientifico indipendente in materia di cambiamento climatico. Qualche anno dopo la nascita dell’IPCC, nel 1992 nasce il segretariato dell’Onu chiamato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamento climatici (UNFCCC). A questa agenzia fanno riferimento tutti gli attori che lavorano per il Clima. Ogni anno dal 1992 tutte le parti si riuniscono alle Cop (Conferenza delle Parti) dove rappresentanti di tutte le nazioni discutono e cercano di trovare un consenso politico sui passi da fare per far fronte agli effetti negativi sul cambiamento climatico. Quest’anno l’Italia ospiterà la pre-Cop 26 ed assieme al Regno Unito i due Paesi punteranno sulla “transizione verde” in un ottica di sostenibilità, come affermato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi. Come si impegnano in pratica i governi delle singole nazioni ad adottare politiche volte ad investire su un programma ed un piano d’azione contro i cambiamenti climatici? Con la ratifica dell’accordo di Parigi sul Clima (Dicembere 2015), gli impegni dei singoli stati per il cambiamento climatico vengono definiti “Contributi Nazionali Determinati” (NDC nella sua sigla in inglese), ossia obiettivi per mantenere la crescita della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi. Questi requisiti prevedono un bilancio globale ogni 5 anni per valutare i progressi collettivi verso il raggiungimento dello scopo dell’accordo e per informare ulteriori azioni individuali delle parti. Nonostante, ci sia stato un leggero decremento delle emissioni di gas effetto serra con la pandemia, se non si agirà in forma decisiva, il pianeta si incamminerà verso un aumento della temperatura superiore ai 3 gradi centigradi alla fine di questo secolo, come ha sottolineato Inger Andersen Direttrice Esecutivadell’UNEP. L’impegno politico si deve tradurre in investimenti su larga scala per far fronte ai cambiamenti cliamatici. Si calcola ci sia bisogno di circa 70 miliardi di euro annualmente a livello globale, prendendo in cosiderazione i bisogni e le priorità dei paesi in via di sviluppo, come sottolineato dall’UNFCCC. Un problema di solidarietà e di responsabilità, convalidato anche dall’Accordo di Parigi: le nazioni più sviuluppate economicamente, responsabili di gran parte delle emissioni globali, hanno il dovere di sostenere gli stati che hanno contribuito di meno al riscaldamento climatico, ma che ne stanno subendo il maggior impatto.
Mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici
Quando si parla di investimento contro il cambiamento climatico si evidenziano due settori macro, che sono l’adattamento e la mitigazione. Metre la mitigazione si riferisce agli sforzi per ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra, l’adattamento al cambiamento climatico, significa anticipare gli effetti avversi del cambiamento climatico e prendere azioni appropriate per prevenire o minimizzare l’impatto che può causare, e allo stesso modo significa approfittare delle opportunità che questo implica. Lo scorso 25-26 gennaio si è svolto il Summit sull’Adattamento Climatico ospitato dai Paesi Bassi, che ha visto la perticipazione di leader a livello mondiale come Angela Merkel, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres (etc.), organizzazioni internazionali, il settore accademico, il settore privato, la società civile ed organizzazioni giovanili, i quali hanno sviluppato l’Agenda di Azione sull’Adattamento al Clima con piani specifici fino al 2030, la quale servirà come guida nei prossimi anni per accellerare gli investimenti per l’adattamento climatico. Inoltre il summit ha facilitato la formazione di nuove coalizioni, quali quella liderata dal Primo Ministro del Regno Unito, Boris Johnson chiamata “Coalizione sull’Azione per l’Adattamento al Clima” con l’obiettivo di accellerare gli sforzi per trasformare l’impegno politico in azioni tangibili nei territori più colpiti per supportare le comunità più vulnerabili agli effetti sul cambiamento climatico.
I finanziamenti per il clima
Il finanziamento climatico indirizzato all’adattamento si estima raggiunga i 22 miliardi di dollari annualmente, mentre secondo un rapporto dell’Agenzia delle Nazioni Unite sull’Ambiente (UN Environment), le nazioni in via di sviluppo dovrebbero investire tra i 140 ed i 300 miliardi di dollari annualmente entro il 2030 per adattarsi ad uno scenario con un aumento della temperatura di 2° centigradi. Questo significa, come evidenziato dal Rapporto sul Gap dell’Adattamento Climatico (GAP 2016) che i costi estimati sono dalle 9 alle 19 volte piu’ alti che i livelli attuali del finanziamento pubblico internazionale all’adattamento. Ciò nonostante ricerca dimostra che gli investimenti per l’adattamento al cambiamento climatico e la resilienza hanno degli alti tassi di rendimento; ogni euro investito porterà dai 2 ai 10 euro in cambio.
