Pubblichiamo gli auguri della Ministra Bellanova.
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Proviamo ad azzardare alcune ipotesi cominciando dalla ristorazione stellata con Alberto Tonizzo. Poco spazio alla creatività per una logica aziendale che coniugi sostenibilità ambientale ed economica e la proposta di luoghi e sapori del territorio. Vincerà una cucina più reale, attuale, concreta, che trasmetta valori umani regati alla territorialità, alla prossimità, alla valorizzazione delle culture e del rapporto tra persone nel rispetto del pianeta e della reciprocità. In questi giorni si parla di emergenza, ma non si parla a sufficienza di ciò che sarà il dopo emergenza. Di come potremo riprendere la vita di ogni giorno. Non certo come prima. Ma proprio per questo, cercando di ipotizzare percorsi nuovi da seguire per rendere sostenibile la ripresa. Che come concordano diversi analisti con una valutazione multidisciplinare, potrebbe coincidere con il rilancio. Con un nuovo periodo di sviluppo. Con la crescita. Non solo dell’economia, ma anche dei valori, del benessere. Di un benessere al quale un ritmo frenetico dell’esistenza ci aveva disabituati. Cambierà l’Europa questo virus? Se così sarà, cambieranno gli scenari dei flussi turistici, specialmente di quel turismo attento e di ricerca. Che finora ha sostenuto settori di nicchia, e non solo, del territorio. Che sono trainanti per l’attrattività del territorio. E che sono forse i principali custodi della cultura del territorio. Dell’essenza della civiltà contadina che è stata per secoli la fonte dell’economia dell’area. Eccellenze, che sono la più alta espressione dall’agricoltura di pregio, dall’agroalimentare specializzato, dall’alta ristorazione, dalla ricettività di pregio, all’enologia, che oramai ha raggiunto un livello di qualità omogeneo, ma differenziato per prodotti. E, fino a oggi, anche per mercati. Infatti, gli operatori più attenti si stanno già interrogando su come sarà il futuro del dopo-pandemia. Di più, cercando di capire come poter assecondare le attese degli ospiti, a tavola, in cantina, nelle nicchie della ricettività, ecc. Perché gli operatori che amano la loro attività puntano soprattutto a far sentire gli ospiti come a casa loro. Il ‘come a casa loro’, però, a questo punto implica, per esempio, intuire come sorprendere i commensali con piatti che rispondano ai loro desideri, ma mantengano saldo l’attaccamento al territorio, alla stagionalità, a un percorso identitario, ma orientato all’alta qualità. La ristorazione rivierasca se lo sta chiedendo, a cominciare dalla cucina stellata. Così come quella di pregio del Trentino, come segnala l’amico e maestro di penna Edoardo Raspelli. Ma anche nella Riviera Friulana sta accadendo questo. Gelato artigianale di pregio che arriva fin davanti a casa, piatti anche elaborati ma pronti che sono consegnati sull’uscio dei committenti. Vini di pregio, anche di cantine che si distinguono spesso nei concorsi enologici internazionali, spediti, anche su distanze brevi, con il corriere. La cucina stellata che propone, e il riscontro è positivo, per predisporre il menù pasquale. Nella Riviera Friulana ad aprire questa strada è Alberto Tonizzo, de Al Feratur di Rivignano, locale con una storia di oltre cinquant’anni. Che l’emergenza, nonostante l’alto livello di qualità raggiunto, ha costretto e indotto a cambiare strategia e progettualità. Già, progettualità. È su questo elemento che si concentra Tonizzo. Chiedendosi se si riprenderà come prima. Se a tavola si potrà stare, presto, di nuovo con i piedi sotto al tavolo. Nel caso, il suo locale, pensato negli anni 60, possiede gli spazi per poter continuare nel rispetto delle distanze tra i commensali. Senza intaccare la qualità del convivio. Ma, si