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San Michele all’Adige (Tn): sperimentazione in sicurezza per trote, branzini e mangimi sostenibili

(di Silvia Ceschini – Responsabile ufficio comunicazione Fondazione Mach e giornalista ARGAV)

Lo staff tecnico della Fondazione Edmund Mach

Presso gli impianti ittici sperimentali della Fondazione Edmund Mach (San Michele all’Adige in Trentino) e del Dipartimento di Scienze Agroalimentari Ambientali e Animali dell’Università di Udine le attività per saggiare l’efficacia di mangimi innovativi nell’allevamento della trota iridea e del branzino non si sono mai fermate. Gli esperimenti, iniziati a novembre 2019, avevano lo scopo di valutare l’efficacia di mangimi dove ingredienti proteici convenzionali di origine marina e agricola erano sostituiti da farine di microalghe, di gambero rosso della Louisiana, di insetti e sottoprodotti avicoli, singolarmente o in associazione, con particolare interesse alla risposta integrata degli animali, data dalla loro velocità di crescita, dallo stato di benessere, dalla funzionalità del sistema immunitario e dell’apparato digerente includendo anche il microbiota intestinale.
Per poter rispettare le norme di contenimento del contagio COVID-19, i rilievi ed i campionamenti finali

Pescicoltura Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Tn)

dei due esperimenti sono stati realizzati ottimizzando il numero di membri dello staff coinvolti, che hanno operato nel più stretto rispetto delle norme di distanziamento ed utilizzando i prescritti dispositivi di protezione individuale anticontagio.

Il progetto Sushin: per una nuova generazione di mangimi

Il progetto “SUstainable fiSH feed INnovative ingredients” si propone di mettere a punto una nuova generazione di mangimi per i pesci da allevamento più diffusi in Italia, sostituendo alcuni dei comuni ingredienti utilizzati in acquacoltura con altri derivati da fonti sottoutilizzate, emergenti o semplicemente più sostenibili.
Il progetto è finanziato da un consorzio di fondazioni di origine bancaria attraverso il bando Ager-2, a sostegno della ricerca scientifica nel settore acquacoltura dell’agroalimentare italiano.

È coordinato dall’Università degli Studi di Udine e coinvolge l’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), la Fondazione Edmund Mach, l’Università degli Studi di Firenze, il Centro di Ricerca per la Zootecnia e L’Acquacoltura del CREA – Monterotondo e l’Università Politecnica delle Marche.

Umbria: crisi per i mercati delle carni suine, bovine e ovine. Tiene la filiera avicola

di Simona Maggi (Presidente ARGA Umbria)

Crollo significativo in Umbria per le carni suine, bovine e ovine e per le produzioni di latte (sia bovino che ovino), mentre il settore avicolo, ed in particolar modo quello della produzione di uova, continua e non ha avuto ripercussioni sul mercato.

Esposizione di capi nell’ ambito della prestigiosa fiera agricola AgriUmbria

A lanciare l’allarme è Confagricoltura Umbria, sottolineando che nella nostra regione il settore suinicolo ha subito, in questi due mesi, una riduzione di capi macellati nella misura del 30 per cento che questo ha comportato, come afferma Matteo Pennacchi, presidente sezione zootecnica Confagricoltura Umbria, “un danno diretto e indiretto agli allevatori, non solo per la mancata vendita dei capi maturi ma anche un ulteriore esborso economico legato all’alimentazione dei capi che non sono stati macellati”. Ulteriore criticità del settore è la sensibile riduzione della vendita dei prodotti stagionati tra i quali, soprattutto, prosciutto e insaccati.

Stesso discorso può essere fatto per il consumo di carni bovine che, in questi mesi, hanno subito una riduzione dei consumi di almeno il 20 per cento legato soprattutto al fermo delle attività di ristorazione e di tutto il settore Horeca. “Le problematiche della carne non riguardano solo gli allevatori ma si ripercuotono anche su tutta la filiera come ad esempio mattatoi e macellerie” spiega ancora Pennacchi. Le criticità rilevate in questo periodo hanno interessato anche il settore della carne ovina che, proprio nel momento migliore del mercato, legato alle festività pasquali, ha subito la riduzione sostanziale delle richieste di carne di agnello; “questo, come per l’allevamento suinicolo, comporta un duplice danno agli allevatori” evidenzia Pennacchi.

