L’Assemblea Generale dell’ONU (Organizzazioni delle Nazioni Unite) nella seduta del 28 Giugno 2012, con la risoluzione “A/RES/66/281” ha istituito la Giornata Mondiale della Felicità da celebrare il 20 Marzo di ogni anno. Come giornalisti agro alimentari ed ambientali, grazie all’intuizione del dirigente nazionale Unaga, il collega Ugo Iezzi, vi abbiamo aderito, subito dopo un convegno nazionale di lancio del 2015 (“Ricordati di sognare sempre. Cibo, Paesaggio e Cultura fattori della Felicità Umana”), a cominciare dal 2016, quali promotori presso l’ONU di una rete internazionale di Parchi della Felicità, denominata “Project ONU Working Happiness Park”.
Dopo le inaugurazioni abruzzesi (Giardiagrele 2016; Picciano 2017; Fresagrandinara 2018; Pizzoli 2019) quest’anno, per la giornata odierna, erano previste in Tollo (CH), San Felice Circeo (LT), Ponza (LT) e Ventotene(LT), rinviate per l’emergenza corona virus.
Ma, non possiamo rinviare di certo “la ricerca della felicità“, tantomeno in questo momento: rappresenta uno “scopo fondamentale dell’umanità”. Per essere felici, non si tratta di conquistare un obiettivo: d’amore o di lavoro. Il segreto è nell’apprezzare ciò che si ha, proprio quello che le difficoltà di queste giornate ci stanno mostrando! Secondo Action For Happiness, ad esempio, un movimento nato per promuovere una società più felice e più attenta ai bisogni del prossimo, dove le persone si preoccupano meno di ciò che possono ottenere da soli e di più della felicità degli altri, ha stilato una lista di dieci punti che può aiutarci a raggiungere a “piccoli passi” la felicità. Eccola qui:
• Consumare meno, creare di più
• Guardare meno, impegnarsi a fare di più
• Prendere di meno, dare di più
• Meno preoccupazioni, più ballo
• Giudicare di meno, accettare di più
• Meno lamentele, apprezzare di più
• Parlare di meno, ascoltare di più
• Meno arrabbiature, più sorrisi
• Odiare di meno, amare di più
• Meno paure, più tentativi
Come diceva, in un suo spot sul volontariato, un famoso comico nostrano : “Basta poco… che ce vò!!!”
Donato Fioriti (Vicario Nazionale Unaga) Ugo Iezzi (Presidente Nazionale Fige, Consigliere nazionale Unaga)
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Un’emergenza epocale, che ci colpisce tutti, costringendoci a cambiare abitudini e stile di vita, ma che ci può interessare direttamente, anche negli affetti più cari. Rispetto alla quale tutti ci dobbiamo comportare in modo responsabile. Mentre noi, operatori dell’informazione, mettendoci a disposizione per informare, dove ci competa, le scelte e i cambiamenti che interessano i settori nei quali ciascuno di noi è specializzato e dispone dellla conoscenza adeguata. Proprio per questo, non dobbiamo trascurare altre emergenze, quelle ambientali, altrettanto difficili da combattere, che potrebbero anche mettere a rischio la vita sul nostro pianeta tra poche decine di anni, o comunque cambiare radicalmente le abitudini. Paradossalmente, come è stato rilevato dai satelliti, l’emergenza Coronavirus, in Cina, sembrerebbe avere mitigato sensibilmente, per il momento, gravi situazioni di inquinamento diffuso, che sono ritenute dagli esperti la causa dell’effetto serra. Provocando il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai e delle nevi. Se non bastasse, l’oltraggio ai suoli, con l’abbandono di rifiuti e scorie, le discariche incontrollate, le emissioni di gas da combustione fuori regola, maggiormente a causa del riscaldamento domestico, sono solo alcuni dei fattori gravi di rischio per l’ecosistema. Ma anche per la nostra salute. In questi giorni siamo limitati negli spostamenti. Possibili, da casa o dal lavoro, per gli approvvigionamenti agroalimentari necessari. Che sono garantiti perché i negozi per ora non saranno costretti anch’essi alla chiusura forzata. Ma, per esempio nei supermercati, c’è chi fa le provviste come se dovesse rimanere privo di questa possibilità per xx tempo. Infatti, nonostante anche la GDO distribuisca cibo di qualità, nel pomeriggio i generi essenziali sono quasi completamente esauriti. Così come quelli biologici. Non parliamo delle linee per i celiaci. Il rischio? Che per colmare questo vuoto, tra le difficoltà di raccolta, reperimento, consegna conseguente all’emergenza e alle restrizioni che rischiano di divenire pressoché globali, il pericolo è che cali la qualità delle produzioni in distribuzione. E visto che i cittadini sono indotti a fare provviste, la quantità, come concetto di produzione, abbia il sopravvento sulla qualità. Quindi? Per esempio, una garanzia di salubrità e qualità può venire dal consumo di prodotti locali. Ottenendo il duplice risultato di alimentarci in modo corretto, elemento importante specialmente per prevenire le virosi in atto, e di dare respiro e assicurare continuità alle attività del mondo rurale e agroalimentare che vista la prossimità possono garantire qualità e salute dei prodotti, ma nel contempo trattengono la memoria delle tradizioni. Che sono la fonte dei sapori e l’essenza della civiltà contadina dalla quale è scaturita questa società. È utile a tutti noi continuare a valorizzare i prodotti migliori, le filiere certificate, la vendita diretta, il biologico, le aziende rispettose della terra e del lavoro anche stagionale e precario, gli allevamenti che credono nel benessere animale. Anche perché sono i fedeli custodi del territorio e le sentinelle dell’ambiente. Ma anche del paesaggio che è un bene tutelato dalla costituzione ma si evolve e impreziosisce man mano che l’uomo lo valorizza con le sue lavorazioni. Pensiamo alle colline che dopo l’arrivo della viticoltura sono divenute Patrimonio dell’Umanità. Spesso gli agricoltori praticano la loro attività in condizioni ‘eroiche’, e sono proprio quelli che producono effetti più sensibili alla salute del territorio e dell’ambiente. Investendo nelle tecniche anti inquinamento, nelle energie pulite, e che ci assicurano cibi e bevande di qualità. Che fanno parte di quello che da tempi lontani è chiamato il ‘settore primario’. Primario perché essenziale in quanto assicura l’alimentazione e ci fornisce il cibo e le bevande. Quindi, va sostenuto al pari di tutti gli altri. Se crediamo in tutto questo, noi giornalisti che ci autodefiniamo “specializzati” approfittiamo del delicato momento per dimostrare al mondo dell’informazione e ai cittadini-consumatori che lo siamo davvero, e che abbiamo un ruolo importante che merita di essere valorizzato e rispettato anche attraverso dignitosi riconoscimenti professionali ed economici. Costruiamo nuove competenze utilizzando al meglio il tempo che forzatamente abbiamo a disposizione; scriviamo articoli per sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso le reti digitali che abbiamo in casa, per valorizzare le tante realtà virtuose, sociali e imprenditoriali che operano nei settori di nostra competenza.