chiede Alberto, avremo ancora ospiti stranieri? Quelli che continuano a scegliere la nostra cucina, dopo questa brusca fermata avranno le stesse attese, gli stessi gusti, vorranno le stesse cose? Quella di Tonizzo è una cucina che parte dalle emozioni, Suscitate da piatti che nascono dalla geniale intuizione di Gualtiero Marchesi: una ‘nouvelle cuisine’ calata sul territorio e capace di interpretarne l’essenza, le carature, il retaggio di una storia ancorata alle tradizioni della campagna, del fiume, della laguna, del mare Adriatico. Mah? Si chiede ancora Alberto, sarà ancora così? O si vorrà riassaporare il gusto della tavola tradizionale. Avrà un senso impiegare tanto tempo in cucina per preparare piatti spettacolari, una sinfonia di sapori, aromi, colori. O dopo questa pausa di riflessione bisognerà fare un passo indietro e ripartire per un nuovo Rinascimento della cucina italiana, che è sempre trainante tra i sapori del mondo? Alberto Tonizzo: Alberto cita Ferran Andrià, un faro della ristorazione moderna, capofila di un pensiero rivoluzionario e fondante: – “Non è il momento della creatività, ma della logica imprenditoriale”. E per Alberto, che ha già cominciato a interpretare questo percorso, nel piatto “ ‘si ritornerà alla terra e al mare’, anche se questa riflessione identificherà soltanto una delle fasi di questa trasformazione. Perché un’onda invisibile ha invaso e modificato la nostra quotidianità, le nostre sicurezze e il nostro futuro. Si parla molto di sintomi derivanti dal virus, ma molto meno del virus, come episodio di un cambiamento preannunciato. Perché cambierà sensibilmente gli stili di vita. Alcuni parlano di ‘buoni pasto’, altri di proposte promozionali, altri rievocano i fasti antichi di pietanze rassicuranti. Altri ancora fanno pronostici tra quali modelli reggeranno alla crisi, quali riusciranno a trasformare l’offerta, quali chiuderanno per sempre i battenti. Un cambiamento, quello che si sta ormai palesando, che partendo dai riflessi economici della pandemia ricadrà su conseguenze anche pesanti dal punto di vista economico. Tant’è che un consistente gruppo di operatori del turismo, della ristorazione, dell’agroalimentare rappresentati dalle rispettive associazioni stanno facendo pressione sul Governo affinché siano previsti interventi a sostegno delle realtà più piccole, e sono davvero tante, che risentono e risentiranno della crisi”. Fare pronostici? Per Alberto Tonizzo è ancora azzardato. Occorre considerare che –“la ristorazione è l’espressione della società, che ora è globalizzata. Ma rimarremo così o si ritornerà alle identità locali, che in realtà da noi non sono mai state sopite? Riscopriremo il gusto di assaporare al di là dei condizionamenti”? La sua cucina era già così. Ma la domanda è: continuare così o cercare di capire quale sarà l’approccio con il cibo dopo la pandemia, ovvero dopo una prolungata e forzata ‘pausa di riflessione’”? Si amplifica nel contempo il valore della comunicazione attraverso i social media. Che raggiungono una società in rete, articolata e variegata, complessa ma sempre più completa. Questo vale anche per la comunicazione: i grandi quotidiani erano in crisi, con la pandemia hanno imboccato una ulteriore discesa. Tanto per essere espliciti, uno dei principali gruppi editoriali italiani ha dimezzato i compensi già esigui ai propri collaboratori. Quindi, il vettore più efficace per comunicare e far conoscere le proprie carature sono oggi sempre di più i social, e il web. Gli stessi quotidiani, offrono la possibilità di essere letti nel telefonino con un semplice clic. Quindi, la ristorazione dove potrà andare? “Dovrebbe raggiungere una visione più teleotipica, incentrata sull’obiettivo finale, piuttosto che soffermarsi su teorie, creatività