A livello globale, c’è sicuramente una maggiore coscienza dell’urgenza dell’ampliamento dei finanziamenti climatici, secondo questa linea le maggiori banche multilaterali per lo sviluppo ed alcune istituzioni hanno incrementato i loro obiettivi per il finanziamento climatico. Per citare due esempi, la Banca Mondiale ha annunciato a dicembre l’ambizioso obiettivo per un 35% di tutto il suo finanziamento destinato a generare co-benefici climatici nei prossimi cinque anni, sulla stessa linea l’Europa rispetto al 2013 ha più che raddoppiato i fondi raccolti per aiutare i paesi in via di sviluppo ad attenuare ed ad adattarsi all’impatto dei cambiamenti climatici. Infatti, L’UE, i suoi Stati membri (compreso il Regno Unito) e la Banca europea per gli investimenti costituiscono insieme il principale fornitore di finanziamenti pubblici per il clima ai paesi in via di sviluppo, con 23,2 miliardi di euro nel 2019, attraverso l’Alleanza mondiale contro il cambiamento climatico plus (GCCA+). I principali Fondi Internazionali per il Clima (meccanismi finanziari dell’UNFCCC), quali il Fondo Verde, il Fondo di Adattamento ed il Fondo Mondiale per l’Ambiente hanno finanziato complessivamente all’incirca 27 miliardi di euro e rivestono un altrettanto ruolo chiave nel finanziare progetti per l’adattamento o la mitigazione climatica nei paesi più vulnerabili, le cui condizioni di povertà delle componenti più fragili della società si sono acutizzate con la pandemia.
Una visione per il green recovery
La crisi climatica e quella sanitaria sono interconnesse, dato che entrambe impattano negativamente il benessere ed i mezzi di sussistenza delle popolazioni, ed in particolar modo quelle più vulnerabili. Alla luce di ciò gli investimenti per il recovery devono essere mirati ad affrontare entrambe queste crisi e soprattutto i piani di green recovery devono incorporare la resilienza e l’adattamento al cambiamento climatico come elementi transversali. Inoltre c’è un opportunità per ampliare gli investimenti nelle soluzioni basate sulla natura (Nature-based solutions), perchè ecosistemi sani sostengono intere economie e società: forniscono cibo, sostengono i mezzi di sussistenza, aiutano a combattere il cambiamento climatico e proteggono dai disastri naturali. Nei prossimi due anni si estima che i governi a livello mondiale spenderanno tra i 8 e i 15 triliardi di euro per riavviare l’economia mondiale, secondo un’affermazione del presidente dell’Istituto per le Risorse Mondiali (WRI per la sua sigla in inglese), un’economia mondiale che deve puntare alla resilienza e a basse emissioni di carbonio. Bisogna dunque impegnarsi in una risposta poliedrica, che realizzi l’interazione di mercato, istituzioni, cittadinanza attiva (a livello individuale e organizzato in enti intermedi) e imprese responsabili. Il che rimanda a un modello di sviluppo dove si comprenda l’importanza della sostenibilità ambientale, portando avanti gli sforzi della realizzazione di una economia circolare, basata sull’efficienza energetica dei processi produttivi, l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia ed il rispetto per le risorse naturali.
(*) Martina Dorigo è entrata a far parte del Fondo di Adattamento (Adaptation Fund) come Analista di programma nel febbraio 2017. Prima di questo incarico, Martina ha lavorato per oltre tre anni nell’Unità di resilienza del Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite e per il Programma Alimentare Mondiale per l’Iraq ed El Salvador. Martina ha esperienza nella progettazione, implementazione e gestione di progetti di riduzione del rischio di catastrofi, resilienza climatica e sicurezza alimentare ed è autrice e coautrice di pubblicazioni e documenti di conoscenza sui cambiamenti climatici e la riduzione del rischio di catastrofi. Martina ha conseguito un Master in Relazioni Internazionali presso l’Università LUISS di Roma, Italia. Parla inglese, italiano, spagnolo e francese
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Oggigiorno il mercato caseario impone alle imprese operanti in Sardegna un nuovo orientamento degli indirizzi produttivi, che devono necessariamente indirizzati verso alcune produzioni casearie gradite al consumatore finale.