Anche il settore lattiero-caseario non è rimasto indenne dalla pandemia. Il cambiamento delle abitudini alimentari e la sospensione delle attività di ristorazione hanno comportato un calo soprattutto nei consumi dei prodotti freschi. “I caseifici – osserva Pennacchi – si sono visti costretti a ridurre o l’acquisto o il prezzo del latte alla stalla, sia bovino che ovino, in parte per la riduzione dei consumi ed in parte per il divieto di spostamenti al di fuori del comune di residenza previsti dal dpcm. In alcuni casi i caseifici hanno ridotto la trasformazione del 50 per cento ed hanno avuto riduzioni delle vendite quantificabili fino al 70 per cento.

“Il comparto zootecnico – dichiara Fabio Rossi, presidente di Confagricoltura Umbria – è una delle attività primarie per le aree svantaggiate dove le pratiche agronomiche tradizionali risultano di difficile applicazione. E’ quindi necessario preservare tale attività a presidio del territorio e per fermare lo spopolamento, laddove un livello minimo di popolazione e la conservazione dell’ambiente naturale non sarebbero stati altrimenti assicurati”.

In generale, prosegue Rossi, “la difficoltà di accesso al credito in tempi rapidi porta ad un mancanza di liquidità accrescendo le problematiche aziendali”. Pertanto, “vanno incentivate e promosse le carni umbre sane, certificate e garantite”.

Buone pratiche e distruzione del vettore: la Puglia combatte la “peste degli ulivi “

Il lavoro con le reti sotto gli ulivi in Puglia (Foto di Luciana Doronzo)

(di Luciana Doronzo – Consigliere AGAP-UNAGA) L’emergenza Coronavirus ha distolto l’attenzione da tante questioni, comprese quelle del mondo agricolo. E tra queste, in Puglia, figura la Xylella fastidiosa. La cosiddetta peste degli ulivi, comparsa nel 2013 in provincia di Lecce, e poi estesasi a quelle di Brindisi e Taranto, quasi lambisce a sud l’Area Metropolitana di Bari che con la confinante provincia Bat (Barletta-Andria-Trani) costituisce il polo d’eccellenza della olivicoltura italiana, dove si produce il 30 per cento dell’olio extravergine d’oliva. Finora la Xylella ha interessato 750 mila ettari.
E dopo uno stanziamento di 100 milioni di euro, due anni fa, legato al Piano nazionale per la gestione della specifica emergenza, il Piano straordinario per la rigenerazione del settore prevede nel biennio 2020/21 lo stanziamento di altri 300 milioni, per attività diverse.

La meraviglia dei grandi ulivi (Foto di Luciana Doronzo)

Ma se la Xylella avanza inesorabile (una cura non esiste, l’unico contrasto resta il contenimento) la burocrazia peggiora la situazione.

I censimenti proseguono a singhiozzo, anche le eradicazioni delle piante infette non viaggiano spedite. Peraltro la complessa materia in passato ha fatto registrare non pochi ostacoli per sovrapposizioni di competenze (anche giudiziarie) che hanno rallentato gli interventi.

Ulivi infetti da xylella

In questo periodo l’attenzione si concentra sulla lotta al vettore, la Sputacchina che diventa adulta e comincia a spostarsi. Preliminarmente erano state disposte in primavera misure fitosanitarie ritenute indispensabili,

insieme alle cosiddette buone pratiche (arature, trinciature) che proprio l’Emergenza Corona virus aveva inizialmente limitato a causa della quarantena. Poi, con le autorizzazioni a svolgere le manutenzioni in campagna si e’ potuto attivare il programma di distruzione del vettore nello stadio giovanile. Ma se tutto questo sarà servito potremmo scoprirlo solo tra qualche mese.