e fiction a tavola. Dovrà essere più vicina all’esperienza sensibile, che comprende l’esistenza delle finalità e del finalismo dell’umanità”. Ovvero? “Un ritorno a sé stessi, alla percezione dei sapori e alla riesumazione della memoria del gusto, dei profumi, delle sensazioni che promanavano dalla cucina delle nonne e delle madri. Ovvero, un ritorno alla natura nel piatto”. Come? “Attraverso la sostenibilità ambientale, quella economica, la proposta di luoghi ameni: ognuno di questi valori sarà la conseguenza dell’altro, in un’armonia naturale, umana e godibile”. Quindi, della buona ristorazione, che ne sarà? “Dovrà assumere connotati più reali, più attuali, più concreti. Valori umani legati alla territorialità, alla prossimità, alla valorizzazione delle culture e del rapporto tra persone, nel rispetto del pianeta e della reciprocità”. Carlo Morandini (Consiglio Nazionale UNAGA Friuli Venezia Giulia) Gli scienziati ricordano che le pandemie non sono fenomeno raro. Ci sono state in passato, ci saranno ancor più frequentemente in futuro: favorite da crescita demografica e improprie densità di attività umane. Non solo dovranno cambiare sostanzialmente i modi in cui creare ambienti di vita e città. Sperimentato l’attuale lungo periodo di “arresti domiciliari”, anche la casa dovrà mutare per rispondere a nuovi requisiti. Non bastano case antisimiche, non basta che tendano ad azzerare i consumi, non basta che rispondano alle infinite norme che via via si susseguono. È essenziale ripensarle. C’è stato un lungo periodo durante il quale funzioni che storicamente si svolgevano nella casa sono state espulse, le superfici sono andate riducendosi al cosiddetto essenziale. Il Covid-19 spinge a ripensare l’alloggio perché consenta anche di isolarsi in condizioni attive e piacevoli, o di partecipare ad azioni comuni stando ciascuno di per sé. Gli alloggi dovranno affrancarsi sia dalle riduzioni proprie delle ricerche sull’existenz minimum, sia dalla più recente moda dello spazio continuo e unitario. Ogni abitante dovrà potersi anche isolare acusticamente per lavorare o apprendere a distanza senza disturbare chi contemporaneamente partecipa a teleconferenze, incontri Skype e così via. Come occorre spazio per biciclette, carrozzine o altro, si è ora capito che è irrinunciabile dotare ogni casa anche di una “stanza” all’aperto -una loggia, una terrazza, un “orto urbano”- cioè di uno spazio aperto e realmente abitabile. Inoltre, ormai acquisito il requisito nZEB, occorre garantire riscontri d’aria e incentivare la sperimentazione di logiche di areazione naturale adatte a sostituire l’aria condizionata. Basta con impianti che sprecano energia cercando di correggere errori di progetto. Per gli ambienti confinati si rafforza la necessità di difendersi dai tanti pericoli dell’indoor. Salute, benessere psicofisico, umore e vivibilità, chiedono di guardare fuori, captare raggi di sole, vedere la luna, a volte proteggersi, anche di ben utilizzare i colori. Poi ci sono le questioni dei materiali di finitura interna che, oltre agli ovvi requisiti di eco-compatibilità, adatti anche a semplificare igiene, pulizia, manutenzione. Le case dovranno essere capaci di interloquire con la robotica nei casi in cui serve. Le coperture degli edifici non saranno mai più spazi abbandonati, ma annessi agli alloggi, protetti da pergole fotovoltaiche, trattati a verde di vario tipo, adatti a captare l’acqua piovana; inclinati quando occorre far defluire la neve. Non meno dei 2/3 del costruito sono case. Sostanziale rifuggire da “isolati”, cioè da quanto -come dice la parola stessa- non partecipa allo spazio urbano. Senso del costruire è contribuire a formare città/civiltà, definire parti -“frammenti”- che creino condizioni di aggregazione e socialità. Il