Così facendo, quando tutto sarà finito, avremo reso un servizio reale alla pubblica opinione e di riflesso alla comunità. Ma avremo arricchito anche il nostro bagaglio di esperienza professionale, e non solo.
Carlo Morandini – Presidente ARGA FVG
Gian Paolo Girelli – Segretario generale UNAGA
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Il 22 marzo in tutto il pianeta si celebra la Giornata mondiale dell’acqua (il World Water Day). La ricorrenza è stata istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite, in occasione della Conferenza di Rio, per ricordare a tutto il mondo l’importanza di questa risorsa. La giornata di sensibilizzazione fa parte dell’Agenda 21, il programma d’azione messo a punto dall’Onu per uno sviluppo sostenibile del pianeta. L’iniziativa è peraltro in linea con le indicazioni dell’Agenda 2030, in particolare con l’obiettivo 6 “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”.
La Giornata, sarà celebrata anche dalle scuole dell’Istituto Comprensivo “Università Castrense” del territorio della Riviera Friulana, nell’immediato entroterra della Laguna di Marano e Grado, nell’ambito del Progetto “Costruire Comunità Consapevoli” realizzato da Rete Wigwam, la collaborazione dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Porto Nogaro – Guardia Costiera e con il supporto del Ministero dell’Ambiente per l’ambito SIN Caffaro di Torviscosa, con gli alunni che vi risiedono intorno (Torviscosa, San Giorgio di Nogaro, Porpetto, Cervignano del Friuli).
Data l’emergenza del Coronavisus Covid-19, sarà anche sperimentata un’attività di didattica a distanza ovvero con l’invito da parte degli insegnanti ai loro alunni, di redigere una piccola ricerca corredata da disegni, sui concetti ecologici di base relativi alla circolazione delle acque e alle fonti inquinanti, la propagazione della marea e il ricambio mareale e la distrofia lagunare e rischio di anossia della Laguna di Marano e Grado e delle acque dei fiumi Corno e Aussa che vi defluiscono.
Tra le misure proposte :zatterine galleggianti con piante che sottraggono, con la fitodepurazione, il carico dei composti azotati, ammoniacali e fosforici.
Il progetto, diretto da Efrem Tassinato, Presidente di Rete Wigwam e per la parte tecnica da Giovanni Cecconi – Ingegnere idraulico, Direttore del Venice Resilience Lab della Comunità Locale Wigwam di Venezia è coordinato da Matteo Burattin – Dirigente dell’I.C. Università Castrense ed attuato con l’impegno dei docenti: Manuela Verona e Alessia Buso per il plesso di Torviscosa; Paola Merluzzi, Chiara Vicentini e Lara Clementi per il plesso di Porpetto e Stefano Burgnich, Francesca Fagnini, Aldo Tocci, Virginia D’Antò e Gaetano Marino per il plesso di San Giorgio di Nogaro.
I migliori elaborati degli alunni, saranno raccolti nel sito web dell’Istituto Comprensivo e, insieme ad altre attività realizzate nel corso del progetto, presentati in un forum a fine anno scolastico, patrocinato da UNAGA – l’Unione nazionale dei Giornalisti Agroalimentari e Ambientali e da ARGA del Friuli Venezia Giulia.
“Affinché – come dice Roberto Fasan, Sindaco di Torviscosa – questo territorio abbia a ridiventare sinonimo di progresso per la comunità locale attraverso progetti industriali eco-sostenibili e che l’attività di bonifica ambientale programmata, trovi attuazione al più presto per rimediare ai tanti danni che per troppo tempo si sono susseguiti. Quindi, ben venga questa iniziativa delle scuole del territorio che lascia ben sperare in un futuro che dovrà sicuramente essere diverso e migliore di ciò che fin qui è stato fatto.”
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E’ arrivata un’emergenza grave, che può colpire tutti, da subito. Così, in pochi giorni, abbiamo dimenticato emergenze ambientali ben più difficili da combattere e che potrebbero mettere a rischio la vita stessa del nostro pianeta tra 30, 50, 100 anni.
Il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai, l’oltraggio ai suoli, i rifiuti e le scorie, i carburanti fossili, le discariche incontrollate, le emissioni fuori regola, sono solo alcuni dei fattori gravi di rischio per la nostra salute. Ma perché dovrebbero colpire proprio noi? Perché preoccuparci, ci penserà qualcun altro dopo di noi.