Partendo da questi presupposti, innovativa e preziosa l’idea di creare un nuovo tipo di gelato a basso contenuto calorico prodotto con latte ovino. Questa “scoperta” nasce nei laboratori tecnologici di Agris, l’Agenzia regionale per la ricerca in agricoltura, con la fattiva e concreta collaborazione della Agenzia regionale Sardegna Ricerche e di alcune aziende casearie dell’isola. I ricercatori Agris della Sardegna impegnati nel progetto cluster “Contaminazioni: formaggi freschi al gusto di Sardegna” hanno indirizzato i loro studi e ricerche sul gelato, ovvero il prodotto apprezzato e scelto dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana. Il risultato finale è stato un gelato probiotico che rientra nei canoni delle indicazioni nutrizionali previsti dai Regolamenti UE: è un alimento ricco di acidi grassi omega-3, è fonte di proteine e di fibre, caratteristiche che si mantengono inalterate durante il periodo di conservazione. Questo gelato, secondo i tecnici Agris, ha permesso una formulazione degli ingredienti proteici incrementando il contenuto di sieroproteina. Inoltre come edulcorante è stato utilizzato l’eritritolo, in sostituzione parziale dello zucchero, che ha permesso di diminuire il carico glicemico del prodotto finale, ottenendo un tipo di gelato meno calorico di quelli presenti sul mercato nazionale (circa 140 Kcal per 100 grammi). “I ricercatori di Agris – afferma Gabriella Murgia, Assessore regionale dell’Agricoltura- stanno ponendo grande attenzione allo studio di prodotti innovativi che contribuiscono al mantenimento della salute, i prodotti funzionali, che sono in genere rappresentati da yogurt e latti fermentati , ma sono realizzati prevalentemente con latte vaccino. Quelli realizzati a partire dal latte ovino risultano invece poco o per niente diffusi, almeno sul mercato nazionale. Sarebbe strategico per le aziende sarde poter disporre di prodotti funzionali realizzati con latte di capra o pecora, che possono conquistare una fetta di mercato e soddisfare anche quella fascia di consumatori intolleranti ad alcune sostanze contenute nel latte vaccino”.
Questa “invenzione” commerciale potrà essere lo strumento idoneo ed utile nel complesso mercato sardo e nazionale? Attendiamo con ansia e trepidazione i gusti dei consumatori.
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Gianfranco Coppola é stato eletto Presidente dell’Unione Stampa Sportiva Italiana al termine del 46o Congresso nazionale svoltosi a Roma l’8 e il 9 marzo.
E’ caporedattore della sede RAI di Napoli e ha 59 anni. Agli auguri del Sugc, del Segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso e del Presidente del Cnog Carlo Verna, si sono uniti quelli del Presidente Unaga anche a nome della Giunta e del Consiglio.
“Caro Gianfranco – ha scritto Roberto Zalambani – le più vive felicitazioni per la tua nomina a Presidente e piena disponibilità a collaborare da parte del nostro Gruppo di specializzazione. In questo momento tanto difficile per il Paese e la nostra categoria, il giornalismo specializzato può rappresentare una risorsa da tanti punti di vista contrastando, con professionalità e deontologia, le pandemie mediali che ci stanno circondando”.
La risposta di Coppola é stata costruttiva e non di circostanza nella convinzione che “da sinergie inesplorate possano nascere percorsi molto interessanti”. Buon lavoro, Presidente.
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Dopo più di due anni come Amministratore Delegato, Christian Kühnhold lascia la direzione della European Pallet Association e. V. (EPAL).
Christian Kühnhold ha iniziato a dirigere EPAL nell’ottobre del 2018, guidando l’Associazione in progetti strategici e contribuendo a svilupparla con successo. Le sue tematiche principali affrontate sono state la digitalizzazione del pool di EPAL, ISPM 15 e la logistica transfrontaliera, nonchè la qualità e la sicurezza con una chiara attenzione agli utenti dei vettori. Inoltre ha rafforzato e sviluppato ulteriormente la presenza di EPAL nei nuovi mercati in Asia e Ucraina, oltre che in Turchia e Spagna. Christian Kühnhold lascerà EPAL il primo aprile 2021, il Consiglio di Amministrazione della European Pallet Association e. V. annuncerà a breve il nuovo successore.