  

LA PANDEMIA HA STRAVOLTO I PROGRAMMI DELLE ASSOCIAZIONI INTERNAZIONALI DEI GIORNALISTI DELL’AGROALIMENTARE

Il Consiglio direttivo di ENAJ si è riunito su una piattaforma virtuale. Affrontati i nuovi programmi per la seconda parte del 2020. In alto a sinistra il presidente Hans Siemes; nel riquadro immediatamente sottostante la vice presidente Lisa Bellocchi

Il congresso mondiale, che avrebbe dovuto tenersi in Danimarca all’inizio dell’estate, è stato cancellato. Il congresso del 2021, programmato in Australia, è di nuovo in cerca di una sede, dopo che il Paese, già provato dai roghi dei mesi scorsi, ha rinunciato alla propria candidatura. Le elezioni per il rinnovo del Presidium (presidente, vice presidente, segretario e tesoriere) si terranno a giugno online. E’ la situazione di IFAJ, la Federazione mondiale dei giornalisti e comunicatori agricoli, a fronte del coronavirus.

ENAJ, l’organizzazione europea dei giornalisti agricoli, è stata costretta a rinunciare al “low budget press trip” in Croazia, programmato per l’inizio di giugno in concomitanza con la periodica riunione informale dei ministri agricoli europei. Essa stessa, con ogni probabilità, si svolgerà su qualche piattaforma informatica e non di persona. E’ stato rinviato al 2021 l’annunciato Forum dei giornalisti europei ENAJ con il nuovo commissario all’agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski. Resta qualche speranza di poter effettuare l’educational sulle orticole, previsto all’inizio di settembre in Belgio. La pandemia ha stravolto i programmi di tutte le organizzazioni professionali.

Le riunioni degli “executive member” di IFAJ (un rappresentante per ogni Paese aderente) già da tempo si svolgevano via web, per le difficoltà e i costi di riunioni “fisiche”, ma quest’anno mancherà l’unica occasione di incontro personale, costituita dal Congresso.

Negli ultimi mesi sono diventati virtuali anche i meeting del Consiglio Direttivo di ENAJ, che nel passato erano “faccia a faccia” nella maggior parte dei casi. Alcuni recenti si erano svolti in Italia, a Siena, Bologna e Ferrara, dopo i press tour del 2015, in occasione dell’Expò universale di Milano.

Lisa Bellocchi (responsabile dei rapporti internazionali di UNAGA e vice Presidente ENAJ)

Friuli Venezia Giulia: Tra vigneti e agriturismo, alle prese con le nuove norme e il calo delle vendite

(di Gian Paolo Girelli – ARGA Friuli Venezia Giulia)

Dopo la chiusura forzata, causa l’epidemia del coronavirus, siamo finalmente alla timida ma molto attesa partenza anche dell’attività agrituristica. Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto con il quale consente alle Regioni di stabilire le linee guida per la riapertura anche delle attività di ristorazione per bar, trattorie e agriturismo altre attività.

In particolare si raccomanda una rimodulazione degli spazi e della disposizione di tavoli e posti a sedere. Il distanziamento non dovrà essere inferiore a 1 metro, garantendo comunque tra i clienti durante il pasto, una distanza in grado di evitare la trasmissione di ‘droplets’,  inclusa anche la trasmissione indiretta tramite stoviglie, posaterie, ecc. I posti a sedere dovranno essere disposti in maniera da garantire un distanziamento fra i clienti adeguato, tenendo presente che non è possibile predeterminare l’appartenenza a nuclei in coabitazione.

Dovrà essere inoltre definito un limite massimo di capienza, non sono previsti posti in piedi nelle sale da pranzo. Il documento sottolinea anche l’importanza di un ricambio di aria naturale e consiglia, soprattutto in una prima fase, di favorire soluzioni che privilegino l’uso di spazi all’aperto rispetto ai locali chiusi. Ove ci sia l’aria condizionata dovrà essere escluso il ricircolo.

Soddisfazione per le misure meno restrittive

In Friuli Venezia Giulia, come d’altronde nelle altre regioni, dopo una chiusura di oltre due mesi, con mancati introiti, le varie aziende pronte  a questa nuova situazione, che creerà comunque non pochi problemi soprattutto alle piccole aziende, con locali non molto ampi e a gestione perlopiù familiare. Un problema che si somma ad altri poiché queste attività agrituristiche si aggiungono all’occupazione, spesso principale, di viticoltura e produzione di vino.