E l’agroalimentare? Ci viene assicurato che le forniture sono garantite. Eppure la quantità non può prendere il posto della qualità. Dobbiamo continuare a valorizzare i prodotti migliori, le filiere certificate, la vendita diretta, il biologico, le aziende rispettose della terra e del lavoro anche stagionale e precario, gli allevamenti che credono nel benessere animale,
Le competenti autorità aiutino tutti ma garantiscano il sostegno maggiore a coloro che, spesso a costo di grandi sacrifici, hanno investito nella lotta all’inquinamento e nelle energie pulite, che ci garantiscono buon cibo e buone bevande.
Se crediamo in tutto questo, noi giornalisti che ci autodefiniamo “specializzati” approfittiamo del delicato momento per dimostrare al mondo dell’informazione e ai cittadini-consumatori che lo siamo davvero e che abbiamo un ruolo importante che merita di essere valorizzato e rispettato anche attraverso dignitosi riconoscimenti professionali ed economici.
Costruiamo nuove competenze utilizzando al meglio il tempo che forzatamente abbiamo a disposizione; scriviamo articoli per sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso le reti digitali che abbiamo in casa, per valorizzare le tante realtà virtuose, sociali e imprenditoriali che operano nei settori di nostra competenza.
Così facendo, quando tutto sarà finito, ci ritroveremo con qualcosa in più di un aperitivo con gli amici.
Lisa Bellocchi – Vice Presidente Enaj (European Network Agricultural Journalists)
Roberto Zalambani – Presidente Unaga-Fnsi
FederUnacoma “Macchine agricole: non si ferma l’industria italiana” – Roma, 12 marzo 2020
I rischi legati alla diffusione del Covid-19 impongono speciali norme di prevenzione, ma le imprese della meccanica agricola mantengono buoni ritmi produttivi, anche per soddisfare la domanda estera che copre il 70% del fatturato del settore. Marcia a pieno regime l’organizzazione di EIMA International, la rassegna mondiale che si terrà a Bologna dall’11 al 15 novembre 2020.
L’emergenza causata dalla diffusione del Covid-19 ha imposto restrizioni e procedure di sicurezza ma non ha fermato l’attività dei settori manifatturieri. Le industrie italiane della meccanica agricola hanno in funzione le proprie linee di produzione per fare fronte alla domanda di macchinari e di componentistica “made in Italy” proveniente soprattutto dai Paesi esteri.
L’associazione dei costruttori italiani FederUnacoma sottolinea la vocazione internazionale di questo comparto della meccanica, che esporta oltre il 70% della produzione (circa 11 miliardi di euro il valore del fatturato complessivo) con quote molto consistenti in mercati pregiati come quelli di Germania, Francia e Stati Uniti.
Le fabbriche – rassicura FederUnacoma – proseguono la propria attività, sia pure sulla base di nuovi criteri organizzativi e nell’osservanza scrupolosa delle norme di prevenzione stabilite dal Governo e dalla comunità scientifica.
Superata la fase critica, torneranno in primo piano le fiere internazionali specializzate, con tutte le novità di prodotto e le tecnologie avveniristiche che questo comparto dell’industria è in grado di realizzare. Prima fra tutte la rassegna di EIMA International, la grande fiera della meccanica agricola che FederUnacoma organizza a Bologna e che celebrerà dall’11 al 15 novembre prossimo la sua 44ma edizione che Unaga e le Arga italiane seguiranno con particolare attenzione e collaborazione. La macchina organizzativa marcia a pieno ritmo – comunicano le strutture operative della Federazione – perché EIMA 2020 si possa confermare un evento di formidabile portata, e possa essere vissuta da tutti come un simbolo di rinascita per l’economia e per le comunità di cittadini.
Efrem Tassinato – UnagaNews.org
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Carlo Mornadini e Gian Paolo Girelli alla Galleria Toniatti Cunicoltura
(di Ida Donati) A Latisana il primo evento 2020 per l’associazione Rivierasca, con ARGA FVG e Club per l’UNESCO di Udine, alla riscoperta delle radici della cultura del territorio della Riviera Friulana, per valorizzare l’identità dell’area. Nella lente di appassionati e cultori delle tradizioni la cunicoltura un tempo domestica oggi, di alto pregio.