EPAL – Chi èLa European Pallet Association e.V. (EPAL) garantisce un flusso regolare di merci nel mondo della logistica con oltre 600 milioni di Euro pallet EPAL e 20 milioni di Box pallet nel più grande pool di scambio aperto del mondo. Fondata nel 1991 come associazione ombrello di produttori e riparatori autorizzati di vettori di carico, EPAL è responsabile a livello globale della loro costante qualità. I pallet EPAL son prodotti con legno coltivato in modo sostenibile, CO2 neutro, possono essere riparati e riciclati e riducono le distanze di trasporto grazie alla loro elevata disponibilità. Nonostante EPAL sia un’associazione registrata, non persegue alcun interesse commerciale e prende tutte le sue decisioni nell’interesse dei suoi partner industriali, commerciali e logistici. EPAL è rappresentata in oltre trenta paesi da quattordici Comitati Nazionali, che si sono impegnati a realizzare tutti gli obiettivi dell’Associazione.
Per maggiori informazioni contattare:
Andrea Engels – European Pallet Association e.V. (EPAL)
T +49 (0) 211 98 480 48 93 – M +49 (0) 172 69 325 95
“La sospensione dei dazi da parte degli Stati Uniti sull’agroalimentare è una notizia importante per il mondo dei salumi, dei formaggi e dei vini italiani. L’amministrazione Biden non ha perso tempo e si vedono già i frutti del lavoro messo in campo dalla Commissione Europea e dalla presidente Ursula von der Leyen per la ripresa delle relazioni euro-atlantiche.”
Lo dichiara la Presidente di FerrariniLisa Ferrarini nel commentare la sospensione dei dazi da parte degli Stati Uniti sull’agroalimentare. “Dal nostro osservatorio- continua Lisa Ferrarini stiamo vedendo una buona vivacità nella richiesta dai nostri clienti negli Stati Uniti. Oltre ai consumi delle famiglie sta ripartendo la richiesta da parte del mondo della ristorazione, grazie ad una campagna vaccinale entrata nel vivo, dopo mesi di blocco totale. I nostri prodotti nei Usa sono particolarmente apprezzati ed auspichiamo di poter riprendere le quote di mercato che avevamo prima della pandemia. A partire dal Prosciutto di Parma e dal Parmigiano Reggiano non Ogm realizzato nella nostra azienda agricola per l’intera filiera: dal foraggio, alle bovine da latte, alla lavorazione fino alla stagionatura. Questa è una buona notizia anche per gli statunitensi perchè negli ultimi mesi veniva segnalato un aumento di prodotti contraffatti che nulla avevano a che fare con il Made in Italy.”
Ferrarini negli Stati Uniti è presente in alcuni tra i più importanti ristoranti italiani, nella grande distribuzione e in luoghi iconici come i negozi di Eataly, segnando fino allo scoppio della pandemia un forte incremento delle vendite negli ultimi anni. Oltre al Prosciutto di Parma, stagionato nelle cantine di Lesignano de’ Bagni, ai Salami e alla Mortadella, è molto apprezzato negli store statunitensi il Burro non OGM, ottenuto esclusivamente con il latte proveniente dagli allevamenti delle Fattorie Ferrarini. I prodotti Ferrarini si trovavano anche nei menù dei ristoranti di Eataly negli Stati Uniti e Canada. Grazie all’offerta completa dell’alimentare italiano di alta qualità, Ferrarini è presente in 34 paesi ed è tra i leader di mercato nel food made in Italy di qualità in Giappone, USA, Svizzera, Spagna, Hong Kong e in importanti Paesi del Sud Est Asiatico come Singapore e Thailandia. Fondata a Reggio Emilia nel 1956, Ferrarini è ormai una tra le più importanti realtà europee nel settore agroalimentare e propone in tutto il mondo, oltre al suo prosciutto cotto, i prodotti tipici dell’italianità: dal prosciutto di Parma alle diverse specialità di salumeria, accompagnate dai prodotti dell’azienda agricola Ferrarini, dalla quale l’attività imprenditoriale ha preso avvio, come il Parmigiano Reggiano DOP, i vini e l’aceto balsamico di Modena IGP e il Tradizionale di Reggio Emilia DOP. La produzione del “Parmigiano Reggiano DOP” vanta il presidio da parte di Ferrarini dell’intera filiera, dal foraggio, alle bovine da latte, alla lavorazione fino alla stagionatura; nella primavera del 2007 Ferrarini stata inoltre la prima azienda del comprensorio del Parmigiano Reggiano che ha ottenuto la certificazione di prodotto “con latte ottenuto da alimentazione NON OGM”.