Sui Colli orientali

Al “Ronc di Guglielmo” a Spessa di Cividale, nel cuore dei Colli Orientali del Friuli, un’azienda che offre ai suoi ospiti, oltre alle sue molteplici varietà di vini,  prodotti in circa 10 ettari di vigneti collinari, anche la possibilità di assaporare prodotti locali, con affettati, e formaggi insuperabili. Il figlio del titolare Guglielmo Domenis, Paolo dopo la chiusura totale dal 10 marzo scorso, si prepara alla riapertura calcolando un certo dimezzamento dei posti nel locale. “Per fortuna abbiamo un porticato con tavoli all’aperto – spiega Paolo – quello almeno ci garantirà qualche possibilità maggiore. Anche nel nostro settore – continua Paolo Domenis – molte sono state le promesse ma la realtà… e per quanto concerne il vino, abbiamo attivato la vendita a domicilio e andremo avanti così; ma con bar e ristoranti chiusi la richiesta naturalmente è fortemente calata”. “Poi la crisi inevitabile provocata dal coronavirus, con gente che ha perso il lavoro o ha guadagnato di meno, avrà le sue ripercussioni senz’altro anche sulla nostra attività, danno che si aggiunge a danno”. Per quanto riguarda la produzione vinicola, viste le premesse, l’azienda farà una valutazione, verso fine giugno,  per una eventuale rivisitazione nei filari con probabili diradamenti di grappoli, cosa che servirà a ridurre in parte la produzione vinicola, in compenso migliorando la qualità. Infatti una tra le incognite future che riguarda tutti i produttori è la sovrapproduzione e i suoi possibili effetti sui prezzi del vino.

Dopo i cibi per asporto si torna in sala

Ferma da un paio di mesi, come tutte le attività che prevedono spazi per il ristoro, un’altra azienda vinicola: la “Vigneti Negro”di Spessa di Cividale. “Fino adesso abbiamo continuato con la vendita di vino a domicilio – ci dice la titolare, signora Renata – abbiamo servito per lo più la nostra clientela abituale.Forniture da  Trieste alla Lombardia, ma abbiamo perso una buona parte di vendite a esercizi ma soprattutto alle attività di ristorazione, in quanto per ovvi motivi erano chiuse”. L’attività di ristorazione agrituristica, molto quotata, da non dimenticare le prelibate tagliatelle al sugo di germano, il salame con l’aceto e il frico, purtroppo ne risentirà in termini di offerta essendo qui  i locali molto piccoli. “Da un po’ di tempo abbiamo continuato con attività per asporto – continua la signora Renata – però adesso dovremo cercare di adeguare in qualche modo il poco spazio al coperto. Metteremo anche dei tavoli all’aperto perché altrimenti l’affluenza sarebbe veramente esigua, sempre sperando nelle condizioni del tempo: una pioggia improvvisa non ci permetterà di garantire le prenotazioni che saranno comunque necessarie per i posti al coperto. Stiamo pensando anche all’ipotesi dei doppi turni – aggiunge –  sempre sperando nella puntualità dei clienti perché solo così si dovrebbe riuscire a gestire una buona turnazione. Infine stiamo adeguando il bancone, nel lato cassa, con un separatore in plexiglass come d’altronde previsto dalla  normativa. E per il resto si vedrà”.

Prenotazioni obbligatorie 

Sarà ovunque  necessaria la prenotazione da parte dei clienti, in modo da prevenire assembramenti di persone in attesa fuori dai locali. Si dovrà inoltre mantenere l’elenco dei clienti che hanno prenotato, per un periodo di 14 giorni. Eliminati i buffet, i menù saranno scritti su lavagne, o stampati su fogli monouso. Inoltre gli avventori dovranno indossare la mascherina entrando e uscendo dai locali o per utilizzare il bagno. Altra incombenza per i gestori al termine di ogni servizio sarà l’igienizzazione di tavoli, saliere, oliere e acetiere.  Norme anche per chi lavora sia in cucina sia al servizio ai tavoli, dovranno indossare la mascherina chirurgica e guanti per tutte le attività possibili. Dovranno poi essere disponibili prodotti igienizzanti per clienti e personale anche in più punti in sala e, in particolare, per l’accesso ai servizi igienici che dovranno essere igienizzati frequentemente.