Un’occasione di approfondimento sulla cultura del territorio, per riscoprire la storia locale e quei tesori che vengono tramandati di generazione in generazione, e compongono la tradizione orale, quella che vive nella memoria attraverso il passaparola, dai genitori ai figli, dai nonni ai nipoti. Il primo educational del 2020 organizzato dall’associazione culturale La Riviera Friulana, assieme all’Associazione regionale della stampa agricola, agroalimentare, dell’ambiente e territorio del Friuli Venezia Giulia, sotto l’auspicio dell’UNAGA, del Club per l’UNESCO di Udine, svoltosi a Latisana, ha permesso di scavare tra i ricordi dei meno giovani, per rievocare un’epoca non lontana nel tempo, ma che ci dimostra come sia cambiato, negli ultimi decenni, anche il mondo rivierasco. Il tema dell’incontro, svoltosi alla Galleria d’arte La Cantina di Giovanni Toniatti Giacometti, era una delle pratiche zootecniche del mondo rurale che hanno rappresentato per decenni un elemento insostituibile dell’economia familiare: la cunicoltura. Tra l’allevamento dei tacchini, delle galline, delle faraone, delle oche e delle anatre, quello dei conigli era l’attività più diffusa fin nei centri urbani. Nel presentare l’evento, Gian Paolo Girelli, segretario generale UNAGA, ha ricordato che conigli sono al secondo posto, dopo gli avicoli, tra gli animali allevati nel mondo. La Cina è al primo posto tra i Paesi produttori. Mentre, in Europa, vi sono la Francia, l’Italia, terzo produttore con 25 milioni di conigli allevati, il Portogallo, la Spagna e l’Ungheria. Sostenibile ambientalmente, a basso impatto quindi praticabile nel cortile delle case, non soltanto in campagna, con costi limitati per il mantenimento degli animali, in Friuli e nell’area rivierasca era facilmente gestibile da parte di qualsiasi componente della famiglia, anche dai più giovani. Infatti, come ha ricordato lo chef Flavio Milan, cuoco del ristorante Corallino di Aprilia Marittima (Ud), i conigli, nella Riviera Friulana come in altre parti della pianura, erano allevati dalle ragazze. Che potevano considerare questa attività come una sorta di dote. Potevano infatti utilizzare, come meglio ritenevano, i proventi della vendita degli animali, per acquistare la bicicletta, vestiti, preparare il corredo per le nozze. La cunicoltura, se non è più diffusa capillarmente sul territorio friulano e rivierasco, come accadeva un tempo, secondo il vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti, Amos D’Antoni, da decenni curatore di una rubrica specializzata nella popolare trasmissione della Rai, La vita nei campi, anche a causa del crollo dei prezzi delle carni cunicole, come quelli di gran parte delle altre varietà di animali della cosiddetta avicunicoltura, che erano raggruppate in importanti Consorzi di produttori, oggi trova punte d’eccellenza proprio nella Riviera Friulana. A Precenicco, si trova infatti un allevamento di conigli leader a livello europeo. E’ la Vecon Coniglio natura, di Zeno Roma. Sviluppando l’attività familiare, Roma ha ampliato l’azienda, implementandovi metodi di allevamento naturali e rispettosi del benessere animale. Nel contempo, con la collaborazione di un’azienda alimentare rivierasca, ha avviato la realizzazione di prodotti di pronto consumo, dal paté, al ragù, al salame di coniglio, ad altro, di qualità, destinati alla cucina casalinga come alla ristorazione di pregio. Traendo lo spunto dal successo della collaborazione tra le realtà rivierasche in seno all’Associazione culturale, che rafforza la cultura del territorio, l’efficacia della rete rivierasca, della sinergia tra le diverse realtà, il rapporto stretto che deve intercorrere tra le grandi realtà turistiche e il loro rispettivo retroterra per assecondare le attese dei più attenti curiosi del territorio, è stata ribadita dall’assessore al Turismo del Comune di Lignano Sabbiadoro, Massimo Brini. Ed è proprio per questo che il Comune balneare ha rinnovato anche nel 2020 la sua adesione alla rete rivierasca. Per consentire ai turisti, anche più esigenti, di fruire di un’offerta moderna sotto il profilo della cultura del territorio, delle sue peculiarità, ricchezze e attrattive. Che costella la Riviera Friulana. E che, come ha evidenziato Renata Capria d’Aronco, presidente del Club per l’UNESCO di Udine, concorre a comporre il complesso di identità e carature, parte integrante del patrimonio rivierasco da tutelare e valorizzare ulteriormente. Una serata ricca di interventi, contributi, domande che hanno stimolato i relatori, coordinati dal presidente regionale di ARGA FVG, Carlo Morandini, a fornire ulteriori dettagli sulla cultura del territorio, sulle abitudini e le ricette che gli chef più attenti sanno valorizzare ancor oggi. Una serata, accompagnata dalle musiche di Johnny Sax e di Giovanni Toniatti Giacometti, al pianoforte, per conoscere, assaporare, apprezzare frammenti dell’identità locale ormai per buona parte dimenticati.
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Foto di gruppo nel ristorante cinese “Tian Tian” di Bologna
Il Presidente di Unaga-Fnsi ha partecipato a una cena presso il ristorante cinese “Tian Tian” (“Ogni giorno”) di Bologna, organizzata dall’Associazione culturale e di contrasto al degrado della zona universitaria “Via Petroni e dintorni” con la partecipazione del Presidente Giuseppe Sisti e della Presidente del Quartiere Santo Stefano Rosa Maria Amorevole. Roberto Zalambani, dopo aver apprezzato la validità dei piatti proposti e la scelta di prodotti e ingredienti di qualità, si è intrattenuto con i proprietari e il personale auspicando che la paura collettiva lasci il posto a un’attenzione razionale e consapevole e alla solidarietà verso una comunità seria e integrata nel tessuto socio-economico della città. Compito della stampa specializzata – ha affermato – è quello di informare correttamente e in modo documentato e scientifico sulle situazioni, come è il caso del Coronavirus, che creano preoccupazione nell’opinione pubblica, senza cedere alla tentazione di dare enfasi agli allarmismi ingiustificati.
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GETTIAMO 4,9 € A SETTIMANA NELLA SPAZZATURA, MA ERANO 6,6 NEL 2019: IN POCO PIÙ DI UN ANNO L’ITALIA “RISPARMIA” 1 MILIARDO E MEZZO, INVERTENDO LA TENDENZA SPRECO DEL 25%. LO ANNUNCIA IL RAPPORTO 2020 DELL’OSSERVATORIO WASTE WATCHER, PRESENTATO AL MINISTERO DELLA SALUTE INSIEME AGLI EVENTI PROMOSSI PER LA 7^ GIORNATA NAZIONALE DI PREVENZIONE DELLO SPRECO ALIMENTARE, MERCOLEDÌ 5 FEBBRAIO. UN ITALIANO SU 3 SI DICHIARA SENSIBILIZZATO DAI FRIDAYS FOR FUTURE, PER 7 ITALIANI SU 10 (68%) L’ULTIMO DECENNIO È STATO DECISIVO PER DIVENTARE ATTENTO AGLI SPRECHI, DETERMINANTI PER 1 ITALIANO SU 2 I GRANDI PARADOSSI E LE DISEGUAGLIANZE DEL MONDO, E PER QUASI IL 57% LA SENSIBILIZZAZIONE PRODOTTA ATTRAVERSO LA VEICOLAZIONE DI DATI E INFORMAZIONI.