Covid-19 ha chiuso in casa 4 miliardi di individui, 60 milioni di italiani: in moltissimi luoghi -nel nord come nel sud della penisola- ciascuno dalla sua casa -sui tetti, sui balconi, dalle finestre- ha dialogato con altri, ha cantato, ha contribuito a fare musica insieme. Ciò però non è stato possibile ovunque, perché nel costruito contemporaneo non dovunque esistono condizioni di “città”. “Architettura seconda natura”, parola di Goethe! Massimo Pica Ciamarra e Witti Mitterer (Fondazione Italiana Bioarchitettura e antropizzazione sostenibile dell’ambiente)
Linda Carobbi è Corporate Director Fresh Fruit e Vegetable Vertical Market alla Savino Del Bene Spa di Scandicci (FI) ed è socia fondatrice dell’ Associazione Nazionale Donne Dell’Ortofrutta (http://donneortofrutta.org/it/) con l’incarico di sviluppare i contatti internazionali. In questa intervista ci spiega che cos’è l’Associazione e come si sta impegnando durante questa emergenza. Quali sono state le motivazioni che hanno portato alla nascita dell’Associazione delle Donne dell’Ortofrutta? Nasce dalla volontà di riunire diverse figure professionali del settore per comunicare con una visione tutta nuova in un settore da sempre a vocazione maschile. L’esigenza di fare rete per promuovere sempre di più, sia sui canali social che su quelli tradizionali, un settore fondamentale per l’agroalimentare Made in Italy, con un approccio del tutto diverso che mira anche a coinvolgere maggiormente il consumatore. Occorre utilizzare un linguaggio innovativo nella comunicazione del settore, cercando in tal maniera di trasferire anche ai più giovani i valori dell’ortofrutta e cosa si cela dietro al settore stesso. E’ importante avere a cuore e trasmettere temi molto sentiti come la difesa dell’ambiente, la biodiversità e la sostenibilità, ricercando nuovi strumenti di educazione al consumo di frutta e verdura. Le Donne dell’Ortofrutta nasce nel dicembre 2017 e ad oggi conta già più di 100 socie. Quali sono gli obiettivi che l’associazione ha raggiunto finora? Uno fra i più importanti è senza dubbio l’accordo tra la nostra Associazione ed Apoc (apocsalerno.it) a sostegno di una iniziativa di educazione nutrizionale rivolta ai pazienti oncologici dell’IRCCS di Bari. Da non dimenticare anche l’istituzione del Premio Danila Bragantini che valorizza il contributo innovativo apportato al settore dalle donne in ogni aspetto della filiera. La seconda edizione si è tenuta a Genova il 24 gennaio 2020 in occasione dell’evento dedicato ai Protagonisti dell’Ortofrutta italiana organizzata dal Corriere Ortofrutticolo (http://protagonistiortofrutta.it/). In questa edizione il Premio Danila Bragantini è stato vinto dalla nostra associata Marianna Palella, CEO di Citrus Italia, società italiana nel settore ortofrutta che finanzia la Fondazione Umberto Veronesi https://www.citrusitalia.it/premio-daniela-bragantini-marianna-palella/ Quali sono state le motivazioni per cui avete scelto di scrivere una lettera al Ministro Bellanova? Come ben evidente nel testo della lettera stessa, la nostra Associazione è senza scopo di lucro né finalità politiche. In un momento come questo, dove il comparto dell’agricoltura italiana è in difficoltà a causa della emergenza da COVID-19, abbiamo sentito il desiderio di comunicare ancora meglio e di più, a livello istituzionale, il valore enorme, anche sociale, del settore al grande pubblico. Sarebbe un grande peccato, per non dire una catastrofe, se nei prossimi mesi, nel pieno della stagione di raccolta primaverile/estiva, non fosse reperibile la manodopera. Significherebbe non avere produzione. Il messaggio della nostra Associazione vuole essere: fare rete per essere più forti! A cura di Arga Toscana Pubblichiamo il Bando originale uscito a