“Dietro ogni prodotto Ferrarini – spiega il direttore marketing Claudio Rizzi – c’è una filosofia, un’idea fatta di Tradizione e Storia, come quella millenaria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia; c’è un viaggio alla scoperta dei nostri luoghi e delle Fattorie Ferrarini dove si coltivano il foraggio per alimentare le mucche da latte per la produzione del Parmigiano Reggiano NON OGM”.
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Che sia la ricorrenza che sottolinea quotidianamente i diritti, il valore, il grande impegno delle donne impegnate in agricoltura e nella tutela dell’ambiente. E’ tutti i giorni “8 marzo” per le donne impiegate in agricoltura e nelle tante attività legate alla tutela dell’ambiente, alle energie rinnovabili.
Dopo il commercio, l’agricoltura italiana è il secondo settore per presenza di imprese al femminile. Non si conoscono le cifre che rilevano l’impiego delle donne nel settore ambientale ed energetico. Di certo sono sempre di più le imprenditrici a capo di aziende che puntano su sostenibilità e riuso delle materie prime. Secondo Unioncamere, tra allevatrici, imprenditrici ortofrutticole e viticoltrici, le aziende femminili in agricoltura sono quasi il 30% del totale. Stime qualificate indicano un traguardo di 500mila imprese. La gestione femminile caratterizza più di un agriturismo su tre con 8.500 strutture turistiche e quasi il 40% di dipendenti donne dell’intero comparto. Gran parte delle realtà imprenditoriali green che hanno al timone donne sono caratterizzate da paradigmi produttivi innovativi e resilienti. Non è cosa di poco conto. Hanno le mani sporche di terra, lavorano al freddo ma anche sotto il sole a picco. Mettono in gioco tutta la determinazione per farsi valere e per garantire “la fine del mese” per la propria famiglia ma anche per quella dei dipendenti. Sono così le donne quasi sempre, sono così le donne in agricoltura alle quali vorremmo dedicare tutti i giorni, non solo l’otto marzo. Vogliamo dire grazie alle donne del vino, che stanno caratterizzando la creatività enologica, le donne del latte che si alzano alle tre di notte per avviare la mungitura, fare formaggi straordinari (e portare anche i figli a scuola), le donne del sole impegnate nei settori dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili, le donne dell’olio che contribuiscono al miglioramento della cultura dell’ulivo, le donne del pane, della farina e della pasta, che valorizzano e la filiera dell’eccellenza italiana legata ai cereali e ai prodotti derivati, le donne dell’orto che con arte e maestria sono in grado dar vita a prodotti freschi di qualità e a prodotti conservati in modo da conservare tutte le proprietà. Le tantissime imprese al femminile che creano l’eccellenza nel settore primario. Le donne non si occupano solo degli aspetti produttivi. Se, come sappiamo la politica si dimentica dell’altro genere, il nuovo governo Draghi ha arruolato due sottosegretarie al Ministero della Transizione Ecologica: Ilaria Fontana e Vannia Gava. Un’altra giovane donna Graziella Romito dirige le Relazioni Internazionali del Ministero delle Politiche Agricole. In questo ambito si sono affermate anche le marchigiane Francesca Gironi, all’ ufficio di presidenza della Commissione femminile del Copa-Cogeca, la federazione europea delle associazioni e cooperative agricole e responsabile di Coldiretti Donne Impresa Marche e Maria Letizia Gaddoni, alla guida di Coldiretti Marche e componente della giunta nazionale. Ma sono tante altre le donne che, in tutta Italia sono impegnate nel settore agroalimentare, ambientale ed energetico, sia con incarichi istituzionali e moltissime coloro che lavorano con determinazione e straordinarie capacità multitasking. E’ a loro che UNAGA e le ARGA dedicano la giornata internazionale dell’8 marzo e vigilano e lavorano affinché lo sia ogni giorno.
MARR S.p.A. società leader in Italia nella commercializzazione e distribuzione al food service di prodotti alimentari e non-food, si appresta ad acquistare la totalità delle quote di una società neo costituita, in cui saranno conferite tutte le attività della Antonio Verrini & Figli S.p.A. incluse quelle di lavorazione e commercializzazione di prodotti ittici, e di Chef S.r.l. che ha in affitto l’azienda Chef Seafood.
La Verrini, con base a Genova e che opera con 5 centri distributivi lungo la costa ligure e a Viareggio e una flotta di 50 automezzi refrigerati, rappresenta una realtà di riferimento nella commercializzazione di prodotti ittici in Liguria e Versilia. Nell’azienda, attiva fin dai primi anni ’50, si sono spese 3 generazioni della famiglia Verrini che l’hanno portata a oltre 48 milioni di Euro di vendite nel 2020 (ante pandemia erano stati 58 milioni nel 2019) con una significativa specializzazione nel fresco (oltre i 2/3 del fatturato) e nella lavorazione di prodotti freschi e decongelati.