ROMA – La notizia è “storica” per qualsiasi indagine sullo spreco alimentare domestico degli ultimi 10 anni: per la prima voltai dati monitorati nelle case degli italiani registrano un calo di circa il 25%. Lo annuncia l’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg alle soglie della 7^ Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, mercoledì 5 febbraio 2020, promossa dalla campagna Spreco Zero con il patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente, della Salute e degli Affari Esteri. Un appuntamento che quest’anno si focalizzerà sul binomio cibo – salute, quindi sulla prevenzione dello spreco come un presidio concreto per la salute dell’ambiente e della persona. «Una consapevolezza che cresce finalmente anche nel nostro Paese, perchè il 66% degli italiani ritiene ci sia una connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo, secondo i dati Waste Watcher 2020 – spiega la Sottosegretaria al Ministero della Salute Sandra Zampa – E al momento di acquistare il cibo l’attenzione agli aspetti specifici del suo impatto sulla salute sono determinanti per 1 italiano su 3, il 36%. Il Ministero della Salute sostiene e promuove con decisione le iniziative della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco alimentare, consapevole che lo stato di salute delle popolazioni del pianeta, sia ricche che povere, è fortemente influenzato dal livello e dalla qualità della nutrizione. Una dieta corretta è un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie, e di gestione e trattamento in molte altre: l’Oms ci ricorda che sono quasi 3 milioni le vite che si potrebbero salvare ogni anno nel mondo grazie a un consumo sufficiente di frutta e verdura fresca».
«Quelli presentati dal Rapporto Waste Watcher 2020 sono numeri importanti che non possono lasciarci indifferenti – osserva Roberto Morassut, Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente – La consapevolezza degli italiani oggi è indubbiamente maggiore che negli anni scorsi, ma non basta. Lo spreco alimentare è una questione etica, sociale, economica ed ambientale che va affrontata con progetti di networking concreti e che si inserisce nei grandi temi della sostenibilità e della circolarità delle risorse, che ci vede in prima linea come Governo e come Ministero dell’Ambiente. Per raggiungere gli obiettivi 2030 dettati all’Agenda ONU, in particolare il 12 e 13 che sono legati al cibo e prevenzione dello spreco e ai cambiamenti climatici, dobbiamo puntare al coinvolgimento di tutta la collettività, dagli enti pubblici alle imprese, alle scuole, con la definizione di obiettivi mirati e misurabili in termini di riduzione emissioni e diminuzione di impatto ambientale. Penso per esempio ad una misurazione, perlomeno biennale, dei Diari di Famiglia nei prossimi 10 anni, per avere dati certi e una realistica percezione dell’andamento dei comportamenti nel tempo. Serve un’azione sinergica delle istituzioni volta a informare l’opinione pubblica e a rieducare i cittadini ad abitudini di acquisto e consumo più consapevoli e virtuose. In sinergia col MIUR possiamo sensibilizzare le nuove generazioni, attraverso la diffusione di kit scolastici di prevenzione dello spreco nelle scuole, magari anche con un contest ludico legato al kit che la campagna Spreco Zero ha già introdotto».
«Ancora una volta attraverso il Rapporto Waste Watcher abbiamo misurato la “temperatura” ecologica del Paese: perché lo spreco alimentare è una questione centrale nelle abitudini quotidiane, a casa come nelle fasi di acquisto e conservazione del cibo – spiega il promotore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco Andrea Segrè, fondatore Last Minute Market – La nuova indagine Waste Watcher stima uno spreco settimanale medio di € 4,9 per nucleo familiare che ci porta a un dato nazionale di ca 6,5 miliardi € considerando l’insieme delle famiglie italiane*. Un calo, appunto, del 25% circa rispetto all’ultimo Rapporto Waste Watcher 2019, attestato su un valore medio di € 6,6 settimanali per nucleo familiare, per un totale di ca 8,4 miliardi €. Sommando il costo dello spreco nelle case a quello della filiera produzione/distribuzione – oltre € 3miliardi 293 milioni – arriviamo a un costo complessivo di poco meno di 10 miliardi € per lo spreco annuale in Italia, dati 2020. Il “risparmio” 2020 si attesta dunque su 1 miliardo e mezzo di euro, conquistato quasi completamente nelle case degli Italiani. Waste Watcher ci segnala anche che la comunicazione dei dati funziona in termini di sensibilizzazione: il 57% degli italiani ha aumentato la propria consapevolezza grazie alla diffusione delle indagini sullo spreco. Ottimi risultati – conclude Segrè – che ci fanno ben sperare per il futuro, perché la strada della prevenzione è ancora lunga. Compie 10 anni nel 2020 Spreco Zero, campagna pubblica di sensibilizzazione sostenuta da fondi privati: molte le iniziative, a cominciare dagli eventi della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco in programma domani, 5 febbraio»
«La tendenza che registriamo quest’anno con i dati Waste Watcher non può che essere estremamente incoraggiante – dichiara Luca Falasconi, curatore dei progetti Reduce e 60 Sei ZERO promossi dal Ministero dell’Ambiente e Università di Bologna – DISTAL con la campagna Spreco Zero. Il lavoro fin qui fatto è andato nella direzione sperata e ne siamo orgogliosi, ora però diventa necessario consolidare e rendere concreto questa tendenza con una reale diminuzione dello spreco nei bidoni della spazzatura. In vista di questo obiettivo dobbiamo promuovere un profondo cambiamento culturale fra i consumatori finali ed in particolar modo tra i più giovani, insegnando loro sin dai primi anni di scuola a ridare valore al cibo e sensibilizzandoli sul problema dello spreco alimentare e sulla necessità di prevenirlo e ridurlo. A tal fine è stato realizzato un kit di educazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare rivolto agli alunni della scuola primarie e che prevede anche il coinvolgimento delle loro famiglie. Il kit didattico costituisce un vero e proprio strumento ludico per diffondere la cultura anti-spreco e promuovere una maggiore sensibilità sul tema della lotta allo spreco alimentare. Il Kit è scaricabile in modo del tutto gratuito dal portale www.sprecozero.it dove oltre ai materiali didattici e ludici è possibile trovare anche il manuale delle istruzioni su come utilizzarlo».