Bruxelles il 6 aprile 2020 per giovani giornalisti europei. Today, the European Commission is launching the 2020 edition of the Youth4Regions <https://ec.europa.eu/regional_policy/en/policy/communication/youth4regions/> competition for aspiring young journalists. Youth4Regions is a programme to help journalism students and young journalists discover what the EU is doing in their region. As of today, they can apply to participate in the eponymous competition, and based on their application, 33 winners will be selected. They will be invited to Brussels during the EU Week for Regions and Cities expected to take place in October 2020, where they will be able to follow trainings, receive mentorship from established journalists, work together with the latter in the pressroom and visit the EU institutions and media organisations. Successful applicants will also be considered for the Megalizzi – Niedzielski prize for aspiring journalists <https://ec.europa.eu/regional_policy/en/policy/communication/youth4regions/prize_mn>. Applications are welcomed from EU Member States, neighbouring and accession countries. The application form and the conditions for participation are available on the programme’s webpage, www.youth4regions.eu <http://www.youth4regions.eu/> , until 13 July 2020. A survey among former participants of the programme found that 18% of the respondents had received a job offer thanks to the programme and that 97% considered that the programme helped them improve their understanding of the EU and Regional Policy. (For more information: Vivian Loonela – Tel.: +32 229 66712; Sara Soumillion – Tel.: + 32 229 67094) Uno tsunami sul comparto agricolo. Il corona virus o Covid-19, sta intaccando anche le filiere produttive agricole, vitivinicole, florovivaistiche, ittiche e lattiero-casearie. Un pesante “contagio” non sanitario, bensì economico. Questa pandemia sta mettendo a dura prova anche questi comparti. Gian Paolo Girelli (Segretario generale Unaga) I giornalisti lavoratori autonomi possono presentare da oggi, primo aprile, domanda all’Inpgi per il bonus una tantum di 600,00 euro del “reddito di ultima istanza” relativo al mese di marzo. Si tratta dell’estensione ai professionisti, decisa dal Governo, del bonus per gli autonomi (inizialmente previsto per la sola Inps) che abbiano subito riduzioni dell’attività lavorativa a causa dell’emergenza sanitaria in atto. I giornalisti freelance che presenteranno domanda dovranno essere in regola con i contributi Inpgi2, non essere titolari di pensione, non beneficiare di altre misure di emergenza (come Cassa integrazione o bonus Covid-19 con altre casse) o reddito di cittadinanza. Il calo di reddito (nel primo trimestre 2020 rispetto al primo trimestre 2019, per almeno un terzo) sarà da dimostrare solo nel caso il proprio reddito dell’anno 2018 sia stato compreso tra 35 mila e 50 mila euro lordi. Al di sotto dei 35 mila euro non è necessario. Il modulo è scaricabile a questo indirizzo: e una volta compilato è da spedire (assieme a un documento di identità) alla mail: Bonuscovid19@inpgi.it Le domande saranno valutate in ordine di arrivo fino all’esaurimento dei fondi disponibili. Invitiamo poi i colleghi che avessero, erroneamente, presentato domanda prima del primo aprile a ripresentarla: le domande presentate fuori termine non saranno infatti prese in considerazione. Il secondo bonus Inpgi Oltre al bonus di cui sopra, l’Inpgi2 ha anche previsto l’erogazione di un assegno una tantum di 500,00 euro per i giornalisti iscritti alla sola Gestione separata dell’Istituto che, nell’ultimo triennio, abbiano conseguito un reddito compreso tra 2.100,00 euro e 30.000,00 euro e che abbiano registrato, nel trimestre marzo-maggio 2020, un calo dei compensi di almeno il 33 per