DALLA CAMPANIA UN DECALOGO “SOCIAL” PER ORIENTARE IL GIORNALISMO SPECIALIZZATO

Geppina Landolfo – Presidente ARGA Campania e vice Presidente UNAGA

E’ online il nuovo sito dell’ ARGA Campania. Era il 2001 quando l’Associazione, tra le prime nell’ ambito dell’ UNAGA, si dotò di un portale web che si propose da subito come forum sull’ informazione legata ai temi dell’ambiente e dell’agricoltura nella regione.

“Quasi vent’anni dopo abbiamo cambiato veste grafica e tecnologia – afferma la Presidente Geppina Landolfo –  ma i contenuti e lo spirito restano gli stessi: spazio alle iniziative e ai lavori curati dai soci ma anche agli attori, pubblici e privati, dei settori di riferimento con una particolare attenzione alla difesa del suolo e delle acque dall’ inquinamento provocato dall’ uomo, come dimostrano anche i piu’ recenti articoli che danno notizia di interventi dei Carabinieri forestali per sventare lo sversamento di liquami in mare e per contrastare l’ emergenza Terra dei Fuochi non ancora del tutto superata. Il nostro obiettivo – continua – è di creare una piazza virtuale dove confrontarsi in attesa di riappropriarci degli spazi fisici che l’ emergenza Coronavirus ancora ci nega; uno spazio che racconti chi siamo e dove vogliamo andare come Associazione ma che rappresenti anche un focus sulle esperienze che guardano al futuro in termini di sostenibilità ambientale e recupero del territorio”.

Nel nuovo sito ARGA Campania ripropone il ‘Decalogo’ voluto dall’ indimenticabile Presidente Francesco Landolfo nel 2006 quando l’etica della professione sembrava una esclusiva di altri settori del giornalismo e le tematiche da noi sviluppate condannate alla marginalità mentre oggi sono al centro degli interessi e delle preoccupazione dei cittadini consumatori. Si tratta di dichiarazioni di intenti, di impegni e di valori attorno ai quali si cementarono le iscrizioni e che, grazie in particolare a Gianpaolo Necco, diventarono patrimonio di tutta l’UNAGA.

“Nella premessa – sono ancora parole di Geppina Landolfo – si rivendicava orgogliosamente il nostro essere giornalisti e per questo ci ponevamo l’ obiettivo di diventare una potenziale cassa di risonanza per i successi della Campania nei settori dell’ambiente, dell’agroalimentare, del turismo, della ricerca scientifica e della comunicazione, ma anche per la denuncia di carenze, contraddizioni, ritardi e omissioni. Ripercorrendo i dieci punti del documento, che si può leggere integralmente sul nostro sito – conclude la Presidente – troviamo forti richiami al rispetto, tutela e valorizzazione dell’ ambiente, alla ricerca di un nuovo rapporto dell’ uomo con la natura, all’ uso consapevole delle risorse naturali, alla prevenzione, a trasporti meno inquinanti, a una sana alimentazione, alla valorizzazione dei prodotti e dei piatti tipici, al turismo alternativo e a contatto con la natura. Sono linee guida che i nostri iscritti si impegnano a portare ogni giorno nella professione”.

 

DOPO IL CROLLO C’E’ FIDUCIA NELLA RIPRESA PER GLI AGRICOLTORI DEL LAZIO

Foto di Tiziana Briguglio, ARGA Lazio

Un altro terremoto. Sui monti del reatino, nelle zone del Lazio colpite quattro anni fa dal sisma che ha causato distruzione e morte, l’emergenza per il Covid-19 ha forse dato il colpo di grazia ad un’economia agricola che stava faticosamente e con caparbietà cercando di rialzarsi dal tappeto. Il lockdown, ragionevolmente imposto per evitare guai maggiori dal punto di vista sanitario, ha avuto ripercussioni economiche negative non solo in quelle zone, ma in tutto il territorio laziale, dove la produzione agricola e l’industria agroalimentare rappresenta la gran parte del Pil regionale.

Anche se le attività agricole sono state (ovviamente) consentite durante i giorni di clausura sociale, se il supporto dei Consorzi di bonifica è proseguito senza interruzione, se il raccordo con le organizzazioni di categoria non è mancato, i problemi per gli operatori del settore si sono presentati e si presentano ancora in modo pesante, come i vari media hanno potuto ampiamente testimoniare ogni giorno anche grazie al lavoro dei giornalisti iscritti ad ARGA Lazio. Senza dover ricordare i disagi provocati dalla scoperta di alcuni operatori contagiati dal virus al MOF, il Centro Agroalimentare di Fondi (il più grande mercato ortofrutticolo d’Italia), bastano un paio di esempi per dare un’idea di quanto sta avvenendo.