Dal 2014 ad oggi la Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare è l’occasione per sensibilizzare su una questione centrale del nostro tempo: l’appuntamento è mercoledì 5 febbraio a Roma, nella sede della Fondazione ENPAM (piazza Vittorio 78) dalle 10.30: “Stop food waste, feed the planet” è il tema 2020 su cui si confronteranno il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa e molte istituzioni internazionali, dalla FAO al World Food Programme, anche in vista della 1^ Giornata mondiale per la Consapevolezza sullo spreco e le perdite alimentari proclamata dalle Nazioni Unite (29 settembre 2020). Molti gli interventi istituzionali programmati: oltre al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che da anni sostiene le iniziative della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, sono previste relazioni di Roberto Morassut, Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, del Sottosegretario al Ministero della Salute Sandra Zampa, del Viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri e di Chiara Gadda, promotrice della legge nazionale sullo spreco alimentare. Molti i rappresentanti di istituzioni internazionali: per la FAORosa Rolle, a capo del Team tecnico sulle perdite e gli sprechi alimentari, di Vincenza Lomonaco, Ambasciatore presso la Rappresentanza Permanente d’Italia alle Nazioni Unite a Roma. Per il World Food Programme interverrà Vincenzo Sanasi d’Arpe, presidente del Comitato Italiano. E sempre domani saranno proiettati i video saluti di sensibilizzazione del divulgatore scientifico Piero Angela e dell’attrice Veronica Pivetti, alla quale va il Premio Vivere a Spreco Zero 2020 nella categoria testimonial. In programma anche una vetrina dedicata alle Best Practices di enti pubblici, imprese, scuole e cittadini e l’Aperitivo #sprecozero con degustazione dei piatti cucinati e serviti dagli studenti dell’Istituto Alberghiero Vincenzo Gioberti di Roma su ricetta d’autore dello chef Filippo La Mantia con cibo di recupero dalle eccedenze della grande distribuzione. *Fonte ISTAT: n.° 26.081.199 nuclei familiari composti in media da 2,3 cittadini).
DATI WASTE WATCHER 2020
L’anima “sostenibile” degli italiani si affaccia a un 2020 che richiederà attenzione speciale e costante per le esigenze dell’ambiente e il futuro del pianeta. Innanzitutto 7 italiani su 10 si scoprono in piena consonanza con il “green new deal”, e il 40% degli intervistati (ben 4 italiani su 10) dichiara di sentirsi vigile e sensibile rispetto alle esigenze dell’ambiente anche senza le sollecitazioni di movimenti come i “Fridays for future”. Mentre il 33%, un italiano su 3, si sente “raggiunto” dalla sensibilizzazione di questo movimento, che lo ha portato ad aumentare l’attenzione verso la sostenibilità nel quotidiano (16%) o perlomeno ad avviare una riflessione in merito (17%). Ma c’è anche chi, sulla scia del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, non concorda con le richieste dei movimenti ambientalisti e ritiene non ci siano particolari urgenze in tema ambiente sulla Terra: i “negazionisti” sono pochi, ma non pochissimi, il 9%, in pratica 1 italiano su 10 si dichiara scettico sul tema.
In occasione della 7^ Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, mercoledì 5 febbraio, l’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg presenta il suo Rapporto 2020 che registra un deciso calo dello spreco alimentare domestico, la vera “voragine” degli sprechi. Lo spreco settimanale medio costa € 4,9 € a nucleo familiare per un totale di ca 6,5 miliardi € e un costo complessivo di circa 10 miliardi € che include gli sprechi di filiera produzione/distribuzione 2020, oltre € 3miliardi 293 milioni. L’ultimo Rapporto Waste Watcher, diffuso nel corso del 2019, si era attestato su un valore medio di € 6,6 settimanali per nucleo familiare (il costo di 600 grammi circa di spreco settimanale), per un totale di ca 8,4 miliardi €, la tendenza 2020 è quindi di ca il 25% in meno in termini di spreco alimentare nelle case degli italiani.
Il Rapporto Waste Watcher 2020 è legato allo spreco percepito. Il dato dello spreco “reale” era stato calcolato nel 2018 – 2019 misurando lo spreco nelle famiglie italiane con i test scientifici dei “Diari di famiglia” (Progetto Reduce dell’Università di Bologna /Distal con il Ministero dell’Ambiente e la campagna Spreco Zero), registrando € 8,70 di spreco alimentare settimanale per ogni nucleo familiare, per un costo complessivo di 11.500 miliardi di € ogni anno. In termini di peso i Diari avevano misurato uno spreco di ca 100 grammi al giorno pro capite, per un totale di ben 2 miliardi e 200 milioni di tonnellate di cibo buttato annualmente in Italia. L’aspettativa è che anche la prossima rilevazione dei Diari di Famiglia dimostri che lo spreco alimentare domestico è in calo, e che il lavoro di sensibilizzazione e promozione di buone pratiche stia producendo reazioni positive fra i cittadini.