cento rispetto a quelli conseguiti nell’ultimo trimestre (ottobre-dicembre 2019). I requisiti di questo ulteriore bonus (che si potrà chiedere dal 1° giugno) sono assai ristretti: iscrizione esclusiva all’Inpgi 2 (no Inps, no Inpgi1), calo di reddito da dimostrare e, soprattutto, non aver aderito all’assistenza sanitaria gratuita della Casagit per i freelance (profilo Casagit W-IN). Questo perché questo bonus è finanziato dai residui di bilancio di quell’operazione. Anche in questo caso, naturalmente, bisognerà essere in regola con il versamento dei contributi all’Inpgi. Michelangelo Bucci (Delegato regionale Freelance OdG Emilia-Romagna e Consigliere Arga Emilia Romagna) La filiera giornalistica, lo sappiamo bene noi che vi operiamo, è complessa. Magari andrebbe definita più correttamente filiera della comunicazione, specie al tempo del coronavirus. Ho usato il termine filiera per due motivi. Il primo è per essere in sintonia con quanto ha indicato il Governo, nella ricerca di individuare le attività indispensabili; chiamandole appunto “filiere”, perché si tratta di una serie di comparti collegati e non un unico segmento produttivo. Esempio, ed è il secondo motivo, la filiera agroalimentare che aggrega molte aree operative, dall’impresa agricola che produce, al supermercato o il negoziante che vendono al consumatore finale il prodotto; il tutto passando per momenti di raccolta, trasporto, trasformazione, ancora trasporto, centri logistici di distribuzione, dettaglio. Tutti sono collegati l’un l’altro, ed indispensabili. Chi, come me, opera per l’informazione all’interno di questa filiera, a maggior ragione se lo fa in un ente pubblico, sente forte il dovere di diffondere le notizie di cui è in possesso al fine di partecipare positivamente al processo di risoluzione, in questo caso dell’emergenza in corso. È certo che l’agricoltura e l’agroalimentare stanno dando un grosso contributo nell’aiutare ognuno di noi e le famiglie italiane ad affrontare una situazione impensabile e mai vista. Produrre e fornire cibo, sano e genuino, di alta qualità come quello italiano, e renderlo disponibile su tutto il territorio nazionale, è una sfida molto difficile e delicata. Se non ci avete mai pensato, quanta sicurezza dà alla popolazione sapere di poter uscire di casa e raggiungere i punti vendita per trovare ciò di cui hanno prioritariamente bisogno, il cibo. Coldiretti ha segnalato un incremento del 47% delle vendite agroalimentari, con un’impennata per i formaggi. Contemporaneamente crescono le vendite online, specie di strumenti per la cucina. Si sta a casa, si vive di più assieme, si torna ad essere famiglia, ed il momento della tavola torna ad essere centrale: anche cucinare aggrega. Informare sulle novità ed i servizi dell’agroalimentare è quindi funzionale a creare un clima sociale favorevole all’accettazione di questa restrizione della libertà personale che altrimenti rischierebbe di sfociare in comportamenti difficilmente gestibili. Giornali, social, televisione, non mancano di perseguire questi filoni comunicativi. Noi giornalisti del settore agricolo e agroalimentare alimentiamo questo desiderio, offriamo statistiche, curiosità, indicazioni, novità. Segnaliamo anche le difficoltà, come quelle in cui si trovano ad esempio gli agriturismi (come tutto il settore turistico) o gli operatori della pesca, o il florovivaismo per fare un esempio, in ginocchio per le conseguenze del COVID-19. Tutto ciò perché sappiamo che, oltre a restare a casa – #iorestoacasa -, uno degli anticorpi più potenti a contrasto di questo nemico sconosciuto è l’informazione. Mimmo Vita (Presidente di CTS di UNAGA) Lo abbiamo incontrato per l’ ultima volta a Milano, l’8 settembre 2018, nella sede dell’ Associazione Lombarda dei Giornalisti