L’operazione prevede anche l’apporto della Chef con oltre 7 milioni di Euro di vendite di prodotti ittici nel 2020, in prevalenza ai clienti della ristorazione nella riviera romagnola serviti dal centro distributivo di San Clemente (Rimini). L’acquisizione di specializzazione di prodotto e di competenze – che prevede anche la conferma del management della Verrini nelle persone di Alessandro e Manuel Verrini, con quest’ultimo che manterrà il ruolo di Amministratore Delegato – permetterà a MARR di rafforzare la propria presenza in Liguria e Versilia attraverso l’ittico fresco, una tipologia di prodotto fidelizzante e il cui consumo è strutturalmente in incremento. Il consumo mondiale di prodotti ittici dal 1961 al 2017 è cresciuto a un tasso annuo del +3,1% (FAO, 2020) con un valore annuo pro-capite che nel 2018 ha raggiunto i 20,5 kg. A livello europeo (EUMOFA, 2020) il consumo annuo pro-capite di ittico si colloca attorno i 24,4 kg con una propensione che in Italia sale a circa 31 kg. Il 20% del consumo ittico in Italia è extra domestico, una quota che nel periodo 2015-2019 ha fatto registrare un costante incremento in termini reali. L’ittico nella ristorazione fuori casa in Italia è quindi una voce in crescita in un paese in cui il consumo di tali prodotti si colloca al di sopra della media UE e con una quota di prodotti freschi che è circa il 36% di quelli congelati (EUMOFA, 2020).
MARR ha da tempo sviluppato una strategia per rafforzare la propria presenza e specializzazione nell’ittico fresco che nel 2019 rappresentava con oltre 100 milioni di Euro di vendita circa il 10% delle vendite al principale segmento dei clienti dello Street Market (ristoranti e hotel non appartenenti a Gruppi o Catene). Negli ultimi anni il tasso di crescita dell’ittico fresco all’interno dello Street Market è stato superiore a quello dell’intero segmento, grazie anche alle competenze di prodotto del Polo Ittico, una piattaforma ubicata a Rimini e dedicata all’approvvigionamento e distribuzione alle filiali MARR di prodotti ittici freschi nazionali e d’importazione.
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L’edizione 2021 di EIMA International, programmata a Bologna dal 19 al 23 ottobre prossimo, sarà più che mai “attuale”. In un contesto che vede delinearsi in Europa il “Green Deal”, che vede la transizione ecologica come una priorità dei Governi nazionali, che pone la digitalizzazione come condizione per l’innovazione dei processi produttivi, EIMA International darà un contributo di alto valore strategico.
La grande rassegna della meccanica per l’agricoltura, la cura del verde e la relativa componentistica propone infatti l’intero panorama delle tecnologie e dei dispositivi elettronici per il corretto impiego delle risorse naturali e la realizzazione di lavorazioni ecosostenibili. In una rassegna che si presenta suddivisa in 14 settori merceologici e in cinque Saloni tematici specializzati, grande rilievo avranno tutte quelle soluzioni che garantiscono la compatibilità ambientale, ormai prioritaria nella nuova politica agricola comunitaria. La riconversione verso le fonti rinnovabili è l’obiettivo di EIMA “Energy”, che offre sistemi di meccanizzazione per le intere filiere bioenergetiche. La preservazione della sostanza organica nei terreni, la riduzione degli input chimici, la prevenzione dei rischi geologici saranno oggetto di numerosi convegni e seminari, nell’ambito del ricco calendario degli eventi previsti nel corso della rassegna. “EIMA 2021 avrà grande impatto per quanto riguarda l’offerta tecnologica – spiega Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma, la Federazione italiana delle industrie costruttrici che è organizzatrice diretta della manifestazione – e avrà notevole influenza per i contenuti politici, contribuendo a promuovere strategie per guidare l’agricoltura verso una transizione verde”. La vetrina delle tecnologie si annuncia come sempre molto ampia, visto che ad oggi sono 1.500 le industrie costruttrici che hanno confermato la propria partecipazione, delle quali oltre 400 estere, e che numerose altre potrebbero inserirsi nel momento in cui dovessero venir meno in alcuni Paesi le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria.
Unaga seguirà la prestigiosa rassegna a livello di comunicazione e attraverso la presenza dei propri giornalisti specializzati.
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