Foto di Tiziana Briguglio, ARGA Lazio

Il primo, che peraltro in questi giorni è al centro dell’attenzione per motivi di carattere etico e sociale, è quello relativo ai lavoratori stagionali. Non si trovano. Le aziende agricole laziali (ma è senz’altro un problema nazionale) affermano di essere in forti difficoltà, vista l’impossibilità di avvalersi di lavoratori provenienti dall’estero: soprattutto dall’India, almeno nella zona dell’Agro Pontino, dove la produzione di fiori e fragole in questi mesi è andata quasi del tutto in malora. Secondo esempio, quello del comparto lattiero-caseario. Il ridotto consumo derivante specialmente dalla chiusura del settore ho.re.co. e la concorrenza dell’importazione dal nord Europa hanno prodotto un calo drastico del prezzo del latte alla stalla. Meno 4-5 centesimi/litro per quello di mucca (i caseifici avevano addirittura “consigliato”, ad inizio lockdown, di ridurre la produzione abbattendo capi o diminuendo il quantitativo di mangime) e addirittura meno 80 centesimi (dagli originari 1,80 euro/litro) per quello di bufala, scaricando in quest’ultimo caso sugli allevatori il costo del congelamento di questa preziosa materia prima per le famose “mozzarelle”.

Insomma, una situazione dalla quale non sarà facile venir fuori senza pesanti perdite. La speranza per gli agricoltori laziali, oltre che dagli attesi contributi della Regione Lazio, è riposta solo nella fine del periodo emergenziale.

Roberto Ambrogi (Presidente ARGA Lazio)

APPUNTAMENTO IL 15 MAGGIO 2020 – ORE 16:30-18:00 COL WEBINAR ARGAV: LE GUERRE DELL’ACQUA IN ITALIA E IN EUROPA

ARGAV, l’Associazione dei Giornalisti Agroambientali di Veneto e Trentino Alto Adige organizza il webinar:

LE GUERRE DELL’ACQUA IN ITALIA E IN EUROPA

L’appuntamento è per venerdì 15 maggio 2020 dalle ore 16:30 alle 18:00 sulla piattaforma Zoom al seguente link:

https://us02web.zoom.us/j/88309291917?pwd=a0dzKzRmVnZNemxaeWU2djI3b0lGdz09

Intervengono: Adriano Battilani, Segretario Generale di Irrigants d’Europe, Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI, Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Modera Fabrizio Stelluto, giornalista e Presidente di ARGAV.

FederUnacoma: EIMA International di Bologna parte in digital preview, e ritorna in Fiera nel febbraio 2021

La grande esposizione della meccanica agricola ,uno degli eventi di settore più importanti al mondo con quasi 2000 industrie espositrici e un totale di 320 mila visitatori  – non potrà svolgersi dall’11 al 15 novembre 2020, come da programma, ma si terrà, sempre presso il quartiere fieristico di Bologna, dal 3 al 7  febbraio 2021. L’appuntamento di novembre non verrà tuttavia disatteso, perché EIMA International darà vita, negli stessi giorni inizialmente programmati, ad “EIMA Digital Preview”, il primo evento di meccanica agricola a livello mondiale interamente mediatizzato con piattaforma e tecnologie digitali, un esperimento unico nel panorama di settore, un’esperienza nuova che proietterà espositori e visitatori in una nuova dimensione.