quando, al termine della Giunta nazionale alla quale con me, Gian Paolo Girelli e Efrem Tassinato, hanno presenziato Fabio Benati, Mauro Gioiosa, Gaetano Belloni e Oxana Senchenko, Rino Felappi ha voluto venirci a salutare. Abbiamo ricordato gli anni del Consiglio Nazionale dell’Ordine e un viaggio a Monza e Brianza, ospiti di Fabio, di Barbara Reverberi e di Maria Ancilla Fumagalli, nel quale, prima di entrare nella Reggia, Rino Felappi ci venne a salutare a bordo della sua auto sportiva. Nel formulate a nome di UNAGA le piu’ sentite condoglianze alla famiglia, pubblichiamo il ricordo, a nome di ARGA Lombardia Liguria, di Fabio Benati. Roberto Zalambani (Presidente di UNAGA) Rino Felappi giornalista galantuomo Ci ha lasciato un grande collega, un uomo d’altri tempi per la sua straordinaria generosità, ricchezza d’animo e un grande cuore. Rino Felappi di cui mi onoro di essere stato amico e di aver condiviso con lui il percorso all’interno del Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti, è stato un grande faro che ha illuminato il cammino della nostra professione. Un galantuono che, fra le tante attività della sua vita è stato anche tra i soci fondatori, nel 2011 di ARGA Lombardia Liguria . Ci mancherà la sua saggezza, la sua disinvoltura nell’affrontare questioni anche spinose con l’aplomb e la concretezza di chi offre soluzioni apparentemente semplici ma proposte da chi ha accumulato anni di esperienza e di vita vissuta. Ci lascia in eredità la sua capacità di guardare il mondo e le cose della vita con disincanto, con quella liberà di pensiero che ha contraddistinto la sua carriera di esperto dell’informazione e della comunicazione in tutte le sue declinazioni. A Francesca e Davide e soprattutto alla loro mamma Livia il nostro abbraccio più caldo, pieno di commozione e di dolore per un grande Uomo che ci mancherà tanto. Riposa in pace, Rino. Fabio Benati (Presidente di ARGA Lombardia – Liguria)
L’Assemblea Generale dell’ONU (Organizzazioni delle Nazioni Unite) nella seduta del 28 Giugno 2012, con la risoluzione “A/RES/66/281” ha istituito la Giornata Mondiale della Felicità da celebrare il 20 Marzo di ogni anno. Come giornalisti agro alimentari ed ambientali, grazie all’intuizione del dirigente nazionale Unaga, il collega Ugo Iezzi, vi abbiamo aderito, subito dopo un convegno nazionale di lancio del 2015 (“Ricordati di sognare sempre. Cibo, Paesaggio e Cultura fattori della Felicità Umana”), a cominciare dal 2016, quali promotori presso l’ONU di una rete internazionale di Parchi della Felicità, denominata “Project ONU Working Happiness Park”. Dopo le inaugurazioni abruzzesi (Giardiagrele 2016; Picciano 2017; Fresagrandinara 2018; Pizzoli 2019) quest’anno, per la giornata odierna, erano previste in Tollo (CH), San Felice Circeo (LT), Ponza (LT) e Ventotene(LT), rinviate per l’emergenza corona virus. Ma, non possiamo rinviare di certo “la ricerca della felicità“, tantomeno in questo momento: rappresenta uno “scopo fondamentale dell’umanità”. Per essere felici, non si tratta di conquistare un obiettivo: d’amore o di lavoro. Il segreto è nell’apprezzare ciò che si ha, proprio quello che le difficoltà di queste giornate ci stanno mostrando! Secondo Action For Happiness, ad esempio, un movimento nato per promuovere una società più felice e più attenta ai bisogni del prossimo, dove le persone si preoccupano meno di ciò che possono ottenere da soli e di più della felicità degli altri, ha stilato una lista di dieci punti che può aiutarci a raggiungere a “piccoli passi” la felicità. Eccola qui: • Consumare meno, creare di più • Prendere di meno, dare di più Come diceva, in un suo spot sul volontariato, un famoso comico nostrano : “Basta poco… che ce vò!!!” Donato Fioriti (Vicario Nazionale Unaga) |