Cibo e salute sono il nuovo binomio strettamente “attenzionato” dagli italiani: una consapevolezza che diventa quasi plebiscito, perché quasi 7 italiani su 10 (il 66%) ritengono ci sia una connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo: è sempre così’ per il 30% degli intervistati, lo è spesso per il 36% e solo talvolta per il 20%. E al momento di acquistare il cibo l’attenzione agli aspetti caratterizzanti della salubrità del cibo e del suo valore per l’impatto sulla salute – così come agli elementi di sicurezza alimentare – incide in maniera determinante per 1 italiano su 3, il 36%. Mentre per un’identica percentuale di italiani (36%) questo aspetto incide in una certa misura non determinante. Il 13% degli italiani ritiene di poter dare per scontato questi aspetti rispetto al cibo in vendita e una residua percentuale non ci fa caso (6%) o non ha elementi specifici di valutazione (9%). Per attingere informazioni sulla salubrità e sul valore del cibo che si intende acquistare, essenziali si confermano le etichette, vera e propria carta di identità dei prodotti e punto di riferimento per i consumatori: ben il 64% dichiara di consultarle al momento dell’acquisto come garanzia di sicurezza per i prodotti di cui si ciberà, mentre 1 italiano su 2 (51%) attribuisce valore alla stagionalità dei prodotti, come garanzia di scelta alimentare corretta. I prodotti bio sono presidio di certezza nell’acquisto del cibo per 1 italiano su 5 (19%) e una significativa percentuale dichiara di informarsi prima di fare la spesa (17%). Ma, come detto, c’è anche una percentuale di consumatori che non presta attenzione particolare alla tipologia del cibo in rapporto all’impatto sulla salute (complessivamente 1 cittadino su 4). Anche per loro, se volessero avere maggiori informazioni circa il cibo acquistato, l’etichetta resta riferimento primario (40%), insieme alla stagionalità dei prodotti (35%) e alle informazioni preventive (20%). Meno significativa, per questa fascia di cittadini, l’attenzione ai prodotti bio (14%).
In ogni caso, l’asticella dell’attenzione per la questione spreco si è quindi decisamente alzata: lo dichiarano d’altra parte 7 italiani su 10 (68%) per i quali l’ultimo decennio è stato decisivo per approcciare la gestione del cibo in modo più consapevole, mentre per il 24% l’attenzione è rimasta inalterata. Determinante, per ben 1 italiano su 2, sono i grandi paradossi e le diseguaglianze del mondo, quindi un aspetto etico-sociale, l’evidenza di tanti cittadini del mondo malnutriti e sottoalimentati, a fronte di tanti altri “spreconi”. Ma è notevole, per quasi 6 italiani su 10 (57%) la sensibilizzazione prodotta negli ultimi anni attraverso la veicolazione di dati, esattamente come quelli di questa indagine, visto che l’Osservatorio Waste Watcher dal 2012 sistematicamente monitora i comportamenti e le abitudini alimentari degli italiani. E la sensibilizzazione di campagne informative e iniziative coinvolgenti sul tema spreco, che ha raggiunto oltre 1 italiano su 5 /23%). Un po’ meno sono filtrati i messaggi della produzione/grande distribuzione (14%), dei media (12%) e le raccomandazioni di singoli personaggi autorevoli (5%). Quali sono i cibi più sprecati, in rapporto alle abitudini di acquisto degli italiani? In testa alla ‘hit’ resta il cibo fresco e quindi potenzialmente più deperibile, per il 32% degli italiani (frutta, verdura, latte, formaggi …), ma è interessante rilevare che secondo 7 italiani su 10 l’eccedenza è legata alla “bulimia”: il 73% dichiara infatti che è troppo il cibo cucinato, oppure acquistato in ragione delle mitiche offerte 2 per 3 o ancora per l’abitudine dell’unica spesa settimanale che ci porta a comprare più di quanto possiamo smaltire. La spesa è infatti un “rito” che la maggior parte degli italiani compie settimanalmente (37%) oppure 2/3 volte alla settimana per 1 italiano su 3 /32%). Un italiano su 10 fa la spesa ogni giorno (11%), e 2 intervistati su 10 semplicemente sulla base della reale necessità di acquisto (18%).
Nicola Di Noia, nuovo Direttore Generale di UNAPROL
Nicola Di Noia è stato nominato nuovo Direttore Generale di UNAPROL – Consorzio Olivicolo Italiano. L’incarico è stato conferito all’unanimità da parte del Consiglio di Amministrazione su proposta del Presidente David Granieri in considerazione delle sue rilevanti competenze nel settore olivicolo. L’UNAGA formula al dott. Di Noia felicitazioni e auguri di buon lavoro.
Nato a Taranto nel 1973, Dottore Forestale laureato presso la Facoltà di Agraria di Bari, Nicola Di Noia ha maturato la propria esperienza presso la Confederazione Nazionale Coldiretti in qualità di responsabile nazionale del settore olio di oliva e come Direttore del Centro di Assistenza Agricola Coldiretti. Assaggiatore professionista di olio e Capo Panel COI, Di Noia è impegnato da anni nella diffusione della cultura dell’olio extravergine di qualità e delle olive da tavola, è inoltre membro del gruppo di lavoro “Olio d’oliva e olive da tavola” del Copa-Cogeca di Bruxelles e partecipa al Comitato consultivo per l’olio d’oliva e delle Olive da Tavola del Consiglio Oleicolo Internazionale di Madrid.