“La scelta di rinviare la grande EIMA tradizionale – spiega Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma, la Federazione dei costruttori italiani che è diretta organizzatrice della rassegna – nasce da un’attenta valutazione logistica ed economica nella convinzione che gli eventi fieristici potranno essere ancora condizionati in autunno da specifiche ordinanze del Governo con trasporti e servizi ancora rallentati sia in Italia che all’estero”. “D’altro canto la filiera dell’agricoltura e della meccanica applicata ha necessità urgente di riprendere l’attività – spiega Malavolti – perché c’è grande interesse verso le innovazioni tecnologiche e grande bisogno, soprattutto dopo la fase acuta dell’emergenza virus, di restituire energia e competitività all’economia primaria”. “Le adesioni alla 44ma EIMA hanno già riempito il quartiere fieristico bolognese e questo assetto organizzativo viene trasferito in blocco a febbraio – spiega il Direttore Generale di FederUnacoma Simona Rapastella – mentre stiamo già lavorando alla piattaforma digitale che permetterà agli espositori di presentare in anteprima a novembre i propri profili aziendali e la gamma dei prodotti e delle novità. “Stiamo elaborando in sinergia con le istituzioni, le organizzazioni professionali e le case editrici – aggiunge Rapastella – un programma di seminari, convegni ed eventi mediatizzati, che tengano alta l’attenzione sui temi salienti e favoriscano l’incontro fra domanda  e offerta di tecnologie per l’agricoltura, la cura del verde e la manutenzione del territorio”. “Particolare importanza avranno nella nuova piattaforma gli incontri ‘business-to-business’ con gli operatori esteri – conclude Rapastella – che rappresentano per la nostra rassegna un target strategico e un grande punto di forza”.

LE SEI RAGAZZE DI “FILIERAGRICOLA” CONTINUANO LA TRADIZIONE DEL CIAUSCOLO

Nei giorni del lock down conseguenti all’emergenza Covid19, mentre tutta Italia è in attonito dolore e chiusa in casa, sei ragazze uniscono le forze e danno il via alla prima filiera corta che produce il re della norcineria marchigiana, il famoso ciausculo. La nuova realtà imprenditoriale “Filieragricola” nasce dalla tradizione familiare nel settore agroalimentare.

Genny e Katia sono figlie d’arte. Da cinquant’anni il Salumificio Monterotti del papà Fabrizio, produce ottimi insaccati, dal ciauscolo al prosciutto in quel di Sarnano (MC) lavorando solo carne di maiali provenienti da aziende locali, in gran parte dall’allevamento Pacioni a S.Angelo in Pontano (MC). Il rapporto di fiducia e di filiera che lega le due famiglie, spinge le ragazze dell’ultima generazione a unirsi in un’unica impresa incentrata sull’altissima qualità e controllo in ogni passaggio della produzione dell’intera catena produttiva interamente aziendale.

Valentina e Arianna e le loro cugine Ramona e Giada, raccolgono il testimone dai loro genitori, le famiglie Pacioni da decenni conducono una realtà specializzata nell’allevamento di maiali alimentati con mangimi dei loro campi, 100 ettari coltivati a mais, triticale, orzo e favino di coltivazione propria. Con l’avvio del sodalizio incrementano il numero dei capi portandoli a 1500. “L’obiettivo – afferma con orgoglio Giada- è produrre sempre prodotti sani e buoni, senza mai scendere di livello, nasce così il FilierAgricola Monterotti e Pacioni, con la forte volontà di offrire un prodotto che è sinonimo di garanzia di qualità e professionalità. Il macellaio è per definizione un lavoro maschile ma anche noi ragazze possiamo svolgerlo con passione e determinazione”. Così queste giovani donne, sostenute dalle loro famiglie, nel cuore del cratere marchigiano martoriato dal sisma del 2016 e nei giorni più duri per il Paese, si uniscono e fanno squadra puntando sulla qualità dei prodotti, certe che a breve l’economia ripartirà. Si dividono compiti e responsabilità, senza gerarchia. Per venire incontro ai consumatori limitati negli spostamenti a causa del Coronavirus, oltre ai due punti vendita già presenti a Sarnano e alla struttura mobile, aprono un nuovo negozio a Passo S. Angelo (Mc).

“Volevamo puntare alla qualità e realizzare la filiera completa per produrre un ciauscolo di eccellenza e anche tutti i salumi della tradizione marchigiana – racconta Genny – allora abbiamo deciso insieme alla famiglia Pacioni, nostra storica fornitrice di carne suina, di unire forze e volontà”.  Tutto è cambiato con la pandemia ma la squadra femminile “FilieraAgricola” non ha paura. Guardano avanti. Il futuro del settore agroalimentare è nella qualità garantita in ogni fase e nella determinazione.

Luana Spernanzoni (Presidente Arga Marche)