“La nomina alla guida di UNAPROL di un professionista del settore quale il dott. Di Noia – spiega il Presidente Granieri – ha per noi un preciso valore strategico. L’Associazione, che rappresenta ad oggi gli interessi di 160 mila imprese olivicole con oltre 250 mila ettari impegnati in produzioni di alta qualità, intende proseguire ed intensificare infatti la propria battaglia per la valorizzazione e la salvaguardia dell’olio extravergine di oliva italiano e per il suo continuo miglioramento qualitativo.
A questo fine stiamo lavorando su fronti multipli: diffondere fra i consumatori una vera cultura dell’olio aiutandoli ad orientarsi sul mercato, battersi in sede COI ed UE per rendere più restrittivi i parametri qualitativi dell’olio extravergine, abbassando in particolare a 0,4% la soglia dell’acidità per far emergere come extravergine solo l’olio migliore, promuovere la coesione territoriale della filiera olivicola e rafforzarla commercialmente tramite la rete delle nostre Organizzazioni di Produttori”.
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Il Prof. Frascarelli, relatore al Workshop di Veneto Agricoltura, Argav e Unaga
Il 93% degli europei considera i cambiamenti climatici un grave problema tanto da aver fatto almeno un’azione per migliorare la situazione. Ecco perchè il Green Deal, presentato a dicembre 2019 dalla Commissione Europea, propone di investire ingenti risorse . ” Tutti pero’ devono muoversi nella stessa positiva direzione “, ha affermato nell’ affollato workshop promosso da Veneto Agricoltura d’ intesa con ARGAV e UNAGA a Fieragricola di Verona il 1° febbraio 2020 il professor Angelo Frascarelli dell’ Università di Perugia.
Lo slogan “Dal produttore al consumatore”, traduzione più larga dall’inglese “Farm to fork”, ovvero “Dall’azienda alla forchetta“, deve trasformarsi in politiche coerenti e continuative coinvolgendo tutti i protagonisti della filiera. “Anche i giornalisti, che hanno responsabilità nell’ aver orientato i cittadini verso una forte sensibilità ambientale e salutistica – ha continuato – devono continuamente migliorare la propria professionalità specializzando le competenze”.
Introdotto dal Commissario straordinario Alberto Negro e coordinato dal capo ufficio stampa di Veneto Agricoltura e Presidente del Cts Unaga Mimmo Vita, l’ incontro ha visto, tra gli altri, gli interventi del Presidente dell’Unione dei giornalisti agroalimentari Roberto Zalambani, del Direttore de L’Informatore Agrario Antonio Boschetti, del Presidente di ARGAV Fabrizio Stelluto.
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Il Presidente Alessandro Malavolti e il Direttore Generale di Federunacoma Simona Rapastella rispondono alle domande dei giornalisti
Il nuovo corso annunciato dalla Commissione Europea per la riduzione dell’impatto ambientale delle attività economiche rischia di penalizzare l’agricoltura, che già teme la riduzione dei fondi destinati alla PAC. I moderni macchinari agricoli sono un presidio per l’ambiente ma occorrono anche le competenze scolastiche e professionali per saperli impiegare efficacemente. Lo ha affermato Alessandro MalavoltiPresidente di Federunacoma il 29 gennaio 2020 a Verona nel corso di una affollata conferenza stampa nell’ ambito di Fieragricola.
L’ Unaga era rappresentata dal Presidente Roberto Zalambani, che ha posto la questione dello sviluppo delle tecnologie per il verde urbano, dal Presidente del Comitato Scientifico Mimmo Vita e dal componente della Segreteria Fabrizio Salce Parisotto.
Presenti anche i colleghi e le colleghe di Agrilinea e di Tam Tam Video pro. Sostegno al rinnovo del parco macchine, migliore gestione dei PSR e tempistiche differenziate tra macchine agricole e automotive nell’applicazione delle normative comunitarie: sono questi i punti chiave per una politica della meccanizzazione agricola sostenuti da FederUnacoma. A questi punti, che la Federazione dei costruttori italiani ha già posto all’attenzione delle autorità politiche in sede nazionale e comunitaria, si aggiungono due ulteriori elementi che rispondono a nuove emergenze, quelle rappresentate del “Green Deal” europeo, e dallo stato della ricerca e dell’istruzione e formazione professionale in tema di meccanizzazione agricola. In questa prospettiva FederUnacoma ha promosso il 22 e 23 gennaio scorsi, a Bruxelles, un evento seminariale insieme con un incontro con gli europarlamentari italiani e un’audizione in Parlamento. Il vasto progetto di riconversione dell’economia europea verso i paradigmi della green economy e dell’economia circolare – annunciato dalla nuova Commissione – può infatti rappresentare per il settore agricolo nello stesso tempo un’opportunità ed una minaccia. La meccanizzazione agricola, con le innovazioni tecnologiche sviluppate in questi anni, ha permesso una drastica riduzione nell’uso di pesticidi e fertilizzanti e significativi risparmi di acqua e risorse naturali, e questo ruolo – sostiene FederUnacoma – deve esserle riconosciuto. “Se il settore primario viene interpretato come elemento cardine di ogni politica ambientale, allora la svolta “green” può portare l’agricoltura al centro dell’agenda politica, e il nuovo corso non finirà per sottrarre fondi alla PAC”. L’evoluzione dell’agricoltura verso tecnologie 4.0 e criteri di maggiore sostenibilità necessita però di un forte investimento in termini di istruzione scolastica e formazione professionale.
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